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Commiato e conclusione di Hahajah – A cura di Orpheus

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Mario Parascandolo (Hahajah) rappresenta uno dei personaggi-chiave della travagliata storia postkremmerziana. Figura controversa egli stesso, ebbe ad accollarsi il ruolo tutt’altro che facile di Segretario prima, Procuratore poi e infine “successore” (scritto tra virgolette perché tale successione mai ufficializzata, è stata nel tempo più volte contestata) di Domenico Lombardi (Benno), altra personalità di rilievo assai discussa e problematica del passato kremmerziano (valga per tutte le polemiche il post che riportiamo al termine dell’articolo), le cui scelte e iniziative si sono fatalmente riverberate sugli sviluppi della Fratellanza di Miriam, dal primo dopoguerra ad oggi. Entrambi saranno affrontati all’interno di un’analisi più ampia che proporremo in futuro.

Ci limitiamo in questa sede a riproporre i due ultimi e poco conosciuti scritti di Hahajah, espressamente redatti per il numero conclusivo della rivista Ibis (dicembre 1950) (*):

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Del Segreto Iniziatico – René Guénon

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Sebbene abbiamo già indicato qual è la natura essenziale del segreto iniziatico[1], dobbiamo portare ulteriori precisazioni in proposito, allo scopo di distinguerlo, senza possibilità di equi­voci, da tutti gli altri generi di segreti più o meno esteriori che s’incontrano nelle molteplici organizzazioni che, per questa ragione, sono dette “segrete” nel senso più generale. Abbiamo detto, infatti, che questa designazione, per noi, significa unicamente che tali organizzazioni pos­siedono un segreto, qualunque ne sia la natura, e anche che, secondo il fine che esse si propon­gono, questo segreto può naturalmente vertere sulle cose più diverse e assumere le forme più svariate; ma, in tutti i casi, qualunque segreto che non sia il segreto propriamente iniziatico ha sempre un carattere convenzionale; con ciò intendiamo dire che non è tale se non in virtù di una convenzione più o meno esplicita, e non per la natura stessa delle cose. 

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L’uso dei Carmi in Magia – G. Kremmerz

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Ogni fratello ascritto alla nostra Scuola rappresenta un numero, un anello della catena, la quale altro non è che la concatenazione di numeri, di più individui. Tale catena diventa terapeutica per volontà ed unicità degli scopi a cui mirano tutti i suoi componenti. Vi sono parecchi metodi per sviluppare se stesso allo scopo di portare l'aiuto richiesto ad un infermo. Uno di questi metodi è il seguente:

"Chi vuole chiamare a sé la corrente terapeutica della catena, deve, anzitutto, comprendere il valore dei cosidetti Carmi. All'uopo diremo che in Magia si usano formule antichissime che sono passate, con la tradizione orale, da generazione a generazione, sotto forma di  scongiuri. Detti scongiuri sono costituiti da brevi cantici, da strofette composte di parole che, deformate dal lungo uso e dalle lunghe tradizioni orali, sono giunte a noi come parole che non appartengono a nessuna lingua. Questi "scongiuri" sono appunto i Carmi di cui parliamo, e sono destinati all'evocazione di forze che sono presso di noi, ossia di forze magnetiche individuali che, si direbbe quasi, allungano i loro tentacoli verso la corrente magnetica della catena alla quale si attaccano.

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Istruzioni per il Discepolo Integrale

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Non più Novizio ma Discepolo. I digiuni devono praticarsi nelle quattro fasi lunari e nelle vigilie dei sabati. Si consigliano a tutti i Discepoli. Prepararsi gradualmente: la prima volta (primo mese), oltre il normale digiuno di Luna Nuova, osservare il digiuno anche nel giorno in cui avviene la fase del Primo Quarto; nel mese successivo, aggiungere a questo la Luna Piena, e nel mese successivo ancora, aggiungere infine l’Ultimo Quarto. La stessa regola vale altresì per i digiuni della vigilia di sabato: iniziare con un digiuno di vigilia di sabato al mese, per poi giungere gradualmente fino a quattro. Iniziare questa fase di digiuni dopo essersi abituato a compiere i digiuni lunari, fino al punto in cui si potranno osservare entrambi contemporaneamente e completi. Nei lunari il digiuno inizia un'ora prima la fase e dura 28 ore: un solo pasto con cibi semplicissimi e possibilmente non cotti (zuppa di latte o pane e acqua o pane e frutta).

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Tradizione massonica, esoterismo e cabala – G. Moggia

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Diversi sono i Riti massonici, come diverso è il numero dei gradi che ciascuno di essi comprende. Il più diffuso e più universalmente conosciuto è il Rito Scozzese Antico ed Accettato in 33 gradi. Poiché le fonti sono comuni, e la storia unica nel suo complesso, qualunque siano i riti che si vogliano prendere in considerazione, trovano le loro corrispondenze ed equivalenze in quello Scozzese. Antico e Nuovo testamento sono stati ampiamente usati nella compilazione dei rituali dei singoli gradi ed i simboli ed i numeri, le parole Sacre e di passo, quasi sempre ebraiche, sono numerose. Una fraseologia convenzionale viene man mano insegnata agli Adepti, sulla base di un simbolismo intelligente e non disdicevole. 

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