Il portale situato oltre i confini del tempo e dello spazio

Oltre ogni sapere conosciuto dall’uomo, esiste una Conoscenza segreta celata in alcuni manufatti sparsi nel mondo, vestigia antichissime che parlano di codici criptati, di profezie e misteriosi eventi senza tempo. Tra questi resti enigmatici troviamo la Puerta del Sol (la Porta del Sole), uno dei monoliti scolpiti più grandi che esistano. La sua intera massa è stata ricavata, non si sa con quali mezzi, da un unico blocco di andesite largo quattro metri, alto tre e con uno spessore di un metro. Il suo peso invece è di circa 12 tonnellate. È Lo storico Cieza de Leon il primo a fornire una descrizione di questo monumento arcano a dire il vero alquanto scarna: “Sono estasiato per l’immensa “portada” fatta in un sol pezzo con un inaudito senso del colossale”. 

Nel corso del 1800, a causa di alcuni terremoti, l’antico portale cade, viene rialzato e poi cade nuovamente. Finalmente, nel 1908, il presidente boliviano Ballivian ordina che venga restaurato e tirato su. Dopo avere eretto con immani sforzi l’enorme monolite, la notte seguente un terribile temporale si scatena in quella zona, e uno dei numerosi fulmini che squarciano il cielo si abbatte proprio sulla Puerta del Sol, spaccando il masso in due. Per fortuna il portale non viene abbattuto, ma gli indios reclutati per quel lavoro fuggono terrorizzati gridando che si tratta del castigo mandato da Illapa, il dio dei loro antenati, il potente dio del tuono e della folgore. La Puerta del Sol nasconde dei segreti. Si dice a riguardo che le figure scolpite sulla parte anteriore del portale rappresentino dei cosmonauti chiusi in scafandri stratosferici. Si tratterebbe di esseri venuti dallo spazio, citati anche nelle Sacre Scritture, le cui caratteristiche sono collocabili a metà strada tra l’uomo e l’animale. I riferimenti agli dei serpente, alla Civiltà Madre, agli uomini Glittolitici e forse anche ai giganti sono palesi. Come vedremo in seguito, gli stessi Angeli descritti nella Bibbia avevano sembianze umanoidi, e probabilmente la chiave di tutto è contenuta proprio nell’Antico Testamento. Non a caso, nel celebre libro di Enoch questi Angeli vengono chiamati i Veglianti (leggere una delle puntate già pubblicate: “Nephilim”). Spostiamoci sul lago Titikaka al di sopra di un altipiano abitato da indios di etnie e di lingue differenti, qui troviamo gli Urus, una piccola comunità in via d’estinzione che si mantiene in orgoglioso isolamento e si dedica alla pesca. Sono i più antichi abitanti della regione e sostengono che i loro antenati dominavano sul lago “prima che sorgesse la prima aurora”, e prima ancora che il Sommo Artefice creasse gli Aymara, i Quechua e i Bianchi. Gli Urus affermano di essere diversi, di non appartenere alla razza umana e dicono: “Il nostro sangue è nero”. In effetti il colore del loro sangue appare più scuro, probabilmente per l’alta percentuale di emoglobina necessaria a chi vive a quote tanto elevate. Una percentuale più alta di abitanti è composta dagli Aymara, che si dedicano alla pastorizia e all’agricoltura e giunti qui forse dalla foresta Amazzonica. Essi affermano che Tiahuanaco fu costruita prima del diluvio, in una sola notte, da giganti sconosciuti e spiegano: “Quando i nostri avi giunsero qui la città era già in rovina”. Queste storie, forse, appaiono fantastiche, eppure un fondo di verità in esse è senz’altro presente. Queste terre un tempo devono essere state abitate da esseri giganteschi, cosa che viene confermata anche dal ritrovamento di ossa umane di dimensioni eccezionali. Forse, la teoria di Hanns Hoerbiger (1860-1931), ingegnere, scrittore e astronomo austriaco, legata Ghiaccio Cosmico (Glazial Kosmogonie, 1913) è esatta, e ciò sarebbe testimoniato dalle leggende presenti in tutti i popoli che parlano di giganti e di individui vecchissimi, come i patriarchi della Bibbia. Non a caso, lo stesso Adolf Hitler appoggiò questa tesi ritenendola assolutamente plausibile. La studiosa Simone Waisbard, nel suo libro Tiahuanaco, sostiene di avere incontrato, nel corso della sua lunga permanenza nell’altipiano del Kollao, alcuni indios alti quasi il doppio degli altri. Alcuni di questi erano talmente vecchi che, per gli avvenimenti da loro vissuti quali testimoni oculari, non potevano che essere ultracentenari. Ma torniamo alla teoria di Hoerbiger. Egli afferma che il rinvenimento di ossa di toxodonti ungulati, animali che si sono estinti alla fine del terziario, incluse negli strati in cui sono posti i resti delle città morte, confermerebbe che quella civiltà era attiva alla fine del terziario. Secondo lo studioso, soltanto riferendoci a una data così lontana nel tempo si possono spiegare tali singolari opere. “In quanto al lago Titikaka, la sua salinità”, precisa Hoerbiger, “è dovuta all’ultimo resto di un oceano scomparso, l’ultima grande pozza rimasta dopo il riflusso delle acque verso le zone più basse del Pianeta”. Queste supposizioni rafforzano la possibilità che Tiahuanaco fosse un porto di mare. Ne sono prova evidente le banchine e i moli ancora visibili sulla linea dei sedimenti marini che segnava il livello di marea permanente del periodo terziario. La monumentale Porta del Sole in questo senso, è una  prova tangibile dell’eccezionale sviluppo intellettuale e scientifico di quella civiltà.

