I lettori, appartengano o no alla nostra Scuola, non devono rimpiangere il tempo perduto e cerchino di ricavare dalla lettura un profitto reale. Le idee devono trasmutarsi in sangue, vale a dire si devono vivere nella vita quotidiana, diversamente non sono in realtà che fuochi fatui che si dileguano alla prima impressione estranea. Determinando così il fine che vogliamo conseguire, evitiamo il meglio possibile di far sorgere malintesi e di aprire la stura a discussioni di clinica filosofica che sono caratteristiche dei dottrinari e vengono appetite dal pubblico, specialmente nei periodi di crisi della coscienza umana, perpetuamente desiderosa di sapere una buona volta donde si viene, che cosa siamo e dove andiamo, e quindi propensa a sognare sentimentalmente tutte le cose che la seducono. Noi in sostanza non sappiamo che una cosa: siamo così come siamo, possiamo e dobbiamo migliorare, siamo tra noi legati e apparentemente divisi, abbiamo il dovere di far comprendere l'umana solidarietà non come un presupposto mistico e religioso, ma come una legge benefica e utile a tutti.