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L'Egitto e il destino dell'uomo - Marco Pucciarini

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Alla radice della complessa religione funeraria egiziana1 vi è la particolare idea che gli Egiziani ebbero sui rapporti esistenti fra la vita e la morte. Protesi verso il godimento della vita, non riescono a concepire la morte come una “negatività” e sono portati a escludere la possibilità di una estinzione completa dell’uomo con la morte. Il Gardiner (EnRE. VIII, 20) mette chiaramente a fuoco questa particolare attitudine mentale ed esistenziale dell’uomo egiziano, così poco accessibile per noi e assai lontana dalla moderna mentalità: “La vita e la morte – scrive – sono fatti da sempre impostisi alla nostra osservazione. Tuttavia la morte è una falsità giacché non siamo mai riusciti ad accettarla come vera di noi medesimi, e, inoltre, perché non ammetteremmo mai che essa possa essere vera nei riguardi di noi stessi. 

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LA TERAPEUTICA DI KREMMERZ FUNZIONA ANCORA? - Thread originale 2012-13 - Parte seconda

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a cura di Orpheus

 

Sam. (12/9) - CITAZIONE: Kremmerz deve essere condannato come iniziato, maestro ed alchimista non solo per le pratiche non egizie ed evidentemente inventate di sana pianta del suo ordine pseudoegizio (mai una menzione ad un geroglifico, all'alchimia egizia dei testi delle piramidi, mai una menzione al Ba all'Akh ed ai Neteru). 

CITAZIONE: Signori questa era la myriam (Il barone era stato pescato in ambienti miriamici) e l'ordine egizio osirideo, degli anni del kremmerz, splendidi paraventi e specchietti per le allodole, senza alcuna valenza iniziatica creati dal kremmerz per pescare ricchi gonzi tra appassionati di occultismo da spennare contro la promessa di immortalità e realizzazione alchimica superiore.

Se un giorno dovesse rinascere, siamo sicuri ti chiederà di essere ammesso al tuo ordine D&G, così gli mostrerai la vera alchimia egizia e che poteri si acquisiscono davvero con un separando!

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Una lettera di Leone Caetani del 1934 - a cura di Orpheus

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Giorgio Levi Della Vida nel suo libro “Fantasmi ritrovati”, su Leone Caetani scrive:

“(…) Mi rimane fitto nella mente, e mi stringe il cuore con un empito di tenerezza e insieme di amaro compianto, il ricordo di uno dei miei ultimi incontri con lui: dai quartieri alti di Roma, dove avevo ripreso a risiedere, ero sceso al centro, e avevo condotto con me la seconda delle mie figliole, che non avrà avuto allora più di tre o quattro anni. Sotto i portici della galleria di Piazza Colonna m’imbattei in don Leone. Fermatosi a salutarmi, cominciò a vezzeggiare la piccina e a farle un mondo di carezza; e poi, con quel piglio brusco e quel tono di voce con cui, tanti anni prima, mi aveva confidato la sua invidia per Bissolati: ‘Non è vero’ disse ‘che si sentiamo più attaccati alle figliole che ai figlioli? Le sentiamo più vicine a noi, più nostre, non le pare?’ 

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I misteri della cattedrale di Chartres - Stefano Mayorca

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La Regina del Sacro Archetipo Femmineo

La Rosa dei sensi

La cattedrale, opera dai muliebri aspetti, incorpora in sé una valenza femminea e pur essendo il risultato di una unità che fonde assieme le due polarità maschili e femminili, la sua prevalenza è connessa con le energie del Femminino Sacro, con la Grande Madre. Non a caso questi luoghi di culto sorgono sopra antichissimi santuari dedicati alla donna archetipa-primordiale, la Dea-Mater, simbolo di Gea, la Terra. I riferimenti a Iside sono palesi e a conferma di ciò Fulcanelli scrive ne Il Mistero delle Cattedrali: 

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