A lezione da Angelo Tonelli

L’anima orfica

tra prigione corporale

e trasmigrazione

a cura di Luca valentini

 

Venerdì 28 Agosto alle ore 18.30 presso l’Atelier Nuova Eleusis, in via dei Giardini 14 a Sarzana (SP), si è svolto l’ottavo degli incontri settimanali denominati “I venerdì di Eleusis: sulle tracce della sapienza greca”, seminari di Angelo Tonelli dedicati alla Sapienza Greca, che in questa occasione ha disquisito sulla concezione orfica del corpo come prigione dell’anima e sulla trasmigrazione delle anime. Questo seminario è iniziato – prima di approfondire il tema fissato – con un ulteriore analisi della simbologia dionisiaca legata allo specchio e, nello specifico, di quanto emerge dal famoso Papiro di Gurob, in cui si attua una liberazione del Nume dal pathos, dalla sua pura connotazione estatica, quasi a volersi denudare di quella dimensione “bacchica” denunciata da un Nietzsche:

“con le cose che trova, raduni le carni crude, per l’iniziazione mutilai me stesso, espiai l’empietà dei padri. Salvami, grande Brimò e Demetra, Rhea e Cureti in armi…” (Papiro di Gurob, frammento 041, in Eleusis e Orfismo, Edizioni Feltrinelli, a cura di Angelo Tonelli).

Introducendo il tema del rapporto con l’aspetto corporale, il filologo ligure ha voluto premettere come l’Orfismo si caratterizzasse come una via complementare rispetto alla religione olimpica, tracciandosi prospettiva ascetica quale percorso selettivo per la liberazione dal ciclo delle generazioni. In un frammento di Cicerone che cita Aristotele (Hortens, fr. 85 Orelli) si manifesta la completa lontananza dalla celebrazione dionisiaca della vita, come esplicitazione della dicotomia anima – corpo:

“…siamo nati per espiare alcuni misfatti compiuti in una vita precedente e sembra vero quanto si trova in Aristotele ovvero che patiamo un supplizio simile a quello che subiscono coloro che, in altre epoche, quando cadevano nelle mani dei predoni etruschi, venivano uccisi con ricercata crudeltà: i loro corpi vivi venivano legati a quelli dei morti nel modo che aderissero il più possibile, con la parte anteriore di un vivo adattata alla parte anteriore di un morto. E allo stesso modo che quei vivi erano congiunti con i morti, così le nostre anime sono saldate ai corpi”.

Si palesa un pessimismo che presuppone una modalità mistica di trasfigurazione tramite cui ci si può riunire alla propria natura divina, come indiamento platonico, come ritorno ermetico all’Uno, tramite l’immedesimazione dell’anima a Dioniso e dello stesso a Shiva, secondo quella che è la dottrina orientale, per similitudine, dell’Advaita Vedanta. Emerge un’atmosfera sapienziale molto densa e composita. La sfera numenica è ben saldata alla sfera titanica:

“…ho già sentito dire da uno dei Sapienti che adesso siamo morti e il corpo per noi è un sepolcro” (Platone, Gorgia, 493a).

A tal riguardo, Angelo Tonelli ha voluto saggiamente fare un inciso circa ciò che emerge dalla suddetta citazione e, cioè l’esistenza pre – platonica della categoria dei Sapienti, iniziando la filosofia proprio con lo stesso Platone, con un carattere letterario in cui assunse un’alta valenza la scrittura, la quale non era indispensabile nel piano sapienziale o comunque era vincolata alla stessa ed alla sua memoria.

Oltre tale inciso, la morte può essere considerata la vista, la condizione ontologica della coscienza ordinaria, che è coscienza di sogno, risiedendo esclusivamente nella coscienza ridestata la vera vita. In tale prospettiva, il corpo era il sepolcro dell’anima, ma il corpo è in greco ilSoma e la tomba è il Sema, ma anche il Segno dell’anima, cioè il suo volto, la sua manifestazione. Interessante è risultato, a tal punto, apprendere come nell’Orfismo si manifesti una visione karmica dell’esistenza, il corpo avendo anche una funzione di custodia, di salvaguardia dell’anima che deve saldare il suo debito, che deve purificarsi per attuare l’identificazione col Nume.

In tutto ciò vi è un’evidente connessione con l’idea della trasmigrazione delle anime, anche e soprattutto in relazione alla dimensione iniziatica, in cui la nascita era concepita come un allontanamento della radice sacra e primordiale, con la legittima aspirazione di uscire dal ciclo delle numerose incarnazioni:

“…la vita beata, lontana dall’erranza della nascita, che secondo Orfeo si vantano di ottenere anche quanti vengono iniziati a Dioniso e Kore:<<cessare dal ciclo e respirare dalla sventura>>”(Proclo, Commento al Timeo, 42c-d).

In tale ottica, è d’obbligo considerare la legge di Adrastea, che Platone espone nel Fedro (148c – 249b), in cui vi è una divinizzazione della vita e l’esposizione di un palingenetica esperienza del dolore. Si salvano le anime che hanno avuto la percezione delle cose vere e del vivere secondo la filosofia, anime che conservano le ali dello spirito, conformando la propria esistenza alla legge della giustizia cosmica, alla sacra dea Dike, che è anche una variante di Ananke, l’attuazione del Fato nel cosmo. Unici ostacoli sono rappresentati dall’Oblio e della Cattiveria, da Lete, il fiume arcaico della mancanza di memoria, e da Kakia, il demone del vizio e della tentazione (vedesi anche il mito di Ercole). In ciò si denota una connotazione dionisiaca del mito, caratterizzata da evidenti elementi sciamanici:

Tutto è sottoposto alla legge di Adrastea… Presso Orfeo si dice anche che essa è guardiana dell’intero demiurgo e <<impugnando i cembali di bronzo e il timpano di pelle caprina>> li fa echeggiare in modo che tutti gli dei si volgano a essa” (Proclo, Teologia Platonica, IV).

In conclusione, tale tensione unitiva dell’esperienza interiore è possibile ritrovarla nelle Tavolette di Olbia, alla foce del Boristene, nell’antica Scizia, V sec. a. c., in cui si esplicita un’armonia degli opposti, la quale, sola, può purificare la Psyche, il soffio interiore, verso le regioni celesti del cosmo e della Verità.

Nel prossimo incontro, che si svolgerà Venerdì 4 Settembre e che sarà sempre relazionato da Ereticamente, Angelo Tonelli concluderà con le sue dissertazione sull’Orfismo, disquisendo sulle Lamine d’Oro ed introducendo la figura di Eraclito.

(Tratto da ereticamente.net)

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