In occasione dell’uscita della seconda edizione del volume “La Chiave della Sapienza ermetica” vol. 2, di R. Donato, pubblichiamo alcune pagine tratte dalla voce “Myriam” del libro.

QUATTORDICESIMO PUNTO: Nostra intenzione in questo secondo e terzo tomo del libro è iniziare a scrivere e parlare solo di scienze iniziatiche. In questi lunghissimi anni, ci siamo sempre tenuti lontanissimi da questo ululare di mastini, respingendo tutte le polemiche, perché non abbiamo tempo da perdere e perché ci interessa solo la Sapienza Arcana. Siamo però costretti, turandoci il naso, a fornire chiarimenti, che dobbiamo dare per le azioni indegne e false che abbiamo letto sullo Hierophante N.R. Ottaviano e su presunti e immaginari archivi.

Se prima, dunque, non si vede cosa sono gli autentici manoscritti, i Libri Sacri e cosa contengono, i veri Sacrari occulti sempre Arcani e silenziosi, se prima non si dà la vera interpretazione, ogni altra discussione è erronea e prematura. Ed ecco le oscenità che non hanno simili, i libri, i documenti, le fotocopie; le riviste che contengono notizie e interpretazioni su Leone Caetani e i suoi Hierophanti dovrebbero essere bruciati.

Entrando quindi risolutamente nell’argomento di scritti ermetici ed ermeneutici, diremo tutto ciò che conviene dire. Partiamo da una constatazione di fatto: le profanazioni, le volgarizzazioni ci sono sempre state, i Maestri sono stati e vengono continuamente offesi. Ma oggi abbiamo toccato il punto più basso della scala zoologica. Abbiamo visto nel corso di lunghi anni questi lupi travestiti da agnelli, che bramavano fino alla spasimo per infiltrarsi, per rubare, rapire, profanare e distruggere, facendo leva sulla dabbenaggine, sulla vanità e sulla loquacità dei meno provveduti e avveduti. Abbiamo assistito alla divulgazione del Corpus falso da parte di poveri beoti che non sanno distinguere un testo sacro da una sua plateale contraffazione. Poi un mastino “vicentino” con turbe sessuali, ha creato una prosecuzione lasciva e abominevole con il “Porcus”, che è parto di infinita ignoranza e allucinata fantasia e fanatismo religioso, avendolo interpretato  con l’idea fissa larvale, perversa sessuale e maniacale dell’autore. Nell’Antica Roma a questi squallidi personaggi avrebbero tagliato la lingua come a Valerio Sorano, che accennò qualche parola sulla “Roma Arcana”.  I nostri sono stati colpiti con la follia pura, che non ha confine di una sola esistenza terrena, ma di una lunga serie di esistenze in cui tutto si paga, tutto si rimborsa, dal primo all’ultimo fallo.

Ora, controvoglia ma necessariamente, scendiamo di livello: le vulgate, cioè divulgate dal volgo. La gazza è un uccello ladro, si adira, va in escandescenza, borbotta iratamente, cinguetta oscenità. Dalla gazza ladra presero nome i cinguettii gazzettieri ladri, che si rubano l’uno con l’altro le piccole notizie, gli articoli e, miseramente avendo la mente ladra, riportano le cose grammaticalmente. Noi, sorridendo degli striduli versi della solita gazzettiera che parla, che scrive, che rapina, che giudica, che chiacchiera con parole plebee, maldicente, prezzolata, cacosofa, ignorante, volgare, folle. Ora, demoliamo tutte le frottole scritte da lei e da altri gazzettieri fabbricatori di Arcani e Grandi Arcani.

Mira un poco, o Lettore, che cosa è mai l’infelice grammatico, come si fa guidare dalla grammatica popolesca a cadere nel porcile volgare, mentre il parlare sacro è tutt’altro. Veniamo a fornire inequivocabili documenti provenienti dal vero “Archivio Lebano”, quale sintesi definitiva e conclusiva dell’Epopta N.R. Ottaviano.

La presunzione e la protervia, la menzogna e l’odio verso la Tradizione Iniziatica, ma soprattutto la paranoia delirante che circonda oggi l’opera, il Magistero e l’Apostolato di Verità dei Maestri. Abbiamo nausea di queste misere cornici di documenti inutili: fotocopie oscurate, carte squallide, che ci inducono a doverosi e necessari definitivi chiarimenti. Il Maestro Kremmerz consegna iniziaticamente al fedele discepolo, di lunghissimi anni, “Iesboam”, carte e manoscritti della Scuola di Myriam, oggetti rituali, insieme a regolamenti, carte, lettere, rubriche, manoscritti da pubblicare, storia della “Fratellanza di Myriam”, appunti sulle varie Accademie Myriamiche, appunti sui Maestri delle varie scuole, ecc… E manoscritti operativi dei suoi Hierophanti, sotto il patto di custodirli. Molto viene taciuto sugli Hierophanti Maestri dello stesso Kremmerz. Molti di questi insegnamenti, secondo il grado iniziatico di “Iesboam” Maestro di Myriam, vengono trascritti e interpretati dallo stesso in “note magistrali”. La parte riservatissima e segretissima doveva essere restituita al Maestro Kremmerz.