L’antico Calendario: tracce di una scienza geometrica

Uno studioso di archeologia boliviana, Arthur Posnasky (1873-1946) vero e proprio veterano di tali ricerche, diede credito alla teoria fantastica formulata da Hoerbiger e divenne un suo sostenitore. Posnasky era convinto che la Porta del Sole fosse in realtà un antico calendario, calcolato secondo una scienza geometrica ormai scomparsa, opera di artisti di un potente impero megalitico svanito nel mistero. La sua interpretazione delle figure simboliche scolpite sul frontone, diede vita a una serie di studi portati avanti da alcuni ricercatori, i quali si servirono di calcoli astronomici per dare corpo alle loro ipotesi. L’idea di questi studiosi si basava sul fatto che alla fine del terziario la Terra ruotava intorno al Sole in 290 giorni e ogni giorno durava all’incirca 29 ore. Allo scopo di controllare la validità delle loro affermazioni, i ricercatori si servirono dei dati ricavati dalla scansione dei fregi. Mediante tale lavoro, stabilirono che fu proprio alla fine del terziario che gli astronomi di Tiahuanaco eseguirono i loro calcoli e trasferirono nella pietra il risultato delle loro osservazioni.  Il calendario litico comincia dall’equinozio d’autunno dell’emisfero sud. E’ diviso in quattro parti, separate dai solstizi e dagli equinozi, corrispondenti alle stagioni astronomiche dell’anno. Ogni stagione è ripartita a sua volta in tre sezioni che racchiudono un totale di dodici elementi: i dodici mesi dell’anno. Al centro del bassorilievo troneggia una figura enigmatica: potrebbe trattarsi del divino Creatore Kon Tiki Viracocha, verso il quale convergono due blocchi di esseri alati che corrono lungo tre strisce sovrapposte raffiguranti le 48 settimane dell’anno. Una convalida circa l’utilizzo di tale computo è presente nella Huaca Huatca della piramide di Lima, dove si trova un cortile  diviso in 48 celle. I differenti segnali in esse contenuti, fanno pensare agli elementi di una costruzione adibita al controllo del corso solare e delle variazioni complementari della Luna. Anche altri documenti confermerebbero che l’anno pre-colombiano era composto da 48 settimane. Nuovi studi condotti sul frontone della Porta del Sole da diversi ricercatori hanno dato vita a numerose ipotesi, alcune delle quali mostrano una fantasia illimitata. C’è chi vede nel bassorilievo la rappresentazione schematica e riassuntiva dell’intero andamento topografico, orografico e geografico del sistema relativo alle Cordigliere Andine. Analizziamo la piramide scalare che appare nella striscia più bassa del monolite. Simbolicamente potrebbe rappresentere la Terra, dapprima coperta dalle acque ed immersa nell’oscurità, poi parzialmente rischiarata dai raggi lunari delle prime età prive di Sole e, infine, illuminata dal sole glorioso del grande Viracocha, il Creatore e civilizzatore delle razze umane. Altri ancora si sono dedicati allo studio del corteo di esseri alati visibili nel frontone, e sono convinti che queste figure coronate siano dei sovrani, il cui singolo e unico scettro indicherebbe che dispongono di un’autorità limitata rispetto al sommo sovrano posto al centro della rappresentazione. Quest’ultimo dispone di due scettri, simboli del duplice potere pubblico e religioso. I sovrani delle nazioni sottomesse, invece, sarebbero rappresentati dalle figure coronate con sembianze umane, mentre i re delle nazioni, ancora allo stato selvaggio, verrebbero indicati dalle figure con la testa di condor. Secondo l’interpretazione di Simone Waisbard, la studiosa che ha incontrato indios di incredibile statura, la Puerta del Sol cela delle notizie riguardanti il Diluvio. Analizzando la figura centrale, la cui testa ricorda la maschera di un puma piangente, è pervenuto alla conclusione che essa sia riconducibile all’antica leggenda nella quale Viracocha viene descritto mentre piange sui misfatti commessi dai primi uomini da lui stesso creati. Il dio, vedendo che il genere umano era tanto imperfetto e malvagio, preferisce pietrificare tutte le sue creature allo scopo di generarne altre nuove. Le lacrime di Viracocha cadendo sulla Terra formano il lago nel quale annegano tutti i titi, i felini selvaggi dell’altipiano. Solo uno sopravvive, è il Titi divinizzato. Le maschere del puma piangente incluse nella greca scalare, accanto ai simboli del dio solare, potrebbero alludere al mitico diluvio causato appunto dalle lacrime di Viracocha. Ci sono dei ricercatori che per comprendere tale catastrofe, la cui violenza ha distrutto l’altipiano del Titikaka, hanno pensato di effettuare uno studio comparato fra il calendario maya e quello peruviano, con l’intento di verificare se gli eventi citati anche nel Popol Vuh (una sorta di bibbia maya), possano suggerire la data approssimativa del cataclisma. Entrambi i calendari potrebbero essere stati elaborati basandosi sul ricordo traumatico di quel remoto disastro, per divenire strumenti di osservazione e di controllo dei fenomeni astronomici che influiscono sugli eventi terrestri, in modo da prevedere altri possibili sconvolgimenti che sembrano ripetersi ciclicamente. Pertanto, anche il calendario prefigurato nella Puerta del Sol, alla stregua degli altri, potrebbe essere stato concepito per avvisare gli uomini delle generazioni successive che è possibile prevedere eventuali catastrofi attraverso particolari segni. Ma il colossale portale di pietra nasconde altre verità connesse con quelle figure alate di cui abbiamo parlato. Per molti infatti, esse raffigurano esseri giunti dallo spazio. Il mistero profondo racchiuso nella Porta del Sole rimane inviolato, sigillato tra le pietre silenti che custodiscono un segreto perduto.

