Leggiamo ne L’écho de Paris (n. 5070, 13 aprile 1898):[1]
«All’Arcivescovado di Parigi regna grande preoccupazione circa gli ecclesiastici che s’interessano di scienze occulte, tanto che si propone di proibire loro recisamente lo immischiarsi in qualunque discussione riferentesi allo studio dei fenomeni psichici. Non è inutile osservare che il canonico Brettes, come pure Monsignore Méric, entrambi appassionati dei misteri dell’al-di-là, si mantengono del tutto nella tradizione ecclesiastica. In tutti i tempi, i preti si occuparono di cabbala, di satanismo e di magia.
Appunto nelle chiese si reclutavano al medio evo i più ferventi discepoli dell’alchimia, e nei tempi nostri uno dei più distinti cabbalisti fu l’abbate Constant Louis, il quale pubblicò molti importanti scritti sotto lo pseudonimo di Éliphas Lévi.