Nonostante le sollecitudini, le lettere del 10 luglio 1921 e del 3 febbraio 1922, nelle quali il Maestro, alla morte di Galleani scrisse al figlio Armando: «Sceglieremo i manoscritti che son di papà e quelli che si devono restituire all’Ordine. Custodisci tutto e separatamente chiuso, perché verrò… e faremo la scelta insieme e ritirerò i soli manoscritti dell’Ordine…. e i suoi manoscritti da pubblicare te li lascerò fino a quando avremo trovato il modo di pubblicarli, con una certa utilità. Il figlio di “Iesboam” Armando, indegnamente, non restituì mai questi documenti, facendo un torto al padre e al Maestro. Il tutto fu messo in una cantina e trovato dopo lunghissimi anni da una “dama di compagnia” della nipote di Galleani, la quale ha lasciato testimonianza dettagliata di tutti gli avvenimenti a più persone. Sempre turandoci il naso, tralasciamo il seguito, infinitamente squallido: minacce telefoniche all’ingenua donna che trovò questi documenti, insulti, magia nera allo scopo di portare alla rovina la nemica che conosceva la “verità”, minacce di fatture, continue lettere in cui si ordinava di restituire tutto, secondo ortodossia, naturalmente “all’unica scuola regolare”.

Noi che assieme ad altri conosciamo la verità, diciamo con assoluta certezza che alla “gazza” andarono solo pochi frammenti, di marginale importanza, mentre i plichi di manoscritti operativi dell’Ordine Egizio, i Libri Pontificali dei Maestri di Kremmerz non le furono mai consegnati. Ecco perché fra tanti squallidi quesiti, non vediamo uno, diciamo uno, riguardante un manoscritto operativo completo. Il tutto andò in un’altra direzione, nelle mani giuste e degne, così come decretato dal Fato, così è sempre stato e sarà in Eterno. È importante sottolineare che Galleani, pur essendo discepolo di Kremmerz, non sapeva e non doveva avere alcun contatto con le Gerarchie del Sinedrio, se non attraverso il suo iniziatore e quindi sconosceva completamente l’Epopta N. R. Ottaviano, ma conosceva R. P. Ottaviano in quanto anche lui Maestro di Myriam.  Nei regolamenti del Corpus, Art. 16, si dice: «Tra fratelli non sono permesse investigazioni sull’Ordine dei Maestri dirigenti il Sinedrio stesso, l’Ordine e la sua costituzione materiale, fino allo sviluppo dell’Ibi individuale, che corona l’opera del neofita apprendista per farlo incontrare nella comunione dei Maestri e Grandi Maestri del Rito Egiziano, unica sovrana forma collettiva che perpetua attraverso i secoli la Scienza Ieratica degli Dei Occulti e palesi». Peraltro, leggiamo nei documenti del Kremmerz, lettera del 12.10.1916: «la corrispondenza deve essere intestata al Maestro R. P. Ottaviano; e la corrispondenza deve essere diretta a uno della terna da me proposta: Jesboama, Cajetel e Benno; sapranno poi chi è il prescelto”. Lettera del Galleani dell’ottobre 1916: «Il Maestro R.P. Ottaviano è incaricato di ricevere tutta la corrispondenza scientifica per incisi degli allievi già del M.Kr. e ciò per mezzo (durante la guerra) di un fratello che verrà scelto nella proposta dal K. stesso». Alla luce di tutto ciò, non ci stupiamo affatto di non leggere l’ulteriore annotazione che compare negli appunti di Galleani. «Nel 1919, Ottaviano fu nominato Segr.Gen. dell’Ordine e portò tutto l’archivio dell’Ordine prima a Malta e poi a New York dove ora egli abita». Ed ecco dove nasce, cresce e si alimenta la confusione e gli errori della varie biografie sui Maestri, ed ecco le favole. L’enorme confusione parte proprio da Luciano Galleani, i suoi appunti, “note magistrali” da colloqui con il Kremmerz sull’identità dei superiori Maestri, sui quali doveva iniziaticamente tacere e che furono male interpretati. Era un modo del “Iesboam” di mettere ordine nella facile confusione tra nomi propri e pseudonimi di persone con cui aveva indirettamente a che fare. Ed ecco la confusione tra i Maestri dell’Ordine della Scuola di Myriam, di cui era a conoscenza, con accenni, peraltro errati, di personaggi che sconosceva completamente. Nostra convinzione, basata su reali documenti, è che tutto sia stato interpretato con un misticismo bassissimo, fideistico, emotivo, fantasioso.

