Note su GNOSTICISMO E INIZIAZIONE
di N. R. Ottaviano
a cura di Orpheus
A proposito dell’articolo che segue, qualcuno si è domandato in tempi recenti per quale motivo nessuno abbia mai rilevato o sottolineato il fatto singolarissimo che l’autore, “Ottaviano”, nel suo scritto si permetta di criticare apertamente e pesantemente il Kremmerz proprio sulle pagine della sua stessa rivista, senza che quest’ultimo intervenga con una minima qualsivoglia replica. In realtà tale insolito episodio, apparentemente incomprensibile, è già stato evidenziato in passato dall’occhio attento del barone Ricciardelli, il quale nella sua “storia” dedicata a Kremmerz e alla sua scuola scrive:
“(…) due ammonimenti gli pervennero, cui egli [Kremmerz] non dovette dare ascolto, e che sono credo finora sfuggiti, nella loro reale portata, a tutti e che noi dobbiamo invece considerare se vogliamo una buona volta guardare la realtà e non l’illusione della vanagloria mondana e pseudo ermetica.
Il primo ammonimento fu un triste evento familiare che lo venne a colpire poco dopo l’edizione del Commentarium [la rivista di Kremmerz pubblicata a Bari negli anni 1910-11]: un grave accidente fisico e mentale ad un suo familiare; accidente che – a torto o ragione – lui prese a spunto per lasciare l’Italia. Il secondo ammonimento gli venne dato esplicitamente di sulle colonne stesse del COMMENTARIUM. In tale rivista uscirono due articoli del signor “OTTAVIANO” che dobbiamo ritenere per certo essere stato un “maestro” nel senso egizio e cioè vero della parola. Il primo articolo è intitolato “DIVINAZIONE PANTEA” e tratta dei modi con cui l’ermete si manifesta nella natura e del sistema di leggere nella natura stessa (Dio Pane) i segni corrispondenti ad avvenimenti futuri od imminenti (cfr. Dialoghi: visione pantea del m° “Setteali” simultanea alla morte di Napoleone).
Il secondo articolo è alquanto strano. Esso è intitolato “IL DIRITTO DI NON DONARE”[1]; dopo una dotta dissertazione sul danno che può derivare da eccessive esposizioni di dottrina, sostenendo che a chi sa e detiene una conoscenza compete il diritto di non donare, finisce in modo – secondo me poco parlamentare – dichiarando che, giustappunto in considerazione delle idee sostenute nell’articolo, e facendo “villico et immediate” uso di tale diritto, l’articolista dichiara che non scriverà più su tale rivista.
Ora, a prima vista, niente di strano può esservi a che un collaboratore dichiari di ritirarsi da una redazione di rivista: un poco strano riesce però il fatto che la dichiarazione sia fatta in maniera indiretta e non, come generalmente si usa, di lettera al direttore (nel caso, Kremmerz) alla quale lettera il direttore esprime le sue doglianze di uso augurando che in futuro ecc. ecc. si possa riprendere tale collaborazione, superati ecc. ecc. i dissensi ecc. ecc. avendo maggior tempo ecc. ecc. Ma la cosa ci riesce inesplicabile se consideriamo che sotto tale pseudonimo si nascondeva persona che abbiamo il diritto di ritenere come autorevole, autorevolissimo collega di ricerche ermetiche del Kr. tanto da potere essere ritenuto portavoce di sfere superne[2].
Ora, se – e dobbiamo tenerlo per cosa certa – il redattore Ottaviano era persona cotanto autorevole da potersi in un certo senso imporre al Kremmerz, domando io: perché costui scelse tale forma pubblica di disapprovazione non solo del modo secondo cui la rivista era scritta, ma addirittura della stessa esistenza e degli obbiettivi della rivista stessa?
