Massimo Scaligero e Pio Filippani Ronconi:
l’ascesi aurea della Rosa+Croce
di Luca Valentini
“…I buoni genitori siano ringraziati.
A lungo Essa fu tutelata.
Moltiplicatevi nell’onore,
Che ne nascano mille dal vostro sangue!
Questo momento
Ci porta una grande gioia
Con le nozze del re.
Perciò cantate tutti,
Affinché riecheggi il canto,
Felicità vi sia, per colui
che la dona. La bella sposa,
Che aspettammo a lungo,
A lui è finalmente affidata,
Abbiamo ottenuto,
Ciò per cui lottammo.
Felice colui che la mira”[1]
Sono passati trent’anni dalla dipartita terrena di Massimo Scaligero e da qualche mese anche Pio Filippani Ronconi ha compiuto la propria esperienza umana, raggiungendo il proprio Maestro nella Dimora delle Stelle, ove i Sapienti e gli Eroi mirano le umane vicende attendendo una prossima VOLONTARIA incarnazione. Il fine di codesto scritto, però, non è quello di un elogio funebre o di una romantica reminiscenza di due vite esemplari, ricordando accadimenti, vicissitudini, ma, al contrario, trascurando coscientemente tali aspetti, cercare di cogliere il tramando sapienziale interno che Essi hanno esplicitato nella loro dimensione esistenziale e dottrinaria, quale viatico irrinunciabile della costruzione dell’Anèr Magòs. Si espliciterà tale l’ascesi aurea rosicruciana, da loro esposta e vissuta, quale presupposto basale per la centratura sottile, per la reminiscenza animica, per la Tradizione Vivente, che conducono al di là della Soglia, nel Tempio Arcano dei Misteri Divini. In una lettera del 19 Aprile 1984 in risposta a Paolo Andriani, esecutore testamentario di Evola ed allora presidente della Fondazione omonima, resa pubblica recentemente[2], Pio Filippani Ronconi in tale prospettiva con parole sibilline, ma taglienti, diremmo “solventi” indica con una sinteticità straordinaria il dominio della sterile dialettica, della cultura fine a stessa, della filosofia teoretica e sistematica - quindi che non è prassi di vita, di ascesi, quindi modernamente inutile - indica la sfera della razionalità, del pensiero riflesso, che deve essere necessariamente superata:”…il convegno elude il tema fondamentale della vita di Evola…la realizzazione magica dell’uomo moderno come Individuo Assoluto…non si fa della cultura, come non si fa della filosofia e, tanto meno, non si fa della ideologia e ancor meno delle tematiche”. Le ultime righe della presente lettera le assumiamo come assunto iniziale, fondamentale ed irrinunciabile di tutto ciò che in seguito andremo a disquisire sullo stesso Filippani Ronconi e su Massimo Scaligero:”Parlare di Evola, come degli altri che formavano il Gruppo di UR (Colazza, Onofri, Colonna, Scaligero[3], Reghini) significa trattare CONCRETAMENTE delle discipline arcane che conducono l’uomo a realizzare la propria essenza più intima, che, poi, è il Cuore del mondo e di ogni cosa. Il resto sono foglie secche”. Ci riferiamo ad un insegnamento iniziatico, che potremmo definire la Via Italiana della Rosa+Croce, che è la Via del Pensiero Vivente, avente come basilare espressione teoretica La Filosofia della Libertà di Rudolf Steiner (1861 – 1925) ed, in forma e qualità diversa, in Giovanni Colazza (1877 – 1953), Massimo Scaligero (1906 – 1980) e Pio Filippani Ronconi (1920 - 2010) le massime personalità di realizzazione noetica e di sperimentazione ascetica: per noi non contano le normali differenziazioni personali, tra il medico, l’esoterista ed il combattente-studioso, ma la comune Idea spirituale di cui sono stati testimoni. In ciò si ritrova una profondo salto di livello, un’ontologia qualitativa nell’esposizione steineriana, che va ben oltre i limiti dell’Antroposofia, rappresentando una vera e propria Spagiria Solare, la trasfigurazione aurea dei limiti dell’uomo moderno, che sono