Con questa doverosa premessa, che chiarisce le posizioni di chi scrive nei riguardi di Ordini, capitoli occulti, superiori incogniti, barbe inequivocabili che compaiono e scompaiono, misteriosi personaggi sempre vestiti di nero, semoventi casse e bauli, valigie colme di documenti e magiche rituarie saltellanti da un continente all’altro; noi affermiamo e ribadiamo ancora una volta che il Sacrario del Sinedrio rimase nella Terra Italica, la Casa del Nume. Ora passiamo a considerare i fatti, quelli veri, togliendo finalmente il velo della fantasia e la pece di un bassissimo misticismo. Nei documenti dell’archivio, leggiamo il nome dell’ingegnere Ottaviano Koch (nome e cognome), la confusione continua con R.P. Ottaviano, poi N.A. Ottaviano. Mai si legge N.R. Ottaviano jeronimo iniziatico, né Leone Caetani, in quanto Epopta del Sinedrio e quindi totalmente sconosciuto a”Iesboam”, Maestro di Myriam. Chiariamo definitivamente questa matassa dell’imbroglio: Ottaviano Koch è il proprietario della casa in cui alberga l’Accademia Virgiliana; nel 1916 è Maestro della Scuola di “Myriam”, nel 1919 R.P. Ottaviano fu nominato Segretario Generale dell’Ordine Egizio della Scuola del Kremmerz. Leggiamo il Commentarium, “Gnosticismo e Iniziazione”: «Unico forse tra voi che non sono iscritto alla Fratellanza», «Su tale argomento sono perfettamente in disaccordo col Dott. Kremmerz», ‹‹In materia parteggio per l’assolutismo più completo e per questo mi asterrò più oltre di scrivere in questa rivista››. Nella “Divinazione Pantèa”, N.R.Ottaviano scrive: “Per concludere riporto per chi ne abbia curiosità di pratica la forma talismanica per la conquista o l’esercizio della intelligenza del linguaggio Pantèo, preso dal secondo libro di Mamo Rosar Amru, Pontefice, libro tradizionale delle antiche iniziazioni della Magna Grecia”. “…Aggiungendo che il Carme 25° dell’Oratorio di Izar che comincia: RÂ CÂLIM ADIÂNTA, recitato tre volte all’ora di meriggio, aggiunge rapidità maggiore alla esplicazione delle forze talismaniche”. Quindi è chiaro che chi scrive, non appartiene alla Fratellanza di Myriam, dal tono perentorio si evince l’autorità Hierophantica di un componente del Gran Consiglio del Sinedrio, N.R. Ottaviano – Leone Caetani, successivamente Ekatlo-Ecaton-Ep-Ops e poi sommo Hierophante Pontefice Ekatlo-Ecaton. Ed ecco la custodia dei Libri Pontificali di Mamo Rosar Amru e di Izar Bne Escur. Non possiamo tacere, ripetendo che: la catena dei grammatici, come quella dei ciechi, caduto il primo in un fosso, tutti precipitano l’uno dopo l’altro, essi non fanno altro che copiarsi l’un l’altro.

Cieco che ciechi duci, sempre accade, che tutta la catena al fosso cade.

Per aumentare la confusione, ci vengono presentati “inequivocabili documenti di archivio” con i quali si sostiene infondata l’identificazione di N.R. Ottaviano col principe romano, dovendosi in omaggio alla verità attribuire tale jeronimo al suddetto ingegnere. Si riporta che R.P. Ottaviano sarebbe venuto da Pisa, dove era conosciuto come “il biondo di Pisa”. Si fa rilevare poi, da tali documenti, che il personaggio Koch nell’ottobre 1910 era a Scurcola Marsicana a villeggiare e che nel 1919 lasciava l’Italia per raggiungere  prima Malta e poi New York, dove fissava la propria abitazione (naturalmente portandosi dietro il suo baule pieno di segretissimi documenti dell’Ordine Egizio).

Riordiniamo noi i fatti: è da precisare che l’ingegnere romano (e non pisano) Ottaviano Koch, fratello minore del più noto Gaetano, aveva sempre lavorato nella capitale, dove morirà nel 1938. Ottaviano Koch non ha mai lasciato l’Italia, lavorò sempre a Roma, anche dopo la morte del fratello. La famiglia Koch non ha mai avuto rapporti con l’Abruzzo, né per lavoro né per vacanza, né tanto meno con il paese di Scurcola Marsicana. Se tutti questi indizi non bastassero ancora a chiudere la vexata quaestio, trovammo in un archivio più occulto e completo i carteggi tra Leone Caetani e il suo Maestro Giustiniano Lebano, documenti preziosissimi riservati tra Ottaviano e Sairitis-Hus, ed infine tra Ekatlo-Ecaton e Sairitis-Hus, che sigillano ieraticamente questa controversa faccenda. Mettendo anche a tacere con l’uncino al naso il “Pontefice Romano Siciliano PPPagano” e il Grande Maestro Apollineo che, con la catena al collo, ha pronunciato la pontificale “ragliata d’asino”, parlando grammaticalmente e geograficamente dell’Egitto e del suo Ermetismo, ma sconoscendo il valore Arcano dell’Urbe di Roma e della Palepoli. Così l’esordio di queste pericolosissime macchiette, anche loro con “Archivio caco-romano”e dove non sono arrivati con le fotocopie, sono arrivati con la loro cieca superbia e personalità. Avete parlato e scritto senza preparazione e siete entrati nell’argomento con scienze grammaticali ed ecco le approssimazioni, gli errori, le dissacrazioni. Occorre liberarsi dalla maestrite, dall’ignoranza, dall’egoismo e dall’orgoglio che vi vollero conservare bestie. Ma la cosa infinitamente squallida sulla vicenda, e sui manoscritti attribuiti ad Ottaviano è che abbiamo fatto fare due perizie grafologiche per chiarire i nostri sospetti. Il responso è stato chiarissimo: sono totalmente falsi. I due “grandi pataccari”, il “paggetto toscano” e il “puparo napoletano” hanno colpito ancora.

