Gli ermetisti praticanti conoscono perfettamente il significato delle catene magiche che sviluppano la loro forza attraverso l'estrinsecazione dell'energia nervea finalizzata a scopi ben precisi e con tecniche nelle quali l'utilizzazione dell'elemento volontà ha un carattere preminente. Sanno altresì che tali scopi consistono il più delle volte nel tentativo di realizzare il ristabilimento fisico e psichico di coloro che ne diventano beneficiari venendosi a trovare, in particolari momenti della loro esistenza, in uno stato di squilibrio e quindi abbisognevoli di tanta forza vitale quanta ne occorre per il riequilibrio totale. Si tratta, infatti (e non scopriamo niente di nuovo nell'enunciarlo), di un travaso di energia ottenibile, come già detto con tecniche particolari, e fondato sull' assioma che la forza, che a sua volta è materia allo stato sottile, proiettata laddove la forza stessa è carente, realizza il pieno nel vuoto secondo il principio dei vasi comunicanti. 

Il fenomeno, che è di natura magnetica, ha costituito da sempre oggetto di esame da parte degli spiritualisti in genere e degli studiosi delle infinite applicazioni concrete delle forze psichiche. Perché la finalizzazione dell'esperimento è prevalentemente orientata verso il riequilibrio psichico e fisico? La ragione esiste ed è di carattere tecnico. Perché il risultato si ottenga è necessario usare la migliore qualità di energia di cui l'organismo umano disponga; occorre cioè che il fattore energia prima prodotto e poi proiettato sia il più possibile povero di scorie inquinanti. E quale vibrazione psichica può prodursi nell' organismo-uomo, donatore di forza, quale materia-energia più rara, perché indenne da partecipazioni egoistiche e quindi inquinanti, può venire estrinsecata, con un atto di volontà coordinato, se non quella finalizzata al riequilibrio del prossimo sofferente, energia che, per sua naturale destinazione, è estranea a qualsivoglia interesse particolare ma è direttamente riconducibile, attraverso un obiettivo altruistico, ad un puro atto d'amore? Ma al di fuori di questi generici cenni alle motivazioni di base, che sono ovviamente di ben più ampia portata, delle varie catene magiche (da mag, radice della parola magister) attraverso le quali alcuni hanno voluto sperimentare l'efficacia di un fluido collettivo, al di fuori, aggiungiamo, delle finalità specifiche che queste catene si sono proposte, finalità non sempre in armonia con l'equilibrio fisico e psichico dei partecipanti (vedi catene spiritiche), esiste un problema di fondo, comune a tutte le catene, ed è quello di indirizzare la forza, farla defluire senza intoppi e infine ottenere che la forza raggiunga 1' obiettivo precostituito. Le nostre riflessioni, pertanto si intendono rivolte, almeno in questa sede, esclusivamente a questo aspetto del problema. Il concetto, infatti, che incontra i più larghi consensi fra i praticanti in questo genere di esperimenti è rappresentato dall'elemento volontà, intesa in una particolare accezione, cioè come volontà dinamizzata, coordinata e finalizzata. Dinamizzata perché resa attiva da apposite esercitazioni, coordinata perché riconducibile ad un unico denominatore che ne esalta la forza, finalizzata in quanto sommatoria di energie volte ad un unico scopo. Presupposto irrinunciabile perché tale volontà si tramuti intatta è il deflusso della forza dell'ente erogatore (catena) al beneficiario che dovrà offrire una totale disponibilità e attestazione di consenso incondizionato (sia a livello conscio che inconscio) all'assorbimento della forza stessa. Nella breve esposizione di queste idee preferiamo mantenerci sulle generali, onde evitare disamine specifiche dalle quali peraltro non siamo alieni, ma che riteniamo affrontabili in altra sede; pur tuttavia non possiamo esimerci dal considerare l' utilità del metodo da talune catene adottato e che consiste nel richiedere al potenziale beneficiario perfino una domanda scritta e motivata. Appare dunque accertato che non soltanto il beneficiario deve sapere che una catena di operatori sta lavorando per lui, ma che lui stesso debba predisporsi in stato ricettivo sintonizzandosi con gli erogatori e comunque secondo le modalità che lo specifico tipo di catena contempla nella sua regola. La massima parte degli insuccessi, infatti, che si registrano nell' attuazione di un meccanismo che pur parte da premesse validissime è dovuta alla mancata osservanza di queste regole. Il fenomeno elettrico, pure esso magnetico, non si realizza se i poli non entrano in contatto secondo leggi che sono fisiche e inconfutabili.