limiti essenzialmente di cerebralità riflessa e di condizionamento istintuale:”Non potrà osservare tale libertà chi non è in grado di vedere come il volere libero consista nel paralizzare, nel respingere innanzi tutto la necessaria azione dell’organismo umano mediante l’elemento intuitivo, per mettere poi al suo posto l’attività spirituale della volontà riempita dall’idea“[4]. Se sia Colazza che Scaligero ebbero in vita non pochi problemi con i rappresentanti dell’ortodossia e della scolastica antroposofica, è ben comprensibile come il contenuto sapienziale rosicruciano dagli stessi manifestato volesse e voglia rappresentare una profondità diversamente ermetica, poco compresa, non solo dagli zeloti dell’inalterabilità della dottrina, ma anche da chi intravede in detti esoteristi semplici rappresentanti di una religiosa e dogmatica cristologia. Non è un caso, infatti, Jean – Pierre Bayard, nel suo imprescindibile studio sui Rosacroce[5], in riferimento a Rudolf Steiner accenni ad un “circolo interno”, fondato dallo stesso ed alla netta differenza dei suoi insegnamenti rispetto all’orientalismo della Società Teosofica: un direzione trasfigurante e prettamente occidentale che nell’essenza, nel voler penetrare attivamente la materia ha ripreso il motto rosicruciano PER CRUCEM AD ROSAM. Tale è l’assunto, tale è la valenza realmente trasmutatoria dell’insegnamento dello Scaligero, la capacità di far comprendere cristallinamente come l’esistenza umana sia finalizzata al disvelamento di quel potere numinoso, che nell’uomo moderno è presente in stato di narcosi, che dallo stesso viene vissuto ma non riconosciuto, e come l’illusione si annidi anche e soprattutto nel mondo del tradizionalismo, ove larve psichiche si manifestano come veri e propri surrogati di una conoscenza che non si sperimenta realmente, liberamente, essendo confinata nel dominio dell’astrattezza, del cerebralismo intellettuale e maldestramente operativo e rituale:”Chi riesca veramente a sviluppare l’amore per la verità, non può a un determinato momento non passare all’azione interiore, come alla pratica sostanzialmente presupposta: ma proprio tale azione, ove sia condotta innanzi con decisione, porta inevitabilmente fuori della dialettica mediante cui è sorta”[6]. Tale pantano può essere unicamente superato realizzando internamente due verità fondamentali, riguardanti, la prima, la condizione caduca dell’uomo moderno, non intesa e vissuta con pessimismo speculativo, ma tale da favorire una propensione dinamica secondo cui l’ultimo gradino della scala può e deve essere inteso come il primo di un’ascensione consapevole, la seconda, attinente la costituzione sottile dell’attuale umanità, profondamente diversa da quella esistente nelle ere passate, in cui l’individualismo egoico si manifestata con un crisma di così mai marcata centralità, la cerebralità assumendo un primato rispetto alle forze spirituali ed organiche presenti nel sangue o nel respiro. Circa lo stato di profonda decadenza dell’attuale società contemporanea, la via rosicruciana, testimoniata dallo Scaligero, indica essere tale condizione propedeutica all’autentica autocoscienza dell’Io[7], come discesa estrema nell’elemento minerale, come assoluta putrefazione alchimica, che esplicita una spoliazione radicale, intendendo in tal senso il momento di crisi più estrema il momento in cui all’Uomo è concessa la possibilità di attivare il proprio Potere Magico, invertendo la polarità, che è principalmente polarità del Pensiero, che da riflesso si trasmuta in Vivente:”Il mistero del mondo stellare vive nel segreto della coscienza minerale e però parla dalle profondità dell’essere minerale dell’uomo: egli, destando il pensiero secondo un processo inverso a quello onde si è formata