Per farti conoscere, o benigno lettore, a quale stato di miseria e di imbecillità è ridotto lo stato dell’attuale letteratura grammaticale barbarizzata e pregiudicata nelle sue dottrine, dedichiamo al “Pontefice  Romano Siciliano PPPagano” questo dialogo alla platonica, alla “taverna dei carciofi” del Geronta Domenico Bocchini. State a sentire: “Eravamo in una farmacia riuniti vari giovani, si parlava del Geronta, alcuni bene, altri male. Tra quelli che lo difendevano vi era un professore gazzettiere, giullare dei grammatici, che ha parlato e scritto sempre cose oscene, per vanità, superbia, personalità, avvezzo a farsi un nome, ciurlando da sempre con maldicenza tenebrosa, disprezzando tutto e tutti, sempre schiamazzando scurrili parole con prosopopea, perché crede di essere un sapiente, dicendo sempre delle cose scellerate che ci hanno fatto ridere. Entrò il Geronta e sentì il professore parlare bene di lui. Allora il Geronta andò su tutte le furie gridando: fate che quella lingua dolosa taccia e che non parli di me più! Dicendo: Questo gazzettiere ha sempre cangiato il bianco in nero, il nero in bianco. Le virtù le ha trasformate in vizio e ha dato sempre incenso all’ignoranza ed ai vizi secondo le sue passioni, non secondo le virtù, mancando di Scienze Sacre ha detto sempre scemenze, non ha mai parlato il Gentile ma il Vernacolo. Per intendere le Dottrine, ci vuole durissima e lunghissima pratica operativa e poi intuire col dono di Mercurio la Intelligenza Sottile e non puttaglia di chi pensa da bambinone, che nella testa tiene poca crusca e di voci si ingarbuglia. Noi ne fummo sorpresi ed io, che sono di natura curioso, chiesi del perché era così irato contro quel Signore, che lo lodava. Il Geronta mi rispose: Curiosello mio, io conosco questo signore da che era giovane, ora è un vecchio pasticcione, e l’ho ritenuto uno stolto gazzettiere, sempre osceno, avvezzo a farsi un nome per vanità calpestando e disprezzando sempre tutti, sempre schiamazzando scurrili parole, con prosopopea, poiché pensa di essere sapiente. Ma sei sempre stato un Mamozo, con grande corpo ma testa piccolissima, mancante di ingegno e quindi solo suscettivo di cerimonie e di calunnie e vituperatore delle opere altrui. L’ignoranza dei mali è il male peggiore. Noi gli abbiamo sempre detto: “Ozioso procedi oltre”. E siccome le lodi degli stolti sono insulti e vituperi, concludo dicendo che è meglio continuare a parlare male di me, perché è chiara la voce del maldicente quando è se stessa, ma fa maggiore danno quando questa cessa di criticare per lodare ciò che non conosce”.

Taci e impara. Era di spavento! Era funesta! I barbari e il volgo più barbaro degli stessi barbari. Plebe feroce ed ignorante. Grammatici, dovete capire una volta per sempre che le dottrine non furono scritte  per essere da voi intese.

Chiudiamo questa parentesi: una grammatica stolta, si sa, produce solo sciocchezze; invece di tacere ed apprendere, per riscattarsi dal baratro di ignoranza e menzogne in cui si trova, una grammatica stolta ci vorrebbe ammaestrare “in omaggio alla verità”, proposizione più stupida che temeraria. Devi solo piangere la pochezza del tuo intelletto alla deriva. Non hai nulla dimostrato, né hai nulla da dimostrare, né puoi nulla dimostrare. Quale autorità può ricavarsi da interpretazioni false ed erronee? Noi le consiglieremmo di restaurarsi il cervello, ma tant’è che, pietosamente e penosamente, “osserviamo tutta la fragilità concettuale oltre alle incongruenze” dei suoi “fumetti”, nei quali si intrecciano falsità storiche, malafede, superbia, vanità, delirio egoico, simili nature di esclusività magistrale, attacco ai Maestri e soprattutto… totale ignoranza. Note marginali banali, usate ad hoc, demenza senile o, nella migliore delle ipotesi, l’incapacità di riuscire a comprendere nulla, essendo all’oscuro di tutto.