Io ragiono volutamente terra terra perché dal modo semplice di considerare le cose possa scaturire l’evidenza molto meglio che non da dissertazioni sottili. Insomma se io fossi stato nei panni del Kremmerz, avrei detto o scritto quanto segue al signor “Ottaviano”. Io avrei detto: “Egregio amico Ottaviamo, sono anzitutto dolente ecc. ecc. che voi non vogliate ecc. ecc. collaborare alla rivista, ecc. ecc. e sono pronto a pubblicare il vostro articolo sul “Diritto di non donare”; ma debbo farvi presente che nella forma con cui le conclusioni dell’articolo sono prese, se dette conclusioni saranno dette e comprese da qualcuno, esse suonano aperta critica e sfiducia ad ogni mia iniziativa. Sapete infatti benissimo, egregio “Ottaviano” che il COMMENTARIUM viene da me edito sotto l’egida dei 12 Supremi maestri del Collegio Operante e in relazione ad una definitiva riorganizzazione dell’idea che non è mia, ma dei detti 12 savii. Ora, se voi tacciate pubblicamente di immaturità i lettori del COMMENTARIUM che sono poi gli stessi iscritti alla Myriam, voi venite a discreditare a priori ogni mia iniziativa e venite implicitamente a mancare di rispetto al supremo consesso cui voi in qualità di adepto di alto rango dovreste altrettanto rispetto che ne debba avere io. Vogliate dunque ecc. ecc. modificare o almeno sottacere le vostre decisioni in attesa ecc. ecc. di vostro migliore avviso ecc. ecc.”.
Perché una simile lettera non venne mai detta né scritta e lo scritto di “Ottaviano” venne integralmente pubblicato? Possiamo ritenere che il Kr. sia stato così distratto che quello che a me – lettore tardivo della rivista – balzò subito agli occhi, alla prima lettura, non sia stato da lui avvertito nella sua reale portata? Impossibile a pensarsi! Possiamo noi ritenere il kremmerz così privo di dignità da non protestare contro uno schiaffo così evidente che gli veniva pubblicamente inferto? Impossibile a pensarsi. Vogliamo supporre che al Kremmerz venne imposto di pubblicare “tel quel” l’articolo? E allora dobbiamo cominciare a dubitare della esclusiva competenza dei 12 Savii a dirigere la My.+ e conseguentemente la rivista, suo organo. Se infatti un estraneo, in apparenza, al Collegio Operante, si permette di esprimere un giudizio così aspro sulla rivista e si ritira pubblicamente e facendolo conoscere anche a chi nol volesse, segno è, siccome esso venne accettato (o subito) dal Kr. vi fosse anche qualche altra autorità cui esso Kr. dovesse obbedienza e che potesse censurare in fondo in fondo tutta l’iniziativa e struttura della My+ stessa. Altra soluzione non mi par possibile senza incorrere in un giudizio temerario nei confronti di Cito Formisano.”
(Testo tratto dall'opera "Il Sole Arcano" di P.L. Pierini R., con il permesso delle Edizioni Rebis)
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GNOSTICISMO E INIZIAZIONE - N.R. OTTAVIANO
In "COMMENTARIUM" Per le Accademie Ermetiche del Dott. Giuliano Kremmerz . Num. 8-9-10 Bari, Novembre- dicembre 1910 Anno I - pagg.209/210
“Carissimi amici del Commentarium,
L`Ultra di Roma, scambiandomi con persona che ha delle eruzioni critiche da espellere, mi canzona con gentilezza e mi manda a leggere le opere del Mead. Accetto il consiglio e vado a leggere quelle opere che finora non conosco. Ma per darne un giudizio? e come potrei darlo io che quando leggo il Mead, l'Ultra, e gli altri giornali teosofici e occultisti vado ad imparare tante cose che non ho mai saputo ?