la mineralità, ma traendolo dalla forza stessa che ne è la base, essendo un’identica forza, alla base del minerale e del pensiero pensante, potrà risolvere l’incantesimo tessuto di brama e di morte, suggellante la ‘forma’ sensibile del mondo terrestre”[8]. La modernità, pertanto, non viene vissuta con fatalismo e rassegnazione, ma come un’eroica, un’aristocratica opportunità, in cui le forze basali si esprimono senza legami o vincoli, potendole cogliere nell’unità della loro essenza, della loro scaturigine, ritrovando le Stelle negli abissi, il Sole nelle tenebre:”Nell’Opus Regale che l’uomo nuovo è chiamato a compiere, lo stesso minerale…si discioglie dal suo rapprendimento fisico per ridiventare calore puro, quello medesimo che l’uomo sperimenta, inverso, nel calore biologico, e direttamente come moto incorporeo animante il pensare”[9]. E’ in tale direzione che l’ascesi aurea dello Scaligero e di Filippani Ronconi, amico e discepolo come amava definirsi, inizia a delinearsi come autentico realismo magico, che primariamente ha la capacità di vivere e percepire il Mondo, in esso, in tutte le sue manifestazioni, in tutte le sue forme, in tutte le sue creature esplicitandosi il Divino, non relegato in rarefatte ed artefatte dimensioni extraterrestri o iperspaziali[10]: il Sacro è possibile coglierlo maggiormente proprio ove l’uomo moderno lo disconosce, nel silenzio di una casa, nella visione di un fiore, nei sussurri della Natura, ma anche e soprattutto nel dolore, nella povertà, nella malattia di un figlio, nell’eroica sofferenza di un padre e di una madre. E’ la risoluzione dell’eteronomia, della dualità, è la riscoperta del Dio in ciò che solo apparentemente da noi si differenzia, come formale rappresentazione, è l’autentica e magica azione terapeutica. Qui vi è il segreto di ciò che procede, dell’unità organica dell’universo, della sua composizione, delle potenze varie ed infinite che lo compenetrano, da un’apparente frammentazione del potere supremo, del potere di Giove in potenze secondarie, che si caratterizzano per la mancata identità con se stesse, per un moto di propensione verso l’esterno, per l’acquisita e caduca capacità di generare altro da sé, quindi la diminuzione della potenza per il suo frantumarsi: in ciò si configura la ροπή neoplatonica, il cammino ricurvo, la caduta, la persa stabilità ed identità. Operativamente è la prima estrazione del Mercurio e l’ottenimento dello stato fluidico, che si consegue “lavorando” proprio sulle componenti non omogenee, sulle componenti umide, che primariamente nel pensiero riflesso, prima che nel respiro e nel sangue come era nell’antichità, trovano le loro corrispondenze psico-organiche. E’ il passaggio della prima Soglia, attraverso la concentrazione e la meditazione, come indicato dall’ascesi rosicruciana[11], il primo contatto col corpo lunare, in un cangiamento ed in un avvicinamento sempre maggiore alla Vergine-Sophia, all’anima rinnovata, alla spiritualità perduta e ritrovata:”Chi dunque saprà prendere moglie e renderla gravida della generazione della specie, mortificare, e vivificare, e portare dentro la luce, e pulire il volto dalla nerezza e dalle tenebre, sarà oltremodo degno”[12]. Una vibrazione che non si manifesta senza un ricordo, senza un’anamnesi, senza aver invertito la polarità della potenza del pensiero, che torna a guardare a sé, a rivolgersi su di sé, nella sua centralità, nel movimento che infrange la dualità, la rappresentazione fenomenica, l’inganno degli istinti, quindi che infrange le insidie dei due Ostacolatori, Lucifero e Arimanne. E’ necessario, tuttavia, precisare che codesta centralità non è assolutamente simbolo di una supremazia, di un dominio interiore nell’esistenza ordinaria. Al contrario, ciò che all’Uomo