Qualcuno commentando i nostri scritti in rete, ha ipotizzato non essere essi opera di un kremmerziano. Ci ha fatto sorridere. Premesso che oggi è fin troppo comodo darsi e dare etichette, e qualche volta pure sconveniente, sarebbe forse il caso di chiarire cosa intendiamo per kremmerziano. Se il vocabolo è da ritenersi quale sinonimo di mancanza di senso critico, pochezza culturale, ostracismo settario che sconfina nel patologico, doppiogiochismo da politicante... beh allora no, non siamo kremmerziani. Se invece essere kremmerziano sottende un approccio prudente e rispettoso con l'antico senza trascurare il contesto in cui viviamo e facendo i conti con i dati che man mano che si procede affiorano e ci impegnano ad una scelta, allora sì, siamo kremmerziani. Se si afferma che l'ermetismo è per pochi allora si è fascisti. Meglio il politicamente corretto: c'è spazio per tutti, anche per coloro che non riescono a separarsi dalla isiaca coperta di "Linus". Kremmerz sosteneva che l'ermetismo è esperienza personale e soggettiva. Questo deve portarci necessariamente ad essere cauti nel dare valore scientifico (o meglio scientista) a certe pratiche. Un approccio troppo accademico verso le secrete cose rischia di arenarsi o di pervenire ad una visione parziale e/o deformata della questione. Questa è l'insidia in cui ci si imbatte applicandosi a certe ricerche che si vorrebbero solo storiche per poi darne in pasto al pubblico i risultati. Tracciare una storia esauriente del nostro ermetismo non può prescindere dal vissuto [*] degli autori della medesima.
[*] Scrive Diego Frigoli nel libro Ecobiopsicologia. Psicosomatica della complessità, M & B Publishing, 2004, pp. 124-125: «secondo Maturana e Varela non esiste cosa che possa prescindere dalla cognizione, ovvero non esiste una realtà oggettiva separata dal soggetto, ma è il soggetto stesso che vivendo, cioè conoscendo, costruisce la propria realtà. Conoscere, pertanto, non ci dà la rappresentazione di un mondo indipendente, predeterminato, quanto piuttosto di quel mondo che costruiamo costantemente con i nostri atti e la nostra vita. Ciò non significa che fuori di noi ci sia il vuoto, ma semmai una materia che non possiede alcuna caratteristica predeterminata dalla quale noi ritagliamo il nostro mondo. Ad esempio, i gatti e gli uccelli vedono gli alberi in maniera molto diversa da noi a causa della percezione luminosa in campi di frequenze diverse. Ne consegue che le sagome degli alberi "generati" da tali animali saranno diverse dalle nostre. Così anche nell'uomo, il mondo della realtà visibile ritagliato da un artista sarà profondamente diverso rispetto a quello di un contadino, pur essendo entrambi appartenenti al genere umano».
Valutare e descrivere i singoli personaggi considerando i loro caratteri, le loro esperienze, i loro sbagli conduce quasi inevitabilmente al giudizio e dunque ad un'alterazione della verità o, se si preferisce, conduce ad una verità alternativa. La storia di un movimento esoterico non è fatta solo di scismi e di carte bollate ma anche di miti, di parole, di vissuto sotterraneo, ovvero occulto. Se si omette questo a che può condurre la ricerca? Non certo a informare. Rileggendo l'opera di Guzzo e Capiferro ci siamo imbattuti in un passaggio a proposito di Del Guercio che fa riflettere. A pag 204, seconda riga dall'alto si legge che il professore fiorentino sarebbe stato esponente di un milieu pseudoiniziatico intriso di fascismo e cattolicesimo fondamentalista. Cosa dire di ciò? Non abbiamo né carte né sigilli per accendere le polveri di altre polemiche inutili ci piace però fare qualche semplice considerazione. È ormai consuetudine, in ambito pagano, quando si vuole offendere e criticare qualcuno, sempre pagano ma in modo diverso, dargli del cattolico, meglio se integralista. Ora ci sembra difficile immaginare un Del Guercio cattolico che frequenta e collabora con personaggi del milieu di Reghini, Gallo, Jung e Serrano ecc., tutti fascisti, razzisti, nazisti, ermetisti, gnostici e quant'altro ma cattolici proprio no. Ci pare una forzatura. Se poi il professore fiorentino ha commesso delle scorrettezze, nulla vieta che vi sia stato spinto da ragioni affatto estranee al cattolicesimo. Possibile che un adepto del calibro di Lombardi si sia fatto prendere in giro? Perché si ha una gran messe di notizie circa i trascorsi iniziatici di un Anglisani, di un Parascandalo, di un Mergè ecc. e di Del Guercio non salta fuori nulla? Se Lombardi scelse il "gran fiorentino" doveva avere i suoi motivi. Nei nostri viaggi per l'Italia, anni orsono, non abbiamo trovato alcuno in grado di parlare chiaramente dei trascorsi di Alfonso del Guercio (contatti, maestri, ecc.). A tal proposito ci piace ricordare che l'8 di marzo ricorre il secondo anniversario della morte dell'avv. Gilberto Gatteschi cultore di ermetica e discepolo di Del Guercio. Una delle poche persone che avrebbe potuto dare qualche risposta a certi interrogativi. Non è da escludere che il suddetto studioso abbia lasciato testimonianze orali o scritte su certi fatti a qualche fortunato seguace. Purtroppo, ahinoi, non basta trovare le persone; bisogna anche saperle rendere loquaci. Oppure si finisce a citazioni di opere segrete e riservate o che sono state distrutte o peggio... mai esistite. [*]
[*] A tal proposito ci viene in mente un tale che tanto tempo fa citava una presunta «Cabala di Zoroastro», contenente una versione dei famigerati aforismi di Iriz -Ben-Assir, nonché addirittura un "corpus" impiegato all'interno dell'Ordine del Mantos, tutto in lingua greca. Verità o leggenda metropolitana? Mah!
[da www.superzeko.net Marzo 2007]