Nella nota ad un breve studio sul dio Pane, pubblicato nel 1° fascicolo di questa rivista, io ho semplicemente detto che il Mead non sapeva che cosa fosse la gnosi poiché io che non so tante cose che l'autore in questione scrive e le apprendo dai suoi scritti, conosco che cosa sia la gnosi e in tutto il libro l'autore non m'ha fatto capire neanche con una parola che la sa. Solo da questo punto ho detto chiara e precisa la mia deduzione, e l`Ultra col pubblicare, nello stesso fascicolo che prende in giro le mie velleità critiche, uno scritto del Mead sul tema dell`Iniziazione, conferma che l'autore inglese mi rassicura che non sa neanche il significato vero della iniziazione che viene da in-ire cioè andare in ? ma allora in deve essere seguito da qualche luogo o indizio di luogo o locum. E che è queste luogo e che fu ? ma l'autore trottola sulle sue idee, che sono le idee di moda; io credo, dice, che evolvendo il maestro comparisce in noi. Questa non è iniziarsi ne diventare adepto, ma santo, che è cosa relativa al concetto evoluzionista dell'anima mistica in religione, sempre col beneficio
dell'inventario che l'evoluzione relativa dell'anima umana sia cosa eterna e non temporanea di una vita. Quindi il Mead non sa la gnosi ne l'Iniziazione che sono sorelle germane. L'iniziazione, la gnosi, il secreto alchimico sono lo stesso serpente che il cristianesimo ha sempre combattuto, posciacchè sul sacerdozio iniziato prese il sopravvento la marmaglia filosofica che Giuliano l'Apostata vedeva trionfare come una alta marea d'ignoranti sul sapere, e se posteriormente nella liturgia cattolica entrarono a farvi parte elementi di origine iniziatica (la comunione, la messa, l'olio santo) si dovette la riforma a svariati tentativi di conquistare le chiese da parte di iniziati isolati, e nessuno dei grandi mistici che fondarono il cristianesimo furono iniziatì nel senso reale della parola latina. Gesù Cristo stesso se gli volete togliere la personalità divina e lo considerate come ci viene dalla leggenda cristiana non è un iniziato, e li seguaci apostolici furono per questo contro i gnostici ed inventarono tutte le calunnie più spudorate contro di essi; ma la confusione che si fa dagli scrittori contemporanei adoperando le parole di cristiani gnostici, di chiese gnostiche e cose di tal consenso, aumentano l'oscurità sull'indole vera dello gnosticismo che era iniziatico e procedeva dal concetto della realizzazione magica, come oggi si è solito di dire. I gnostici non furono mai cristiani come i repubblicani non potranno mai dichiararsi monarchici, ed il profilo del cristianesimo è plebeo, volgare, tanto che perfino la sinagoga che aveva pretensioni di conoscenza lo rifiutò per suo, ma la canaglia mistica prese il sopravvento, e tutta la storia del cristianesimo pontificale fino a Pio X è una prova della insipienza della prima origine. Si dirà dai critici religiosi che trovano bello il mondo civile come oggi è, che tutto il bene ci viene dall'idea e dalla opera del cristianesimo ed è un errore grossolano poiché la società occidentale fin da due secoli anteriori a Ponzio Pilato in morale cristianeggiava e Cristo non ancora era nato in quella tale grotta coi segni astronomici del Toro e dell'Asino. Ora l'idea morale, che è tutta grandiosissima contenuta e partorita dai filosofi greci e neo-alessandrini nel Cristianesimo costituito a chiesa ha trovato sempre un ostacolo forte, tanto che la civiltà contemporanea è figliastra del cristianesimo che non l'ha mai voluta e che la ridurrebbe in cenere se lo potesse.
Ora dovrei dire io quello che so su la gnosi e sull`iniziazione intesa latinamente e questo poco poco di chiarimento mi dispiace di non poterlo distribuire ai poveri che non lo sanno, perché non sono che pagano e ammiratore del paganesimo e divido il mondo in volgo e sapienti, i sapienti di questo poco se ne servono per difendersi del volgo, che i miei antenati simboleggiavano nel cane e lo pingevano alla catena sul vestibolo del Domus familiae con la nota scritta: Cave canem; cane perché latra, addenta e lacera.