Aprite gli occhi e le orecchie e poi decidete. Gli scritti di Domenico Bocchini, Giustiniano Lebano, Izar-Bne-Escur, Giuliano Kremmerz, N.R.Ottaviano, valgono solo per sentirsene il bisbiglio nelle dizioni, piuttosto che per comprendere i vocaboli, che tutelano le scienze fra gli Arcani. Dovete accettare questo, perché le stesse non saranno mai capite dal volgo. Ne sentiranno solo quei pochi che intuiranno la Scienza della Ideografia Divina. Nella Scienza vi sono due miniere: una di piombo e l’altro di oro. Voi appartenete a quella di piombo e non conoscete l’argilla della miniera aurea. Statevene fra le miniere di piombo ed è difficile oramai che potete uscire dalle miniere dei grammatici volgari. Il latte di Amaltea era candito, puro, era il fulgore della luce. Voi cacosofi, non potete parlare delle opere dei Maestri. Esse sono coordinate come la macchina di un orologio. E fino a che tutte le parte staccate non sono riannodate tra loro è stoltezza parlare se l’orologio è perfetto. Noi scriviamo per i sapienti e se la vostra disgrazia è non conoscere altri linguaggi, perché non avete studiato, e quindi non avete capito, tocca a voi piangere la vostra ignoranza ed a noi di riderne. Un motto antico recita: ne sutor supra crepidam, e a tutti quei ciabattini italici, assurti dopo la morte del Maestro Kremmerz a Papazzi, alle Papazze, ai Pontefici Egizi Osiridei, che oggi dogmatizzano di ermetismo e di una cultura tradizionale profana “che, ovviamente, attesi i limiti, non può andare oltre la scarpa”.

Ora, chiudiamo invece definitivamente la favola dei due archivi trasmessi occultamente alla “Matrioska”: 1° Archivio: dopo la dipartita dell’ultimo preside di una nota accademia, questa è da ritenersi estinta a tutti gli effetti, cessando ogni sua forma di esistenza, per la impossibilità di una regolare successione. Riteniamo inutile analizzare le espressioni di comodo adottate all’occorrenza su detto argomento, per giustificare, far credere e intendere al grosso pubblico, ignaro delle astuzie e macchinazioni operate e rivolte a fini egoistici ammantati di pure idealità, una inesistente regolare continuità, avallata da una ridicola, fallace, invenzione di una presunta Del+Gen+, per incanto, sortita subito il decesso del Preside!!!

Ma vediamo adesso a quante nefandezze si è abbandonata: noi le togliamo la maschera, mostrandone le falsità.

1) Alla morte del Preside, presente la moglie, povera vecchia di 85 anni, si è intrufolata come una ladra e con avidità e sveltezza le ha rubato tutto ciò che c’era da rubare, sotto gli occhi di questa ingenua donna, approfittando del suo stato d’essere, inebetita e quasi assente per il grande dolore.

2) Si è letteralmente inventata tutto, trasmissioni ricevute con ordini avuti dall’alto, nome iniziatico, investiture create per vanagloria, carte intestate, timbri, delegazione generale occulta che sancisce il passaggio dei poteri con un mandato che rimane occulto, fino alla potentissima trasmissione della “sindone” del Maestro, bandiera da issare nell’unica sede autorizzata e legittima, s’intende. Si è inventata il titolo del nuovo Del+Gen+, ovvero altra menzogna necessaria per trasmettere il tutto a se stessa e gestirne così il “potere” che ne sarebbe derivato. Poi, farsa nella farsa, con un gioco di prestigio, si presenta il “vero” Del+Gen+ che le ordina di restituire tutto il materiale di cui si è indebitamente appropriata. Viene radiata, tramite l’interdizione punitiva, per altissimo tradimento. Il tutto firmato con calligrafia da asilo infantile. Anche quest’ultima lettera totalmente falsa.

3) Chiunque degli iscritti abbia compreso il trucco e cercato di smascherarla è stato messo nelle condizioni di dimettersi ed alcuni sono stati espulsi sotto vari pretesti. Con illazioni arbitrarie, seminando discordie, divisioni e disarmonie, generando e creando infausti frutti lesivi della stessa dignità di chi, per personale iniziativa, effonde ed attua le azioni.

Ha distrutto l’immagine della Scuola, ha calunniato i fratelli e le sorelle. Con la sua malvagità, ha chiuso le Accademie e poi ha raccontato menzogne per nascondere il proprio comportamento miserabile. Ma la cosa gravissima, ha deluso e tradito il suo Maestro Iniziatore con un comportamento indegno. Ha spogliato tutto ciò che doveva restare in casa del suo maestro e ha rinnegato il patto. È stata capace di aumentare l’insostenibile dolore di una fragile vecchia finché è rimasta in vita. Ma tutto ritorna e si paga “nella ragione, nelle loro cose, nella loro pace talché non troveranno pace né in questa né nella vita successiva riposo, fino a quando non avranno riparato al fallo commesso”. E pace non ha più avuto.