attraverso il pensiero appare sotto il suo controllo, in realtà, controlla e domina il pensiero dello stesso, tramite due inganni che lo soverchiano e lo ammaliano, l’illusoria dualità del Mondo e della Natura, a cui abbiamo già accennato ed il potere degli istinti. Massimo Scaligero pone molta attenzione alla problematica degli istinti ed in particolare alla fascinazione dell’Eros, la cui comprensione per l’uomo moderno è strettamente sensuale, di illusoria rappresentazione corporea e che per il Mago, per l’Ermetista costituisce una delle prove decisive e più ardue della propria realizzazione:”Non v’è ascesi, o resurrezione interiore, che non implichi per l’uomo la conoscenza reale del suo rapporto con il sesso. Tale conoscenza, attuando la propria radicalità, esige che il principio cosciente ritrovi il mistero della generazione fuori del servaggio alla brama”[13]. A tal punto, è d’uopo evidenziare, come il ripercorrere sinteticamente la dottrina dell’ascesi aurea della Rosa+Croce, così come è stata esposta ed intimamente vissuta nel suo insegnamento italiano, non è mero esercizio dialettico o intellettuale, ma riveste una precisa esigenza, che umilmente speriamo di rappresentare al meglio, cioè il dovere di intendere detta ascesi come una pratica propedeutica, di inevitabile avviamento all’Opus Magicum, per i motivi che di seguito andremo ad esporre. Chi non è qualificato, chi non ha assunto in sé la consapevolezza della continuità tra umano, sensibile e Divino commette l’errore di affrontare la Forza Uranica fuori da una operatività coerentemente orientata, e pertanto viene travolto da ciò che per lui può essere solo caotico ed oscuro, proprio perché non ha suggellato ed invertito verso l’Alto la Forza medesima: vi è, infatti, sempre un Guardiano della Soglia che determina il vero “desiderio” da quello intriso da mera curiosità, esso si presenta nell'attimo in cui si vuole lacerare il velo della verità. In codesta direzione si palesa l’evidente stato di degenerescenza dello spiritualismo contemporaneo. Quanti dei moderni maghi, delle tante streghe, dei tanti auguri, hanno compiuto realmente la trasmutazione del pensiero riflesso in Pensiero Vivente, quanti hanno realizzato l’identità e la fraternità tra le diverse ed organiche componenti del Cosmo? Quanti hanno percorso un’ascesi purificatrice prima di accostarsi ad una evocazione, ad una parola di potenza, ad un mantra? Quanti posseggono il diritto aristocratico ad accedere al contatto con la Forza del Sacro? La risposta è nella scarsa sanità raziocinante di tale sottobosco occultistico del Terzo Millennio. D’altronde, sono ben visibili le turbe psichiche, i tormenti inconsci, le fobie per un’analisi introspettiva di chi commette sacrilegium, nelle mani viscide di una controiniziazione che accresce il suo diabolico potere proprio sfruttando tali deficienze[14]. L’Opera dello Scaligero in tal senso è di una chiarificazione davvero cristallina, impegnata in ogni istante della propria esistenza, in ogni suo scritto ha rimarcare più e più volte che non ci si avvicina alla dimensione del Sacro prima di una profonda metanoia del proprio pensiero, che comporta un’inversione d’indirizzo rispetto al decadentismo spiritualista. Nell’ascesi aurea rosicruciana non si impegna la propria libera volontà per un affrancamento dal sensibile o per un sonnambulismo medianico, ma al contrario nel sensibile si ricerca la vera matrice dell’Io e soprattutto non si smarrisce miseramente la presenza a se stessi, la propria coscienza di veglia, ma la si potenzia oltre il limite dell’umano, affinchè attivamente, liberamente, eroicamente possa varcare la soglia e, tramite la Magia Stellare, ricercare il Logos:”L’asceta di questo tempo si rivolge proprio al pensiero