Cerc. 86 – 14/1/2013: Il rogo cristiano è un argomento triste. Come diceva Let. si è detto più volte qui sul forum che il fuoco brucia il corpo sottile, ma ci sono alcune incongruenze che sarebbe utile sottolineare. Ad esempio in molti casi il corpo del condannato veniva arso pochi minuti dopo averlo strangolato o impiccato. Dato che l'anima non esce subito dal corpo, è possibile che il danno al corpo sottile sia simile a quando il condannato è svenuto o cosciente mentre brucia vivo. Storicamente la vittima più giovane a morire in questo modo fu una bambina di 4 anni, arsa viva insieme alla famiglia, ma in quel caso fu strangolata prima di appiccare le fiamme. Non era raro un simile trattamento anche quando la vittima era adulta. Mentre ad esempio è storicamente accertato che Giovanna d'Arco, che salì sul rogo a 19 anni, benché non avesse mai praticato magia nera, fu posta su una pira che non le consentiva né la possibilità di perdere conoscenza coi fumi generati dalla legna e dalla paglia, né di venir uccisa dalle picche dei soldati (cosa che fu tentata invano): morì bruciata dopo lunghi minuti di agonia interminabile. Perché questa differenza di trattamento? Posso capire Giordano Bruno condotto al rogo con la lingua serrata con un aggeggio che gli bucava palato e mandibola per non farlo parlare, ma in base a cosa si decideva se un condannato doveva morire coscientemente o venir ucciso prima?