Con queste indegnità umane, troppo umane, come oggi possiamo constatare, si sono verificate le letali conseguenze dei fallimenti della scuola dalla morte del Maestro. Le cause sono anche da ricercarsi negli ostacoli prodotti negli stessi Ordini, scuole ermetiche, massoniche, gruppi tradizionalisti romani, Scholae pitagoriche, ecc… Non riconoscimenti legittimi, ma scismi, deviazioni ideologiche, scimmiottature, sgretolamenti per disciolta gerarchia dirigente, inesistente presenza di uno Hierophante legittimo Maestro iniziatore, egoistica  e viziosa eredità di successione, che in sé racchiude sempre il germe distruttivo dell’opera edificata; dissociazioni e disgregazioni, che spesso trovano la loro precisa ragione d’essere nelle prevaricazioni, nella insufficiente e incompleta pratica operativa Arcana, nella sua alterazione, o nell’interpretazione deviata e filtrata dal senso volgare e non trasmessa secondo i canoni della genuina tradizione iniziatica.

I prevaricatori, profanatori della Sacra Arte, che si atteggiano a Maestri e Maestre, a Hierophanti, Pontefici e Papesse, che nella loro incoscienza, indirizzano gli incauti neofiti al volo verso illusori ed irreali lidi di una Arcana terra aurifera, per poi vederli imputridire nella morte dell’anima, per i loro misfatti subiranno prima o poi la condanna del loro interiore Minosse, che giudicherà, con pesi e misure della Sovrana giustizia della Legge, l’insano e deplorevole mal operato. “Tu non sai quello che la tarda sera ti porterà. Quindi, non fidarti della fortuna presente e datti pensiero dei casi futuri”.

Conclusione: l’archivio “occulto” di quel “preside”, non fu ceduto ad alcuno o alcuna; né il personale carteggio e i riservati documenti rapportati e riferiti alla Delegazione Generale.

Ora passiamo all’altra favola, cioè al secondo archivio. Dopo gli esordi magistrali sui “nobili di augusta stirpe romana” con nonni austriaci, ci è stato fatto sapere di un altro archivio, anche questo segretissimo e arcanissimo: con il pataccaro sempre presente, con la trasmutazione del falso della fotocopia antichizzata, alla maniera di quesiti e note documentate come cruciverba, ci ha mostrato l’altissimo magistero delle “Ragliate d’Asino”. La sorte dei somari è di non migliorare mai di talento, né di fortuna. In conseguenza, leggeranno mille volte i libri, ma non comprenderanno mai ciò che contengono. Queste alte scienze hanno bisogno di studio e di comprensione, e sveltezza di ingegno. Si è alzata ancora una volta in volo, senza avere le ali, non misurando le sue forze, quindi ha parlato senza preparazione ed entrando anche in questo secondo Archivio, senza porre un freno alla ruspante fantasia. Noi sappiamo con certezza che di questo secondo Archivio le sono arrivati piccoli e insignificanti brandelli, di storia minima della Fratellanza... Il patrimonio completo dei testi sacri dei Maestri è stato trasmesso a mani pure e degne. Quei brandelli di cui fa mostra di essere a conoscenza sono una piccolissima goccia d’acqua nell’immenso oceano degli scritti sapienziali. Per legge di giustizia assoluta “Le cose di valore massimo” sono da sempre state custodite da chi col “diritto d’ imporsi”è stato scelto affinché non cadessero in mani profane, impure e malvagie. Sembrerebbe che una mente preveggente abbia previsto la futura marea montante di un pantano astartico, fino all’estremo limite di degrado che avrebbe caratterizzato i nostri giorni. Il pantano di documenti, la vanità di detenere le fotocopie di questo o quel brandello, più o meno consistente ed autentico, più o meno falso o falsificato, delle varie dottrine esoteriche. A parte l’ovvia considerazione di porre in guardia chiunque dalle fotocopie di incerta provenienza, che sono il paradiso dei manipolatori e dei falsari, vale al contrario il principio che nessuna conoscenza iniziatica valida possa essere attinta al di fuori di un preciso contesto sacro e delle sue inviolabili regole, che stabiliscono una sorta di do ut des spirituale. Ma poiché le cattive abitudini attecchiscono più facilmente di quelle buone, è venuta a crearsi una nuova categoria abbastanza ridicola di esoteristi, detti “scambisti”, i quali pretendono inutilmente di supplire alla loro irrimediabile impotenza a percorrere un autentico cammino iniziatico, con l’accaparramento di rarissime e preziosissime… fotocopie. Senza la forza dello spirito non si ottiene nulla. Intanto, il mucchio delle fotocopie cresce senza sosta e con esso la confusione. Al di là di essa, in questa confusa discarica il segreto iniziatico diventa sempre più ermetico, sempre più impenetrabile, come dev’essere ed è. Dopo gli “scambisti”, la nuova moda è la “fotocopia documentata”. All’inizio di ogni libro profano, al centro o alla fine, vi è una infinità di fotocopie, a volte più numerose delle pagine del libro stesso, allungate, allargate, oscurate ingrandite, rimpicciolite, dimezzate, tagliate, incollate, piene d’inchiostro, pagine con una sola frase con interrogativo, con timbri sempre più grandi, certificati medici, note della spesa, pagamenti di bollette, cartoline, lettere, timbri postali, protocolli, lettere con riservati nomi iniziatici, quesiti, elenchi, foto, omissis, frontespizi di libri, potentissimi Grandi Arcani, certificati di nascita dei Maestri, certificati di morte, rubriche, cifre iniziatiche messe a confronto con la dicitura “di cui noi possediamo copia”, sigilli dell’aurea Rosa di Napoli, con la dicitura “molto altro potremmo ancora dire di Kremmerz, ma per il momento ci fermiamo qui”. Cataloghi ragionati dei documenti, grandi dignitari e grandi ufficiali, firme dei Grandi Maestri, Supremi Consigli Massonici, circolari, notiziari, attestati di iniziazioni sempre più solari, decreti di riconoscimenti, comunicati di pentiti ecc. ecc... Questo chiarimento era più che giusto, necessario e doveroso. Procul… Procul esto Prophani!