Oscure Profezie nella Piedra del Sol

Tra i calendari di pietra, uno in particolare riveste notevole importanza, si tratta della celebre Piedra del Sol. Questo manufatto ha permesso di approfondire lo studio sulle civiltà mesoamericane ponendo in luce aspetti inediti ad esse connessi. Il 17 dicembre 1790, nel corso dei lavori che si svolgevano nello “Zocalo” (la piazza maggiore di Città del Messico), volti a rafforzare le fondamenta dell’omonima cattedrale, al di sotto del piano stradale venne ritrovato sepolto un gigantesco monolite: la Piedra del Sol, la Pietra del Sole. Questo straordinario reperto archeologico, che oggi troneggia al centro della Sala Mexica del museo di antropologia della capitale messicana, racchiude la sintesi della cosmologia Azteca. E non solo… La Piedra del Sol ha forma circolare ed è scolpita in ogni parte della sua superficie. E’ larga 360 centimentri e pesante ben 25 tonnellate. E’ stata ricavata da un unico blocco basaltico di olivina (una pietra dura di colore verde), la cui faccia, incredibilmente ben conservata nonostante le ingiurie del tempo, mostra uno straordinario lavoro di incisione e intaglio composto da una iconografia complessa e altamente simbolica. E non è da sottovalutare il luogo del suo ritrovamento che è permeato da particolari e ancestrali richiami. Infatti, in questa zona un tempo sorgeva un recinto sacro appartenente all’antica capitale azteca Tenochititlàn, sulle cui rovine sorge l’odierna metropoli. Gli archeologi hanno rinvenuto nell’immenso disco di pietra elementi che farebbero pensare fosse utilizzato per la datazione del calendario. Non a caso, il lavoro di incisione segue un andamento composto da fasce concentriche e nella raffigurazione centrale, racchiusa in una cornice circolare, è possibile rinvenire la maschera di Tonatiuh, il dio del Sole connesso con il culto azteco. Per questo motivo il monolite è stato denominato Pietra del Sole, anche se sarebbe più corretto definirlo la Pietra dei Soli giacché, secondo lo studioso di simbolismo cosmologico Richard F. Townsend, esperto conoscitore delle civiltà amerinde, i Soli che si susseguirono nel corso delle ere immaginate dai miti aztechi furono cinque. Se osserviamo attentamente i cartigli rettangolari che fanno da corona al volto del dio Tonatiuh, noteremo i simboli relativi ai primi quattro Soli, contenuti per l’esattezza all’interno della prima zona circolare delle incisioni. In tal senso Townsend sostiene, che la Piedra del Sol non venne mai posta sul frontone di un tempio o su una parete, ma doveva trovarsi verosimilmente in posizione orizzontale, così come fu rinvenuta, orientata verso est (il punto cardinale dove nasce il Sole). Pare che la grande pietra sia stata consacrata intorno all’anno 1479 e che rivestisse enorme valore a livello simbolico. Lo stemma che troneggia nella parte superiore del monolite rappresentava il 13° giorno di Acatl, il mese azteco dedicato alla canna e contrassegnava anche il giorno in cui il re Itzcòatl aveva realizzato