La chiusura ufficiale delle Accademie miriamiche e le vicissitudini che le medesime dovettero patire in Italia a causa dell’antimassonico regime mussoliniano, se da un lato limitarono considerevolmente l’impatto della Fratellanza su un piano eminentemente pubblico e di visibilità, dall’altro dovettero rappresentare uno stimolo alla riflessione ed al cambiamento.
Durante la propria permanenza a Beausoleil il Formisano compose I Dialoghi sull’Ermetismo, frutto di decennali riflessioni sub specie interioritatis, che videro la luce in edizione fuori commercio e nel numero di sette (successivamente divenuti 9) nel 19291.
L’opera fu concepita con l’intento di consegnare ai posteri una esposizione quasi elementare dell’ermetismo, con la speranza di cancellare definitivamente quei fraintendimenti esegetici ai quali erano andati incontro gli scritti dell’ermetista campano.
Non vi è dubbio che il Formisano meditasse di dare un nuovo assetto alla propria Schola e che avesse in mente dei cambiamenti radicali relativi anche alla propria sfera personale, considerato che, nel 1928, aveva accarezzato il proposito di emigrare in America del Nord con la propria famiglia2. I Dialoghi rappresentarono un ideale vademecum per coloro che desideravano avvicinarsi allo studio della magia ed un ottimo strumento di studio e di riflessione per quei discepoli (ve ne erano numerosi) che, pur praticando, avevano ancora gravi difficoltà a comprendere persino i rudimenti del pensiero del loro maestro.
Il 26 febbraio del 1929, in una lettera privata indirizzata al prof. Quadrelli, alla quale abbiamo già fatto riferimento nell’incipit del precedente paragrafo, il Formisano riconobbe il fallimento del precedente assetto della sua scuola, auspicando una decristallizzazione della stessa che non sarebbe, purtroppo, mai stata attuata3. Il Kremmerz si spense, infatti il 7 maggio del 1930, stroncato da un ictus cerebri presso la sua abitazione di Beausoleil. Già al termine delle esequie alcuni seguaci giunti dall’Italia per prendere parte all’estremo rito, fra i quali vi era l’ avvocato Giacomo Borracci, si precipitarono nell’abitazione del defunto nella spasmodica, quanto vana ricerca di materiali riservati e di precise istruzioni concernenti la successione alla guida della Fratellanza. Il Formisano doveva certo avere provveduto a fare sparire la documentazione segreta in proprio possesso, consegnandola verosimilmente, al fuoco oppure alle sicure mani del segretario parigino Jean Brenniére, che fece ben presto perdere le proprie tracce4.
Si può tranquillamente affermare che la terapeutica costituisce un incontestabile fondamento dell’ermetismo kremmerziano, considerando che il Kremmerz la pose al centro delle modalità operative dell’organizzazione iniziatica da lui creata, la Fratellanza terapeutico-magica di Myriam. In tal modo egli venne a rapportarla, seppure con due importanti “distinguo” di natura rispettivamente dottrinale ed operativa, al grande movimento rosicruciano sviluppatosi in Europa soprattutto nei secoli XVII e XVIII.
1) “Distinguo” dottrinale: mentre la Rosa+Croce europea si muoveva prevalentemente entro gli orizzonti del cabalismo ebraico-cristiano, pur con qualche significativo accostamento ad una numerologia che si fa risalire anche a Pitagora, la Rosacroce kremmerziana travalicava i limiti della Tradizione biblica, nelle sue due forme di Antico e Nuovo Testamento, per prendere a modello le antiche Fratellanze isiache, intese come veicoli di un esoterismo magico egizio-caldeo.
2) “Distinguo”operativo: la Rosa+Croce europea, specialmente nella sua corrente manifestatasi all’esterno come Rosa+Croce d’Oro (nota in Germania, dove fu particolarmente attiva, come Gold u. Rosenkreuz) prestò particolare attenzione all’alchimia operativa di laboratorio, della quale apparvero sulla scena europea alcuni misteriosi Adepti (si pensi al caso dell’enigmatico Federico Gualdi ovvero Friedrich Walther, attivo anche in Italia).
Tale alchimia operativa di laboratorio mirava alla confezione di un farmaco universale (cioè “cattolico”) capace di guarire ogni male e di prolungare, come elixir di lunga vita, indefinitamente la durata della vita umana, beninteso nei limiti concessi dal Creatore. Realizzazioni, queste, che comportavano in taluni sviluppi anche una decisiva efficacia trasmutatoria, in senso spirituale, sulla persona dell’iniziato. In corso d’opera, poi, si mirava anche alla trasmutazione dei metalli vili in oro, che era però ritenuta un’acquisizione di livello inferiore, sebbene fosse proprio quella che scatenava maggiormente la cupidigia umana ed inquietava le Autorità, timorose da un lato di possibili disordini finanziari collegati a tali pratiche, ma non di rado desiderose di accaparrarsene le più o meno mirabolanti ricette. Di tale trasmutazione metallica il Kremmerz volle in parte utilizzare il potente simbolismo che, applicato all’ermetista praticante, ne suggeriva, come da piombo in oro, la trasformazione in una sorta di semidio.
Sabato 1 giugno, nella storica e prestigiosa cornice del Castel Nuovo (altrimenti noto come Maschio Angioino), in Napoli, ha avuto luogo un incontro-conferenza dal titolo: “La Tradizione perenne – Le vie di accesso al Sacro nell’età contemporanea”. L’evento è stato organizzato da due delle realtà partenopee più attive nel campo della ricerca spirituale e degli studi ermetici: “La Casa di Mercurio”, e “Il Cervo Bianco – La via interiore della Cavalleria”.
Il Cervo Bianco è un cenacolo di liberi cercatori, i quali, attraverso il mito cavalleresco, si mettono in cammino verso il proprio Sè profondo. I racconti e le leggende cavalleresche, lungi dall’essere semplici fiabe destinate all’intrattenimento, costituiscono difatti un vero e proprio linguaggio iniziatico, una via concreta che attraverso l’utilizzo di simboli universali ed ancestrali, indica all’uomo la direzione da imboccare per comprendere il mistero della propria anima.
Una via, non la via. Noi del Cervo Bianco, consci di essere semplici praticanti del sentiero iniziatico, e non straordinari maestri (sebbene il mondo dell’esoterismo sia pesantemente saturo di tali figure…), siamo convinti che gli antichi Misteri, lo Gnosticismo, la Cabala, l’Alchimia, la Cavalleria, rappresentino tutti la stessa medesima cosa: una Forma attraverso la quale si manifesta la Sapienza Primordiale, che assicura il collegamento tra il piano dell’immanente e quello del trascendente.