Per vedere l’attuale stato di grammaticismo, osserviamo che tra infiniti documenti inutili, raramente si documenta qualcosa di vero e di interessante, però con l’osservazione: «Considerata l’elevata diffusione di documenti di dubbia provenienza, attribuiti ad archivi di Maestri della Scuola Partenopea, riportiamo tale carta, mantenendo talune riserve sull’autenticità della stessa». I documenti e le fotocopie preziosissimi elencati sono conservati presso il Fondo Lebano dal più grande pataccaro italiano, dopo la Matrioska. L’enorme confusione sul materiale Lebano e Bocchini parte da questo istrione, pulcinella napoletano, esperto di falsi, falsario ricettatore di professione. La sua iniziazione a “pataccaro” comincia a Villa Lebano; non poteva trovare assolutamente nulla, perché il materiale autenticamente iniziatico era da moltissimi anni rientrato nel Sacrario Arcano del Sinedrio. Questo maghetto, cartomante, macchietta, barzelletta napoletana, comincia a spacciare le sue “invenzioni”, alcune con la sua calligrafia, altre tramite documenti raccattati nell’Archivio Borbonico di Napoli e in biblioteche varie. A ciò si aggiungono le rocambolesche sedute spiritiche, nelle quali si manifestavano presunti Maestri Osiridei, insieme ai noti Principe San Severo - naturalmente la sua reincarnazione -, Cagliostro, Palomba d’Avigliano, Barone Montemeyor, Pietro Coletta, Barone Spedalieri di Catania, Ricciardi di Camaldoli, Felice Piccinini, Pier Silvestro Leopardi, Luigi Dragonetti, Bulwer Lytton, Livio Lambeccari, Ascione, Costantino De Simone Minaci ecc…ecc…ecc….

Visioni e iniziazioni astrali furono da lui raccolte, abbellite, colorite, spurgate e poi divulgate sotto forma di Arcani, diari riservati, istruzioni e operatività dei Maestri, alchimia da laboratorio, frullati iniziatici di tutte le tradizioni. Naturalmente si inventa la solita continuità iniziatica da Lebano, a Gigante, ad Antonio Ariano, a lui. Menzogne, falsificazioni, invenzioni, ignoranza, inattendibilità storica e documentaria ed iniziatica, follia pura. In questi frammenti inconcludenti, in queste scartoffie che non hanno alcuna validità, leggiamo di centinaia di Logge massoniche cui erano stati iniziati Lebano e Bocchini, di circoli “femministi” Enrichetta Caracciolo, di iniziazioni occulte dei Beati Paoli, “da fonti di documenti inediti”, incontri tra Lebano e Izar, quando il primo ha un anno, incontri tra Lebano e Bocchini, quando Bocchini era morto vent’anni prima, trombe, fanfare, carcasse, apparizioni, fantasmi, sparizioni, circo equestre da clown. Con queste patologie da manicomio, ossessionato da visioni di basso psichismo medianico, con idee fisse larvali continue, a conferma della scarsa serietà e dello scarso rigore etico e storico con cui ha condotto tutta la sua vita, egli ha trasmesso notiziuole di questo archivio di spazzatura. È questa la fonte segreta, arcana, sotterranea di questa barzelletta napoletana; è questo il filone sapienziale; è questo il “canale” a cui hanno attinto prima i “pupi siciliani” e poi il Grande Archivio degli Arcani della Sacrestia. Invece di accompagnarlo al manicomio, hanno continuato scrivendo: lo jeronimo di Mamo Rosar Amru si deve condire il tutto con un po’ di sale sophico. Poi, l’esordio con una potentissima ragliata d’asino sul nome iniziatico di Lebano, Fairitis-Hus, poi Sairtis e poi Sairs. Poi veniamo alunnati sullo jeronimo di Bocchini: Nicodemo Occhiboni, sul cappello del Maestro, sui baffi di Lebano, sulla favola che Virginia Bocchini si è data alle fiamme, sull’amante occulta di Lebano, sulla stella gloriosa della rigenerazione, su varie cifre arcane (una assolutamente potentissima della evocazione immortale). Poi, ci trasmettono che Gaetano Pietriccione, padre di Luigi, era intimo con il Lebano, che il Libro delle Stelle e dei Soli è un calendario liturgico segreto, poi naturalmente il Piccolo, Medio e Grande Arcano, il Piccolo e grande Magistero. Ci hanno alunnato sui dodici componenti dell’Ordine Egizio, ripartiti in due circoli interni, rispettivamente di sei elementi proposti al governo di 450 affiliati  di diverse estrazioni sociali. Ed infine, con alto magistero iniziatico, la simpatia verso un personaggio animato da semplice “fede legittimistica” borbonica, certo Antonio Cozzolino detto Pilone, anziché verso il “risorgimentale” e filo-sabaudo, e al tempo stesso Grande Hierophante del Consiglio del Sinedrio Sairitis-Hus. Il cenacolo milanese “pionieri delle patacche” e degli archivi di tutto lo scibile umano, dopo averci alunnato con menzogne, falsità, calunnie, radicata malafede, ignoranti della verità, tirapiedi del mestatore doppiogiochista e amico intimo di Santa Madre Chiesa A.B., dopo avere buttato fango velenoso sul Maestro Kremmerz, si sono pentiti, ormai consapevoli di essere stati manipolati sulla via iniziatica e hanno deciso “coerentemente ed eticamente l’assonnamento definitivo pubblico doveroso e assolutamente consequenziale” del gruppo darwiniano. Il gruppo della “Sacrestia” ancora non si è pentito, ma ha continuato con documenti riservati, protocolli, archivi arcanissimi, ordini osiridei (niente meno delle Due Sicilie). Noi ci chiediamo: a quando la reincarnazione di qualche personaggio borbonico e templare, guelfo e naturalmente sul solco del Nodo Napoletano?