Unico forse tra voi che non sono iscritto alla Fratellanza, posso permettermi libertà di linguaggio e di giudizio, e conservare le mie idee od esporle ; e dico cioè che la goffaggine dei contemporanei che alchimizzano la occulta filosofia cristianeggiando e democratizzando la scienza vorrebbe mettere a comune - è il comunismo cristiano primitivo - tutto ciò che sanno gli altri sotto la stupida egida che la sapienza è patrimonio di tutti - invece io ritengo che questa sapienza di cui mi interesso io è il patrimonio di pochi per il governo degli inferiori, perciò il mago re e non il mago che diventa il servitore gratuito dei curiosi e degli oziosi.
Su tale argomento sono perfettamente in disaccordo col dott. Kremmerz, al quale mi uniscono affetto e comunità di studi, ed il Kremmerz ne ha costatato l'errore con le pene sofferte e i dolori e i fastidi procuratisi dal 1897 che cominciò a scrivere di queste cose viete e di trattare gli inferi come tanti fratelli, uso S. Francesco di Assisi. L'iniziazione è simboleggiata dalla Sfinge Egizia, testa di donna e artigli di leone per conservare: tutti vogliono sapere senza rischiar niente, né la pelle, né il benessere sociale, cotal cosa è fuor delle regole della natura: che mi direbbero un uomo ricco e un impiegato dello stato con trent'anni di servizio se io al primo chiedessi tutto il suo danaro compreso la concubina e al secondo domandassi gli anni di servizio e la pensione, li sento rispondere che non ho il diritto di prendere l'altrui patrimonio; dunque esiste un diritto di non dare, perché dovrei sperperare io quel poco che ho? In materia parteggio per l'assolutismo più completo e per questo mi asterrò più oltre di scrivere in questa rivista ... ed anche per andare a leggere ad imparare
qualche cosa dalle opere di William Mead (1).
Da Scurcola Marsicana, 25 ottobre 1910.
N. R. OTTAVIANO.
(1) Se vi è qualche topo di biblioteca che voglia avere curiosità di ciò che intorno all'argomento iniziatico si è scritto in Italia cerchi la collezione del giornale la Colonna del 1896 dove l'avv. Giustiniano Lebano risponde ad un teologo sull' Inferno e se il Cristo vi discese con la sola anima o anche col corpo.
Nota di N. R. OTTAVIANO.”
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[1] [L’articolo si intitola in realtà “Gnosticismo e iniziazione”, mentre la frase “il diritto di non dare” è un inciso in corsivo dell’Autore, che compare al termine del pezzo – NdC]
[2] Kremmerz non fece mai il nome di Ottaviano. Possiamo però, con tutta certezza, identificarlo in Don Leone Caetani, Duca di Sermoneta, Principe di Teano, noto islamista, già deputato al Parlamento, emigrato nel Canada dopo la guerra 1914-1918 e morto a Vancouver (la Napoli del Canada) nel Natale del 1935. Infatti Kremmerz ha sempre parlato di “Ottaviano” come di un principe romano emigrato in Canada dopo la guerra 1914-1918 e che aveva ceduto la sua quota di proprietà presso Roma ai suoi fratelli. Condizioni tutte che corrispondono perfettamente al Principe Caetani. Ancora un dettaglio completa il quadro, e cioè che il Principe Caetani anteriormente si era dedicato a imprese boschive, fatto di cui spesso parlava Kremmerz. Dal punto di vista poi ermetico è da considerare l’assoluta somiglianza di stile fra i volumi di studi islamici di Caetani e i due (unici) articoli pubblicati da “Ottaviano” sul Commentarium. Troppe coincidenze perché sia possibile che un altro principe romano si sia trovato nelle stesse condizioni di Caetani. Infine dirò una strana coincidenza ermetica: la famiglia del Caetani, possedeva i suoi beni a Velletri, comune circonvicino a Roma. Ora, è ben noto che Augusto Imperatore ebbe i suoi natali e la maggior parte dei suoi predii [fondi, possedimenti – NdC] familiari a Velletri! “Ottaviano” perciò da un punto di vista ermetico non è stato un semplice pseudonimo, ma nome ricordo della sua gloriosa precedente esistenza – come si diceva negli ambienti ermetici – quale Cesare Ottaviano Augusto [nota di Ricciardelli].