Lo studioso dei problemi religiosi deve rendersi conto della unità fondamentale di tutti i culti, per ricondurli, sfrondati di ogni particolare od apparato esteriore, alla comune origine, donde la nostra Scuola trae il suo insegnamento e la sua fede.

Ciò fatto, deve successivamente spiegarsi il vero profondo esoterico significato del culto, o semplicemente del rito oggetto del suo esame. In base a tali intendimenti, inizieremo il nostro studio con la interpretazione delle feste pasquali. Il fatto centrale di un uomo divino, che muore per risorgere dopo un certo periodo di tempo, sia alla base di molte religioni.

Nell'Egitto, Osiride è ucciso dal suo nemico Tifone, il serpente del male. Quest'ultimo, a sua volta, è ucciso da Horus, figlio e reincarnazione immediata di Osiride. Osiride, allora, diviene «Signore della vita al di là della tomba e «giudice di tutte le anime». 

Gli Egizi parlavano del sole, che tramonta all'ovest, come se andasse tra le braccia di Osiride o nel «Paese del Riposo», e dicevano che i morti dormono con Osiride; come si dice che i cristiani riposano in Gesù. Come Osiride, è ucciso nella lotta coi serpente; come Horus, risuscita per distruggere il serpente, per regnare sul mondo della morte; così Gesù, nel suo conflitto col principio del male, è messo a morte, ma risorge, vince, il vecchio serpente e gli toglie il potere.

Osiride discende nel mondo sotterraneo dei morti; Cristo discende nell'Averno. Osiride diviene il giudice delle anime; Cristo era destinato ad essere «il giudice dei vivi e dei morti». Tammuz-Adone. in Babilonia e nella Siria, fu un altro «Salvatore». La sua morte era commemorata ogni anno con canti funebri per tre giorni. Poi seguiva la resurrezione. Nelle cerimonie di tale festa, che aveva luogo il 25 marzo, il sacerdote, dopo aver toccato con olio santo la bocca degli afflitti, pronunciava queste parole: «Comunicanti, abbiate fede nel Vostro Signore: essendo risorto il Dio, a noi verrà dal dolore la salvezza».

Mitra, il salvatore persiano, aveva. una festa simile nell'equinozio di primavera. Mitra, nato come il Cristo il 25 dicembre [data scelta ufficialmente dalla Chiesa solo successivamente, allo scopo di sovrapporla giustappunto al culto Mithra – NdR], morì come Cristo ed ebbe una tomba sopra la quale i suoi discepoli si recavano a spargere lacrime. Durante la notte, i sacerdoti, portavano la sua immagine sopra una tomba già preparata. Alla fine delle cerimonie, i sacerdoti pronunciavano queste parole: «rallegratevi, sacro stuolo di iniziati; il vostro Dio è risorto dalla morte. Le sue pene e le sue sofferenze saranno la vostra salvezza». Prometeo fu un altro salvatore crocifisso. Si diceva che egli fosse un Dio immortale, amico della razza umana, che non indietreggiasse neanche dinanzi al sacrificio di se stesso per la salvezza dell'uomo e che venisse inchiodato sul monte Caucaso.

Nel nord, si trova Baldur il bello, il Dio bianco, giusto e benefico e rassomiglia a Gesù. Egli muore ucciso per una freccia, scoccatagli dal Dio delle tenebre. La freccia era fatta con legno di vischio. Baldur giace morto per 40 giorni; poi risorge e regna. Come Osiride e Gesù, egli governa la vita al di là della tomba, e, fino «al Gran Giorno», visita alternativamente ambedue i mondi. Qui è molto chiara l'allegoria: a 68 gradi di latitudine, il sole è morto per 40 giorni, ucciso dalle tenebre dell'inverno; la freccia di legno di vischio è il primo indizio di una nuova vita proveniente dalla morte stessa, perché il vischio era chiamato «La pianta del freddo e gelido inverno» e la «pianta salutare».

Riassumendo, dunque, Gesù, Osiride, Adone, Mitra, Baldur — per tacere di tanti altri che, per brevità, non menziono — discendono nella tomba ed alcuni nelle regioni infernali. Il periodo tra la morte e la resurrezione è generalmente di tre giorni e la resurrezione avviene all'equinozio di primavera o a pochi giorni di distanza da esso.

Quanto alla interpretazione da dare a questa allegoria, si osserva innanzi tutto, che, come tutte le più importanti allegorie, anche quella della Pasqua, e cioè della morte e della resurrezione del Dio, è un mito solare, in quanto è legata alla morte del sole nella stagione invernale ed alla rinascita dello stesso in Ariete, con l'inizio della primavera. La stessa parola, «Pasqua», è all'origine del simbolo cosmico, perché la sua radice è pesach o pasch, che vuol dire «transito», cioè il passaggio del sole all'equinozio di primavera, nel segno zodiacale dell'Ariete.

