Alla radice della complessa religione funeraria egiziana1 vi è la particolare idea che gli Egiziani ebbero sui rapporti esistenti fra la vita e la morte. Protesi verso il godimento della vita, non riescono a concepire la morte come una “negatività” e sono portati a escludere la possibilità di una estinzione completa dell’uomo con la morte. Il Gardiner (EnRE. VIII, 20) mette chiaramente a fuoco questa particolare attitudine mentale ed esistenziale dell’uomo egiziano, così poco accessibile per noi e assai lontana dalla moderna mentalità: “La vita e la morte – scrive – sono fatti da sempre impostisi alla nostra osservazione. Tuttavia la morte è una falsità giacché non siamo mai riusciti ad accettarla come vera di noi medesimi, e, inoltre, perché non ammetteremmo mai che essa possa essere vera nei riguardi di noi stessi.