Necrologio apparso nel 1974
Silenziosamente come visse, se n'è andato Julius Evola, creatore dell'Idealismo Magico, uno tra i maggiori pensatori del nostro tempo.
Questo non è un giornale politico né si occupa di politica, chi scrive queste note, quindi, non è del pensiero politico del filosofo che si occuperà: questo non ci interessa né in bene né in male.
Il filosofo che noi vogliamo onorare e ricordare è quegli che ha dimostrato a tutti, a cominciare dagli idealisti che parlavano di una fantomatica e poco chiara « autoctisi », la realtà e la necessità dell'Ascesi, dell'Iniziazione, riportando in primo piano e contro tutti, e malgrado tutti, la necessità di sperimentare effettivamente il Sacro per parlare del Sacro, la necessità di conquistare con l'Arte Regia la Regalità Divina prima di assidersi a Capo Carismatico.
L'Idealismo Neo-Hegeliano aveva vagamente compreso che doveva esservi un processo per passare dalla condizione dell'Io individuale o Empirico, a quella di Io Assoluto o Superumano, o Io Superindividuale: è però solo ad Evola che spetta il merito, sin dal suo lontano « Saggio sull'Idealismo Magico » (1925), di aver posto in luce come un tale processo esistesse e fosse ben noto agli antichi col norie di GNOSI, INIZIAZIONE, ASCESI, ARTE REGIA.
La quasi cinquantennale congiura del silenzio della cultura ufficiale non è valsa a celare questo fatto: le opere di Evola sono arrivate sin nelle mani del grosso pubblico e tutte dimostrano in maniera irrefutabile la realtà e la necessità dell'Ascesi; la sua esistenza presso tutti i popoli e in tutte le Tradizioni.
La cultura mondiale tace ed Evola accumula prove su prove, gigantesco, possente, implacabile, fino a schiacciare gli avversari, pur così numerosi e potenti e a far trionfare la verità; la verità semplice e palmare che la Scienza Assoluta è accessibile a chi si pone in condizione di sperimentare l'Assoluto, e che al mondo moderno, che tale possibilità nega, manca una dimensione, la più importante addirittura e che gli infiniti mali del nostro tempo hanno origine proprio da questo.
Questo è il grande debito che l'uomo contemporaneo (non la « cultura », che ignora Evola e non ne fa profitto), ha nei confronti del Pensatore scomparso, grazie al quale si comincia a vedere la strada della Resurrezione in un ritorno al Sacro, ed è per questo che noi riverenti e commossi lo ricordiamo agli studiosi dell'Occulto, e al di sopra e al di là di tutti i credo e le milizie politiche.