* * *

Benché l'espressione, «seconda nascita», sia un termine mistico, pure ce ne serviamo, perché è il più appropriato al concetto da chiarire. Questo termine è stato adoperato nell'insegnamento interno di molte religioni, in relazione ai riti della iniziazione. Esso è stato e può essere propriamente usato tanto per la prima quanto per l'ultima di tutte le iniziazioni: queste cerimonie, infatti, possono essere prese, ad una ad una o tutte insieme, come una seconda nascita, perché segnano l'ingresso in una seconda vita. Come il neonato viene introdotto nella vita fisica, dove nuove esperienze attendono i suoi poteri non ancora provati, così l'iniziato viene introdotto in un secondo stato di coscienza in cui deve adattarsi a nuove condizioni. E, mentre mantiene la coscienza nel piano fisico, ogni gradino che sale è per lui una nuova nascita in un mondo sconosciuto. Per quanto riesca difficile immaginare in che consistano con precisione questi nuovi stati di coscienza, pure intuitivamente possiamo comprendere che quando l'uomo li raggiunge, i suoi orizzonti mentali e spirituali si allargano enormemente e proporzionalmente al suo cammino iniziatico. Occorre ricordare che ogni progresso è anche ed innanzi tutto un avanzare verso la perfezione morale e che questa deve essere raggiunta per potere aspirare agli ultimi gradi di iniziazione; poiché ogni rito è soltanto il segno, il suggello del progresso morale e spirituale raggiunto per mezzo degli sforzi e delle lotte individuali. Così, ad uno. dei primi stadi sulla via della perfezione, l'aspirante si trova costretto a realizzare non solo che la coscienza connessa alla individualità non è altro che illusione, ma anche che l'individualità che dura eternamente non può mai avere interesse opposto a quello dei suoi fratelli e che progredisce tanto più, quanto più aiuta il progresso altrui.

Fin dal principio, gli si insegna a vivere ed a lavorare per gli altri, sia spargendo nelle loro menti il buon seme, sia estendendo ad essi il suo amore e la sua simpatia nei tempi di prova e di sofferenza. Quando raggiunge un certo stadio, la simpatia diviene così intensa che egli rea-lizza che cosa sia portare nel proprio corpo i peccati e i dolori del mondo. Nel Libro dei morti questo stato è espresso con le parole «il suo cuore è in ogni ferita». Così, con ogni nuova nascita, si accresce nell'iniziato l'abilità nell'aiutare gli altri nella stessa via che egli ha percorso; finché egli acquista il potere di dispensare il segno ed il sigillo della seconda nascita e di aprire le porte della iniziazione a coloro che hanno acquistato il diritto di entrare nei nuovi campi più spaziosi della coscienza.

Il complesso delle varie cerimonie della iniziazione nelle fasi diverse della conoscenza ha dato origine particolarmente alle pratiche simboliche commemorate nell'equinozio di primavera. Tanto i riti della iniziazione, quanto i dogmi religiosi sono rappresentazioni simboliche di fatti reali. Nell'Egitto, l'aspirante alla iniziazione, dopo aver subito le prove e le sofferenze necessarie, alla purificazione (descritte nella dottrina cristiana come la tentazione, la passione, etc.), dopo aver distrutti i desideri della sua natura inferiore, veniva ricevuto dallo ierofante iniziatore, in mezzo al consesso degli iniziati. Egli veniva quindi gettato in una trance profonda e passava nel mondo astrale, a lottare con l'ultimo nemico, la morte, e con i poteri delle tenebre. Egli doveva passare attraverso la prova della terra, dell'acqua, dell'aria, del fuoco.

Tali prove si svolgevano per tre giorni, durante i quali il corpo del candidato restava inerte e come morto, con una croce sul petto, per em-blema della morte, come porta della vita. Talvolta era legato ad una croce di legno, incavata in modo da contenere la figura umana. Quando al mattino del quarto giorno l'iniziato doveva tornare in vita, ancora inanimato, veniva portato dalla sala delle iniziazioni, posta in una piramide appartata od in una sotterranea, all'ingresso, verso oriente.

Il primo raggio del sole nascente (indice della avvenuta illuminazione della sua anima) rischiarava il suo volto; ed egli si svegliava e sorgeva dalla morte. Per svegliare il candidato dalla «morte del peccato», si sceglieva il primo plenilunio dopo l'equinozio di primavera, per le ragioni connesse con l'aumento di energia vitale impartito non solo al regno vegetale ed a tutta la natura dai raggi del sole in questo periodo dell'anno, ma anche al loro speciale potere quando sono riflessi dalla luna piena.

Ecco, dunque, il significato della morte, del seppellimento e della resurrezione di un Salvatore crocifisso. È la storia del progresso dell'anima, la storia del suo trionfo sul peccato e sulla morte, ripetuta in ogni epoca del passato ed anche al presente per noi. Pertanto, le idee che in tutte le religioni si sono cristallizzate in dogmi concernenti la morte (spesso per crocifissione), il seppellimento e la resurrezione al terzo giorno di un salvatore divino, mentre simboleggiavano realtà cicliche e cosmiche, ricevevano principalmente vita e sanzione dalla morte nel peccato e dalla rinascita in rettitudine, eseguiti nelle cerimonie di iniziazione.

 

 

Categoria: