“La natura solare ed aurea in te allora potrà rompere l'equilibrio ed
essere più forte: l'altro - il tuo io, i tuoi sensi, la tua mente -
sarà sotto di te. E potrai anche sospenderli: renderli inerti,
neutralizzati, fissati: è il Silenzio, « l'estinzione della mania», il
dissiparsi della nebbia. Allora nel tuo occhio rischiarato,
lampeggerà la visione ciclica, integrale:
vedrai la tua essenza trascendentale, il destino degli esseri
e delle cose tutte e il regno di « Coloro che Sono»”1
Nell’ambito delle diverse civiltà, un’analisi antropologica alquanto superficiale ha sempre inquadrato le tradizioni d’Oriente come caratterizzate dalla via della Contemplazione, spesso al limite del misticismo se non del fideismo,e le tradizioni d’Occidente come caratterizzate dalla via dell’Azione, spesso in un rapporto quasi irriducibile. Al contrario, è importante ricordare come i segni di entrambe le vie di realizzazione, depurate dalle false interpretazioni moderniste di stampo religioso o scientista, siano riscontrabili sia in Oriente quanto in Occidente. A chi, soprattutto, ravvisa nelle civiltà orientali una specificazione di stampo puramente contemplativo e sacerdotale, non possiamo non ricordare l’illuminante dottrina guerriera dello Zen, ma anche le virili epopee dell’India vedica:”il Brahman crea una forma più alta e perfetta di se stesso, che è l’aristocrazia guerriera e la serie delle divinità guerriere.....non vi è nulla di superiore all’aristocrazia guerriera, e il sacerdote venera umilmente il guerriero quando ha luogo la consacrazione di un re”2.
Dalla presenza simultanea in tutte le forme tradizionali di orientamenti diversi, ma organicamente unitari, possiamo intuire come ciò non sia altro che il retaggio di una realtà superiore, di una realizzazione che primordialmente riuniva in sé le due vie dell’Estasi Filosofica e dell’Azione, dell’Ermetista e dell’Eroe, la casta originaria di Hamsa, l’epopea primigenia dei Sapienti e dei Sovrani, che esisteva nel Krita-yuga, nell’Età Saturnia, che allo stato indifferenziato conteneva i quattro varnas successivi, quando il Rex era tanto Imperator quanto Pontifex. Vi è sempre stata, pertanto, al di là di mutamenti storici, religiosi e civili, una Radice Una, una Fonte, un’Origine del Divino nel Mondo, un centro di luce che permea interamente il manifestato non accusando mutamenti nella sua natura unitaria, che è presenza simultanea nella Natura e nell’Uomo, come Sole Spirituale e come Egemonikòn, come Sovrano Interiore, quindi un percorso iniziatico strettamente aristocratico che regalmente ed eroicamente dal Divino si diffonde ed allo stesso riconduce, prismaticamente, superando attivamente ogni divisione, ogni parzialità, ogni ottica settaria, perché tale il viatico che conduce non alla propria terra, non alla periferia, ma al Centro e sulla Vetta:”…la Tradizione è un Albero, del quale non si può pretendere salvare a piacimento questo o quel ramo abbandonando alla distruzione il resto: la morte del tronco trascinerà con sé fatalmente anche quella del ramo che si è tentato insensatamente di salvare staccandolo dal tutto cui organicamente appartiene”3.
Ciò a cui facciamo esplicito riferimento è quella dottrina ermetico-alchimica che in forme alquanto simili è stata presente in moltissime civiltà, nel Taoismo nelle sue forme esteriori e in quelle più esoteriche, in India, ma anche nell’Islam e nella Cristianità, anche se tra molti e “salvifici” camuffamenti: all’ermetismo si è potuta associare la parte più speculativa dell’Arte, mentre all’alchimia è necessario abbinare la parte più strettamente operativa. Il fine, però, del presente articolo è un inquadramento generale e per quanto possibile sintetico di come tale dottrina si sia “occultamente presentata” nell’ambito della Tradizione d’Occidente, che per noi è Tradizione eminentemente Classica.4 Un primo elemento su cui una chiarezza cristallina si deve assolutamente affermare è la nozione di dottrina, di un corpus unico di insegnamenti iniziatici, che tramite vie sotterranee si è perpetuato nel corso dei secoli, come è possibile ritrovarlo in autori greci, arabi, fino a giungere al Medioevo ed alla Rinascenza; la sapienza ermetica la ritroveremo dai simboli più alti della Romanità pagana fino alle espressioni della più sensibile metafisica cristiana. Sull’unicità dell’arte ermetica, poi, varie ma non equivocabili sono le espressioni:”Notate che, quale pur sia il modo con cui [i filosofi ermetici] hanno parlato, natura è una sola, ed essi sono tutti d’accordo, e dicono tutti le stesse cose…sappiate che noi siamo tutti d’accordo, qualunque cosa diciamo… Accordate dunque l’uno con l’altro e studiateci; poiché l’uno rischiara ciò che l’altro occulta, e chi veramente cerchi, può trovare tutto”5.