Astraendoci, dunque dai presupposti che rendono valida un'operazione di catena, tema che al momento non è al centro della nostra attenzione, ci ripromettiamo di far convergere alcune riflessioni sulla possibilità di entrare in contatto diretto col beneficiario della forza, rimovendo gli inevitabili ostacoli che si frappongono all'assorbimento desiderato. Per meglio intendere il concetto sarà il caso di riferirci alle operazioni a scopo terapeutico, laddove la forza, monda, come abbiamo detto, da scorie egoistiche che ne offuscano la limpidezza, trova nel recipiendario un terreno fertile all' assorbimento per effetto della carenza allo stato di morbosità.

In questi casi il rapporto vigente tra l'erogatore (che sintetizza in se la sommatoria delle forze singole, con i procedimenti a lui noti, e la esprime nei confronti del soggetto passivo) e il soggetto passivo stesso che anela ad essere inondato di vita, acquista un valore determinante per la buona riuscita dell' operazione. Perché la forza defluisca, dunque occorre che il beneficiario ami l'erogatore e se ne senta riamato, abbia fiducia in lui, sia convinto che egli possa restituirgli forza e salute; occorre, ancora, che egli avverta (sia pur inconsciamente) una sorta di magnetizzazione da parte del suo momentaneo benefattore sicché la sua personalità si senta assorbita, affidata, compresa dalla personalità attiva, vigile, consapevole ed operante del benefattore che, nel caso specifico, diventerà magnetizzatore e dovrà vestirne i relativi panni. Dovrà, pertanto l'erogatore, elemento attivo del rapporto, traspirare serenità, sicurezza ed equilibrio. Dovrà manifestare ed infondere fiducia, dovrà sentirsi ed apparire ricco di magnetismo risanatore attraverso la magia di un gesto rassicurante, di una parola suadente e di un sorriso confortante. Il gesto, a volte, materializzato in una fuggevole carezza, sarà spesso il mezzo di contatto per travaso di fluido, specialmente se detto contatto avverrà in corrispondenza di determinati fasci di nervi o alla radice del naso, o sul plesso solare o negli altri punti nevralgici indicati nelle varie scuole. La parola conterrà la vibrazione fonica del pensiero e sarà tanto più efficace quanto più carica di intenzioni. Il pensiero, sarà, a sua volta, atto di volontà fredda e determinata, perciò il più esente possibile dal desiderio che, comportante partecipazione, produrrà effetti squilibranti o quanto meno nulli. A tal proposito riteniamo fondate le ragioni di coloro che sconsigliano di operare a favore di persone legate all'operatore da affetti particolari (congiunti, amici) in vista delle difficoltà di mondare la forza dal desiderio del risultato, elemento che di per se stesso è frustante e improduttivo.

Solo la volontà formulata nella totale libertà interiore ed espressa in assoluto, al di fuori di brame concrete, solo la volontà che incarna le forze cosmiche e che diventa forza cosmica essa stessa, sublimata da un lampo d'amore istantaneo ma non per questo meno luminoso e vivificante, può far esplodere la vita nel caos degli elementi in disarmonia in un corpo sofferente. Per meglio intuire il senso di queste riflessioni non riteniamo inutile proporre come esempio, al di fuori del fatto tecnico, la figura di chi esercita per professione l'arte medica. Tutti conosciamo di quanto magnetismo sono caricati i farmaci che egli prescrive; tutti conosciamo il potere che egli ha di donare speranza o tristezza attraverso una semplice espressione del viso; tutti avvertiamo l'ondata di bene solo che egli entri nella camera del degente.

Ordunque se un medico, oltreché fedele apostolo della scienza di Esculapio, amasse cimentarsi in esperimenti di catena e acquistasse dimestichezza coi fluidi di correnti occulte ai profani, ma note a quei praticanti che diventano sempre più numerosi dentro e fuori le Università di Stato e che non da ora vedono i loro asserti confortati anche da conferme da parte della scienza ufficiale, quali ostacoli si frapporrebbero alla sua forza benefica, quale intoppo troverebbe la corrente (che, non dimentichiamolo, è magnetica) nel deflusso, attraverso la magia di un camice bianco, verso un corpo martoriato dalla sofferenza, aggrappato alla vita che gli sfugge? La figura del medico che pur muovendosi in chiave scientifica si umanizzi, si protenda verso un corpo che vede sfuggirsi la vita, che materializzi la sua forza e la sua scienza in uno sguardo pregno d' amore, in una parola che, se sussurrata, sembri un messaggio venuto da lontano, dalle radici dell'esistente, cioè dalla vita cosmica, realizza quasi sempre il miracolo della guarigione e del riequilibrio fisico. Miracolo è parola impropria per qualificare il fenomeno, perché è un evento che accade inspiegabilmente per il semplice fatto che noi ignoriamo la legge che lo produce. Magnetismo d' amore è forza e vigore: è vita. E la legge si afferma sempre quando sussistono i presupposti che rimangono scientifici nel senso più puro della parola. Magnetizzare, in applicazione terapeutica, significa amare. Quando l' ermetista ama, le sue armi diventano lucenti, la sua forza vibrante e l'operazione produce inevitabilmente i suoi effetti. La terapeutica magica diventa alta taumaturgia quando il processo di dinamizzazione della forza-amore è all'apice del suo sviluppo. Caso diverso resta a livello di travaso di forza nervea (non certo priva di efficacia), ma assimilabile a estrinsecazione di magnetismo animale di natura mesmerica. Se a tanto si applicherà il medico, come complemento vivificante della sua opera professionale, vedrà potenziate le sue facoltà percettive (che oltre che di scienza sono fatte di intuito), vedrà realizzato il suo magnetismo naturale al capezzale del degente, si sentirà strumento attivo della natura maturante che tutto vuole in armonia ed equilibrio. E ciò in esaltazione della sua opera e della sua figura di professionista che realizza il mestiere come arte.

Sarà appena il caso, prima di concludere queste nostre riflessioni, di accennare all'Amore come forza attiva dell'Universo. L' AMORE (a-mors : a privativa : il contrario della morte) non va inteso come vibrazione interpersonale bensì come irradiazione dell'essere attraverso un moto vibratorio che è fatto di luce-calore. Tale stato di essere, costante nei più progrediti, è invece saltuario nei principianti, ma è soggetto a sviluppo secondo una parabola che può raggiungere livelli impensabili. Azionando il magnete, l'energia dinamica (opera di bene) si tramuta in energia elettrica (vibrazione d'amore come forza di ritorno) e così di seguito in maniera progressivamente più perfetta. I pianeti sono sospesi nello spazio cosmico in forza di una legge magnetica che è Legge d'Amore (v. Dante, Amor che move i cieli e l'altre stelle). Le specie viventi si riproducono in forza di una legge d'amore. La stessa forza di coesione dei componenti di qualsivoglia organismo esistente è legge d'amore. La forza aggregativa, la spinta evolutiva, la stessa morte come episodio rinnovativo nella vita della materia che è eterna (Legge di Lavoisier), sono manifestazioni tangibili di un potenziale unico, eterno ed immutabile. La stessa vita resta sempre una testimonianza di questa legge che non può definirsi altrimenti che LEGGE D'AMORE.

Nota del Curatore:

Legge d’Amore, dunque. E ancora: “Magnetismo d' amore è forza e vigore: è vita”. Parole importanti e giustissime, che esprimono esattamente il concetto fondamentale posto alla base della terapeutica magica o ermetica, a qualunque scuola o corrente si riferiscano. Se ne deduce, chiaramente, che non si sviluppa azione terapeutica efficace senza questa componente essenziale, l’Amore, nel suo senso più nobile, elevato e impersonale, come spiega esaustivamente e correttamente l’autore. Ora, poniamo una semplice domanda ai cosiddetti “ermetisti praticanti”, e soprattutto a coloro tra questi che dovrebbero porre l’obiettivo terapeutico al primo posto delle loro finalità in ambito magico-ermetico: quanto viene ponderato, coltivato e, specialmente, vissuto e applicato con adeguata consapevolezza e partecipazione, questo capitale e imprescindibile principio? In linea teorica massimamente; nella realtà dei fatti minimamente, e nel migliore dei casi a livelli appena sufficienti, tranne rarissime se non uniche eccezioni.

E per risultare più espliciti: con quale coraggio, o spudoratezza, certe “comunità”, “confraternite” od “associazioni” pseudo-ermetiche (non tutte, ovviamente), che vantano attività terapeutica “gratuita”, facendosene un paravento allettante per altri scopi, possono proporsi in tal senso, quando al loro interno, spesso e volentieri propugnano e diffondono palesemente sentimenti di odio, prevaricazione, divisione e inganno, impegnandosi in violente “guerre” fratricide nei confronti di gruppi che si ispirano allo stesso maestro e agli stessi insegnamenti, e pertanto ritenuti pericolosi concorrenti da annientare con ogni mezzo?... 

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