Oggetto del convegno di studi del 4 dicembre 1982 presso l'Accademia di Storia dell'Arte Sanitaria in Roma.

Avevamo, mesi addietro, salutato con auspicio il Convegno del dicembre dello scorso 1982 presso l'Accademia di Storia dell'Arte Sanitaria in Roma su di un argomento quanto mai ostico e difficile, quale l'Alchimia Ieri e Oggi. Ostico perché la scienza ufficiale alla quale dobbiamo dare atto di coraggio e senso di responsabilità nell' affrontare argomenti che nel linguaggio comune puzzano ancora di zolfo e di magia, con l'intento promettente di promuovere esplorazioni in regioni inesplorate dello scibile umano e snebbiando dalle ancora persistenti miopie frange più retrive delle correnti scientifico-positiviste che considerano degno d'attenzione solo il fenomeno individuale con mezzi da laboratorio. 

Difficile perché, in effetti, mancano elementi di guida sicura in una ricerca che, pur esistita in modo estremamente seria nella storia del pensiero umano, antichissima, antica e pur anche moderna, manca del requisito di chiarezza e quindi di accessibilità, anche per le menti più avanzate. L'incontro, al quale non abbiamo partecipato, ma che ci risulta, anche per la autorevolezza dei nomi che vi hanno contribuito, essersi tenuto ad un livello altissimo per l'apporto di conoscenze vive e di studi seri e documentati, non può non essere considerato un evento di estrema importanza per ricerche più approfondite, oltreché una responsabile presa di coscienza, da parte di una certa élite di studiosi, di un' ansia di approfondimento di temi che, sia pure quale ipotesi di lavoro, non mancheranno di interessare in Italia, come già accade in altri Paesi, una fascia sempre più ampia di acuti ricercatori in un futuro non molto lontano. Abbiamo, però, attentamente letto gli "Atti e Memorie del Convegno", dati alle stampe qualche mese fa ed elegantemente raccolti in un prezioso volumetto di raro pregio e siamo rimasti edificati dalla insigne levatura dei partecipanti che, nelle premesse, hanno peraltro coraggiosamente dichiarato di voler più che tentare un approccio metodologico al pensiero aichimico, indicare un sentiero per un' antica via di conoscenza, pressati dai non trascurabili recenti sviluppi della fisica sub-nucleare. I riferimenti ai pensatori (che non erriamo definendoli padri della storia) sono indicatori della giusta direzione della ricerca. Arnaldo da Villanova, Ruggiero Bacone, Alberto Magno, Tommaso d'Aquino, Cornelio Agrippa, Paracelso, e poi Raimondo Lullo, Campanella, Pico della Mirandola, Giovanni Pontano, Marsilio Ficino, e poi ancora Basilio Valenti no col suo enigmatico V. I.T R.1.0. L. , e la Cabala, l'Albero Sefirotico, la Tavola di Smeraldo di Ermete Trismegisto, le varie forme di induismo ed altre tradizioni orientaliste.