Orribile cataclisma per le scienze dei Gentili. Come  tuonava il saggio Hierophante: era di spavento! Era funesta! I barbari ed il volgo più barbaro degli stessi barbari. Plebe feroce ed ignorante.

Ora, siccome la stoltezza umana è sempre deviazione di rettitudine o sempre indice di un morboso egoismo, che raggiunge la follia o la delinquenza, invece di tacere, si è continuato con questi segretissimi archivi, questa volta della vegliarda “Sibilla”. In questo caso opera un altro grande pataccaro “toscano”, tal “Delasòla”, discepolo della “Matriarca”, già noto falsario, manipolatore di documenti, ladro e ricettatore della compagnia di “Pagliacci demenziali”, ci ha graziosamente alunnato sui misteri e gli arcani della fotocopia antichizzata al thè e al caffè, dei quali ben si intende per mestiere e tradizione famigliare. Da qual pulpito!... In buona compagnia, troviamo il “Grande Pontefice siciliano Pppagano”, anche lui con “archivi da caco romano” non della Roma Senatoriale, ma di quella del caco plebeo da Ulao-Latrar dei cani, con l’altissimo magistero di documenti e informazioni sempre chiarificatrici, della parola potente ultima “non possiamo dire altro, ma sappiamo molte cose”. Questa barzelletta e macchietta siciliana, attraverso un’abile opera di disinformazione e denigrazione culturale e storica, continua ancora alacremente e con sempre più fervore, con la strumentalizzazione ed esclusività di tutto ciò che tocca; espertissimo sulle patacche della “Roma esterna”, ha raccolto nel corso di lunghi anni scartoffie insignificanti su Caetani, Kremmerz, Scuola Pitagorica, Reghini e i suoi grandi amori Evola e il “grande fiorentino” che il pontefice considera “PPagano”, esordendo sempre in ogni rivista con potentissime “ragliate d’asino”. Consiglieremmo, poiché interpreta tutto sempre con un linguaggio grammaticale, di non scrivere più in nessuna rivista, di approfondire gli argomenti che tratta e di vigilare sempre su ciò che scrive. Di abbandonare gli accenti roboanti e aggressivi, ed adottare a loro posto un costume di riflessiva moderazione. Con la sua tracotanza barbara, la sua vanità, con le sue infinite disquisizioni in materia di “pitagorismo-ermetismo-iniziazione”, ancora una volta ci ha rassicurato che non ne conosce il significato autentico. E, quindi, nei suoi infiniti scritti, pone crudamente in luce l’inconsistenza delle sue critiche nuocendo gravemente sia a Kremmerz che Reghini, ponendoli in gravi contraddizioni. Ma di gran lunga più importante, chiudendo definitivamente anche questa favola, è il suo cinguettio profano “sub specie vanitatis”, sugli archivi del “gran fiorentino” dove al solito non ha trovato e non avrebbe potuto trovare, la domanda di iscrizione di Arturo Reghini alla scuola del Kremmerz, presentata poco prima di morire. Quindi, come un potentissimo boomerang tutte le sue critiche, hanno mancato il bersaglio, dignificando l’Epopta Giuliano Kremmerz. “Così vanno onorati i Maestri”, è stato scritto... Il Maestro doveva essere onorato con un dignitosissimo e Aristocratico Silenzio. In fine si è dimostrato carente anche nella difesa di Evola. Riguardo la sua esclusività sulla ricerca “Leone Caetani”, ci ha chiamato a sfida, cosa che non abbiamo potuto accettare.

(Tratto dal secondo vol. dell'opera "La chiave della sapienza ermetica" con il permesso delle Ed. Rebis)

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