L’origine della parola del Verbum del linguaggio umano, del suo sviluppo dai primordi sino ai giorni nostri, ha subito delle vere e proprie mutazioni che ne hanno occultata e celata l’autentica natura riconducibile agli albori del genere umano. Le modalità espressive tanto verbali quanto fisiognomiche (disciplina che tenta di dedurre i caratteri psicologici e morali di una persona dal suo aspetto fisico, soprattutto dai lineamenti e dalle espressioni del volto e Il cui termine deriva dalle parole greche physis (natura) e gnosis (conoscenza). La complessione dell’intera essenza interiore dell’essere umano, è divenuta nel tempo imperscrutabile e inconoscibile.
Nella preistoria l’uomo comunicava per mezzo di segni e gesti che sono stati codificati attraverso i secoli come simboli, codici e alfabeti criptati. Pensiamo all’arte geroglifica o ierografica – che non tiene conto dell’aspetto fonologico del linguaggio, ma fa uso di simboli (ideogrammi) che si pongono in rapporto immediato con un contenuto mentale – o ad altre forme di comunicazione non verbale. La sintesi dei fonemi simbolici ha dato vita a una forma di linguaggio secretato, che rinveniamo nei celebri alfabeti “magici” utilizzati, in seguito, anche nell’ambito dei Servizi Segreti. Pensiamo alla Steganografia dell’abate Tritemio, di cui ci occuperemo tra breve. In poche parole, le numerose sovrastrutture che si sono stratificate nella mente umana hanno generato una notevole complessità nella manifestazione dei sentimenti, tale da velare la vera indole del soggetto che ci troviamo di fronte il quale appare senza essere, occultando i suoi sensi e le sue emozioni. Comprendere chi si nasconde dietro la maschera è parte integrante del percorso evolutivo del vero ermetista.
LA STEGANOGRAFIA DI TRITEMIO
La steganografia è una tecnica che si prefigge di nascondere la comunicazione tra due interlocutori, infatti, il termine è composto appunto dalle parole greche στεγανός(nascosto) e γραφία (scrittura). Tracce di questa tecnica si hanno già nell’antica Grecia: Erodoto narra l’episodio di Demarato, che per avvisare i compatrioti di una possibile invasione persiana, scrive su una tavoletta un messaggio da nascondere. Poi, copre la tavoletta di cera e sulla cera scrive un messaggio innocuo. Poiché nell’antichità le tavolette di cera erano normalmente usate per scrivere testi provvisori, non destò sospetti. Per una teorizzazione completa di questa tecnica bisogna però attendere il 1499, quando la steganografia viene teorizzata dall’abate Tritemio nell’omonimo libro. La Steganographia di Tritemio si proponeva di poter inviare messaggi tramite l’uso di linguaggi magici, sistemi di apprendimento accelerato e senza l’utilizzo di simboli o messaggeri. L’opera iniziò a circolare in corrispondenze private e suscitò reazioni così allarmate che l’autore decise di non darla alle stampe e ne distrusse addirittura larghe parti, ritenendo che non avrebbero mai dovuto vedere la luce. Continuò comunque a circolare in forma di minuta e fu pubblicata postuma nel 1606.