la costituzione dell’impero azteco, dopo avere ottenuto una vittoria decisiva nei confronti del nemico. Nelle concezioni cosmologiche degli Aztechi, il 13° Acatl e il punto est racchiudevano importanti significati, poiché il numero 13 corrispondeva anche alla data della creazione del quinto Sole e l’est indicava la rigenerazione giornaliera del Sole. Il quinto Sole raffigurava anche l’inizio della quinta era cosmica presieduta dal dio solare Tonatiuh. La successione delle ere anteriori alla quinta è ravvisabile nei cartigli rettangolari occupanti la prima fascia circolare di incisioni che attorniano la figura centrale della Pietra procedendo in senso antiorario. Il primo simbolo che si può ammirare è quello del giaguaro, poiché in quell’era primeva, che fu presieduta dal Sole Nahui Oce Lot, quattro giaguari selvaggi divorarono ogni essere vivente e il Sole medesimo, finché essi stessi perirono. L’era successiva, denominata dei venti, è rappresentata dal cartiglio posto in alto a sinistra. Tale periodo fu caratterizzato dalla nascita di un altro Sole Nahui Ehécatl, contraddistinto da tempeste e uragani. Anche in questo caso, il secondo Sole venne annichilito; gli uomini viceversa furono tramutati in scimmie. Seguì le terza era cosmica, (terzo cartiglio in basso a sinistra), quella che ci interessa e sulla quale, più avanti, ci soffermeremo in modo particolare. Il nuovo Sole Nahui Quiha-Huitl risplendeva sulla terza era, contraddistinta da pioggia e tremendi cataclismi e turbini di fuoco che devastarono il mondo dando vita alla quarta era cosmica, quella delle Acque, consacrata al quarto Sole Nahui Atl e visibile nel quarto cartiglio in basso. Questa era si concluse con una generale inondazione, mentre gli uomini furono tramutati in pesci. Seguì l’era di Tonatiuh, il quinto Sole, nato secondo una leggenda, in cima alla piramide eretta in suo onore a Teotihuacan. L’evento ebbe inizio il 13° giorno del mese dedicato alla canna che era concomitante all’inizio della dominazione Azteca. La ruota di pietra, in breve, segue diversi cicli di morte e rigenerazione, proprio come avviene a livello alchemico nella Magnus Opus (Grande Opera), per l’esattezza nella fase della nigredo, dove la materia vile muore per rinascere rinnovata nella fase detta albedo. All’interno della Piedra del Sol sono custodite alcune profezie come quella connessa con i conquistadores che in centro America cancellarono la civiltà Azteca, una civiltà che vantava tradizioni multisecolari. Le altre profezie hanno carattere generale e universale, e qui entra in gioco la terza era, l’era del Sole Nahui Quihahuitl assimilabile al terzo millennio. In questi ultimi anni abbiamo assistito ad una serie di eventi naturali di origine distruttiva quali terremoti, maremoti, uragani, smottamenti, proprio come riportato nel calendario di pietra. Anche la guerra in Iraq e altri eventi catastrofici erano stati già previsti e registrati nella Piedra del Sol.

 

 

 

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