Si è altresì intravista l' alchimia in chiave di medicina alternativa, di omeopatia, di astrologia, di fitoterapia, il tutto sorretto da vasta scorta di cognizioni scientifiche e confortato da imponenti bibliografie. Non vani i riferimenti al DNA per quanto attiene alla sua attitudine a ricevere messaggi prestabiliti che, coartandone la natura, lo rendono potenzialmente dispo-nibile ad ogni pilotaggio, anche, purtroppo, ai più innaturali, ma che in fondo incapsula l'idoneità a recepire l' onda proveniente da un "potenziale intellettivo superiore" in modo che l'uomo collettivo oggi agitantesi su questo pianeta ritrovi la vita per un ulteriore balzo verso la sua eternizzazione. Non vano, diremo altresì, il riferimento all'elisir assimilabile, forse paradossalmente, all'acqua pesante occorrente alla costruzione della bomba atomica. Basilio Valentino, infatti, sosteneva che è col rettificando che invenies occultam lapidem. Abbiamo dunque motivo di ritenere che ulteriori tentativi di focalizzazione dei punti cardine di questa Scienza si attueranno con una metodologia più circostanziata e che le inevitabili fioriture culturali lasceranno maggior spazio ad una Scienza più semplice, unica via per intendere un discorso che è antico ma che non ha collocazioni nel tempo perché è al di fuori del tempo stesso, che a sua volta non è altro che un parto della limitatezza umana. Proiettare, però, gli infiniti corollari di questa Scienza Alchemica su argomentazioni a carattere psicologico è una maniera riduttiva di intendere la Scienza stessa che, come Scienza dell'Essere è viva e reale e mira a cocenti e soprattutto tangibili concretezze. Dalla rilettura degli antichi testi alchemici, dalle deduzioni ricavate col metodo analogico da leggi di natura, alle quali obbedisce tutta la materia viva esistente, compresa quella appartenente ai mondi sottostanti (vegetale e minerale), dal messaggio allegorico trasferito attraverso i tempi dalle varie religioni e da esse pervenutoci pressoché intatto, in quanto, essendosene perduta la chiave, non si è resa fortunatamente possibile la manipolazione, da un tipo di discorso comune agli alchimisti delle epoche remote e che hanno affidato agli scritti i loro pensieri, sia pure in forme diverse, ci è sembrato di aver capito che le mutazioni alle quali la Opus Alchemica si riferisce non siano di natura psicologica ma che consistano, invece, in una mutazione transustanziale (cioè effettivo cambiamento di sostanza) che avviene ipso facto e non in tempi lunghi, come per le mutazioni a carattere psicologico. Sulla efficacia della polvere di proiezione, infatti, gli alchimisti sostengono categoricamente: tempo occorrente, una frazione di secondo, quantità occorrente, infinitesimale. Nella Messa Cristiana, e ciò ci faccia pensare, si accenna, nel mistero della transustanzazione, all'immediato cambiamento del pane in Corpo di Cristo o Corpo Glorioso. E ci sembra, altresì, che il linguaggio metallurgico (non sappiamo fino a che punto preso in prestito con intenti simbolici) di trasmutazione del piombo in oro non debba intendersi solo in senso allegorico perché se l'assunto contenuto nell'assioma del Trismegisto (ciò che è in basso è come ciò che è in alto, e viceversa, per fare il miracolo della cosa unica) è applicabile all'economia di questa Scienza, l'operazione valida per il metallo-uomo è altrettanto valida per qualsivoglia altro metallo. Pur tuttavia il discorso non ci appare poi tanto semplice giacché non vi sarebbero ragioni plausibili perché il tutto sia sempre stato occultato con tanta ostinata attenzione da parte di chi le idee chiare doveva averle. A noi non resta che arrampicarci sui tenui fili di questa intricata ragnatela per dedurre opportunamente, anche se conveniamo con quanti sostengono che l'indagine analitica non è la via più acconcia per intendere ciò che può essere assimilato solo attraverso un fulmineo atto di suprema sintesi. Riteniamo, cioè, che in questa selva di arcani si annidi un Arcano di ben più vasta portata che rappresenta la chiave di volta di un sistema diversamente inconoscibile. E questa chiave deve necessariamente risiedere nell'approfondita conoscenza della struttura, dell'anatomia e della chimica dell'anima umana. L'Alchimia, quindi, come scienza trasmutatrice della sostanza vivente potrà venire metodologicamente intesa e poi tecnicamente applicata da chi, per peso specifico raggiunto, (e qui rientra l'allegoria metallurgica) è in grado di vibrare all'unisono con circuiti evolutivi di frequenza analoga, tenuto conto che il pensiero umano si muove su campi magnetici di diversa natura e quindi suscettibili di intuizioni di diverso grado di intensità. Diversamente, non si spiegherebbe l'organigramma purificativo contenuto in tutte le religioni, diversamente non si spiegherebbe perché l'antica sapienza pitagorica contenuta nei "Versi aurei", trovasi suddivisa in tre parti: una preparazione, una purificazione ed infine una terza parte, cosiddetta unitiva, che non può venire intesa e alla quale non si perviene se non dopo un trionfale lavacro della parte animica o astrale. Questa Alchimia, o chimica arcana, o iperchimica ci appare quindi più che un sistema una intelligenza del sistema, un'applicazione a finalità concrete di una forza che a sua volta è una delle tante espressioni del magnetismo universale, come l'elettricità, la luce, il calore. Magnetismo d'Amore, quello di cui Dante alludeva alla fine delle cantiche e che 44... muove i cieli e le altre stelle". Difficile è per noi intendere questo tipo d' amore sconosciuto e inqualificabile nell'epoca in cui viviamo e da parte di una umanità che conosce solo l'amore fatto di brama e di concupiscenza sul piano fisico e di filantropia sul piano psichico. Eppure i più avveduti fra quelli che ci hanno parlato di alchimia, più che come Scienza, come Arte trasmutatoria ci hanno avvertito, tra le righe, che mai l'umanità conquisterà la sua eternizzazione o, come detto nel linguaggio biblico, l'Albero della Vita; se non saranno celebrate, nello spirito collettivo di una Era Solare, gli sponsali fra Scienza e Amore in un abbraccio indissolubile uguale a quello che avvince i due serpi intorno al caduceo di Mercurio, simbolo di equilibrio perfetto e mirabile armonia degli opposti.

 

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