IL MONDO ESTERIORE, IL MONDO INTERIORE
Noi viviamo in un tempo e in un mondo che sono meccanici, accidentali, aleatori. Dobbiamo imparare a osservare oggettivamente nel tempo, gli avvenimenti e la nostra situazione personale in rapporto al mondo in cui viviamo. Anche se ci illudiamo volentieri di essere capaci di una simile visione oggettiva, vedremo come non sia affatto così. In realtà abbiamo soltanto contratto l’abitudine a un numero di meccanismi limitati a cui ci siamo assuefatti e nei quali abbiamo una fede cieca. Non lo si dimentichi mai. Non un solo secondo della nostra vita siamo sufficientemente liberi dai segni di questo mondo ipermaterialista, per aspirare a una visione oggettiva delle cose. Questo stato di noi stessi, rispetto all’Ermetismo, è precisamente ciò che rende chiusa a doppio giro l’entrata al Palazzo del Re. La cosa più tremenda è l’oblio. Si può essere capaci, per un breve istante e sotto l’effetto di uno choc notevole, di comprendere parzialmente e abbastanza chiaramente di cosa si tratta. Ma, poi, si dimentica con facilità e rapidità. Si ricade nell’oblio, senza rendersene conto, credendo fermamente di conservare il livello di coscienza, certi che non vi sia stata alcuna frattura, mentre ci si è addormentati di nuovo. Le leggi dell’abitudine e della materialità sono divenute carne. Sono entrate nei processi metabolici umani e vi generano la loro forza involutiva, in modo implacabile, in ciascuno di noi. Soltanto coloro che lottano possono sfuggire a questa prigione. Quelli che lottano sono coloro che si ricordano. Il senso delle cose è pervertito a causa del nostro sonno e delle generazioni di sonno precedenti. Uomini addormentati hanno diretto altri uomini addormentati. Bisogna riuscire a comprendere tutto questo in tutta la nostra ‘massa’. Dobbiamo imparare a ripulirci interiormente, a purificarci, a risvegliarci. Si tratta anzitutto, per quel ricercatore che studia la propria origine, di ritrovare il significato delle cose. Ai nostri giorni, mentre la civiltà moderna imprime fortemente nelle mentalità i suoi falsi simboli, poveri lessici senza significato ad uso delle masse che tendono al minor sforzo, ritrovare il significato delle cose vuol dire ricondurre le apparenze a un significato più giusto. La grande confusione moderna consiste nello sviluppare gli instabili capricci della personalità al posto dei valori profondi dell’essere. Con un continuo e meccanico livellamento verso il basso, verso una omologazione, provare semplicemente qualcosa di interiore è sempre più difficoltoso.
LA NOSTRA POSSIBILE EVOLUZIONE
Siamo abituati alle nostre vecchie opinioni, alle nostre solite induzioni cerebrali, che ci fanno pensare, sentire e agire in modo automatico, e ci rendono troppo meccanici e cristallizzati per poter affrontare invece la mobilità dell’Ermetismo. Osserviamoci con sincerità e cerchiamo di capire se speriamo veramente e se lo vogliamo nel nostro profondo, di trovare un’altra vita a seguito della nostra metamorfosi, oppure se speriamo soltanto di migliorare quella che abbiamo vissuto fino adesso, per profittarne ancor meglio secondo le nostre abitudini psichiche. Poniamoci sinceramente questa domanda, poniamocela veramente e più volte, cercando si sentirne la vera portata. Vedremo che saremo costretti a rivalutare i nostri valori e che una minaccia piomberà su di noi. Sono veramente disposto a cambiare? A questa minaccia vengono opposte numerosissime vane difese, tutte calcolate dal proprio ego cristallizzato, per mantenersi in quella condizione. Molto spesso il mondo che ci circonda, quella che definiamo la “nostra vita”, riesce a imprimere questa minaccia sin nell’inconscio, per generare fenomeni patologici di paure diverse, tutte mascherate da atteggiamenti adottati in funzione di questa profonda resistenza. E molte volte la difesa dell’ego da questa minaccia si trasforma in quella che chiamiamo “forte personalità”. Questo studio richiede un’autentica maniera di essere; va incarnato un vero e proprio “stile di vita” interiore e, di conseguenza, esteriore. Deve essere estremamente evidente che senza sforzo il proprio processo evolutivo resta impossibile. Sulla via dello sviluppo evolutivo, bisogna diventare un altro individuo, un individuo differente da quello in cui siamo abituati a riconoscerci e, soprattutto, bisogna comprendere veramente cosa significhi ‘essere differente’. Ed è pure necessario comprendere che non tutti gli individui sono in grado di svilupparsi e divenire esseri “differenti” da quello che sono, perché l’evoluzione è una questione di sforzi personali e, di fronte alla massa, l’evoluzione è un’eccezione. Che vuol dire essere differente? Come lo si può realizzare? Perché non tutti gli individui possono veramente evolvere? La risposta all’ultima domanda è semplice: perché in realtà non lo vogliono: molte persone – la maggioranza – non vogliono saper nulla riguardo a queste domande e preferiscono vivere la loro vita inconsapevolmente.