che lo congiunge con la sfera sensibile, essendogli immediato e principio di mediazione…Esso può essere conosciuto come la vita iniziale delle idee e coma la forza che muove dall’interno la corporeità”[15]. Ci troviamo, dunque, a focalizzare la nostra attenzione su di un aspetto importantissimo nella dottrina globale dei due grandi esoteristi, di cui stiamo trattando, e che ci ricollega alle considerazione iniziali sul reale senso della Tradizione. Il lettore attento avrà notato come il discorso sviluppato intorno alla centralità della palingenesi del Pensiero possa non aver considerato aspetti realizzativi fondamentali di molte pratiche operative tradizionali, come il respiro ed il sangue. In ciò personalmente riteniamo risplenda tutta la grandiosità dell’insegnamento sapienziale in questione, l’ascesi aurea sperimentata, operata su di sé - seguendo le orme di Rudolf Steiner[16] - , cioè nell’aver inteso perfettamente la mutazione della fisiologia occulta e sottile dell’uomo moderno. Se nell’antichità gli elementi e di vincoli acquatico-lunari andavano limitati e dominati, per permettere alla Sapienza Stellare di fluire, dalla Natura e dal Cosmo, nel composto umano, all’uomo moderno è stata concessa la potestà della Libertà Assoluta, cioè la capacità magica di vivere i propri sensi, i propri istinti e di ricercare in essi, negli abissi della propria personalità la Sorgente Solare della Tradizione Vivente. L’Uomo, il suo cuore come centro della Forza Uranica, che non va ricercata altrove se non in se stessi, varcando la soglia della cerebralità, indi il pensiero trasmutato come viatico alla Sophia, il cervello, non più il respiro o la corporeità basale, come porta d’accesso al Cuore. Tutto ciò sublima quanto abbiamo precedentemente scritto, valorizza l’ascesi dei Rosa+Croce come prima Magia, come Arte d’elezione, di qualificazione alla Sapienza Arcana ed Ermetica dei Maghi; impone, soprattutto, una seria riflessione su ciò che debba intendersi per Tradizione. Brevemente ci è possibile affermare come le esistenze terrene delle due grandi personalità di cui stiamo discorrendo, abbiano inteso qualificare i termini Tradizione e Perennità in un senso altamente Vivente, reale, di compiuta mutazione ed anamnesi animica. Anamnesi che non va intesa come ricordo del passato, ma platonicamente come presenza noetica di ciò che non subisce determinazioni dal Tempo e dallo Spazio:”Nell’epoca in cui all’uomo è dato ritrovare l’elemento solare nell’esperienza cosciente del pensiero, l’errore è volgere lo Spirito non secondo l’originario affiorante nel momento dinamico del pensiero, bensì secondo il pensato, il già compiuto, secondo la norma dell’insegnamento, del rito, del passato, che è dire, in definitiva, secondo la corporeità, la psiche lunare, la memoria del sangue, l’esaurito movimento dell’anima”[17]. Questa precisazione su come la Tradizione debba necessariamente essere intesa come fonte imperitura di Sapienza, indi sempre viva, e non vincolata a forme di predeterminazione storica, è da relazionare con le forme dialettiche che la conversione del pensiero supera. Pertanto, il perdersi nell’astrattismo ideale, filosofico e rituale costituisce la mancata capacità di risolvere forme diverse di una cerebralità, che, in quanto riflessa, è morente. Sono anch’esse forme devianti degli Ostacolatori, Lucifero ed Arimanne, che Filippani Ronconi, in un ricordo di Massimo Scaligero[18], inquadra essere i vettori che conducono l’Uomo alla paralisi delle forze pensanti ed all’esaurimento di quelle viventi. Al termine di questo nostro saggio, possiamo qualificare il nostro incontro con Massimo Scaligero e con Pio Filippani Ronconi, cercando di evocare simbolicamente il loro connubio misterico ed iniziatico con la Rosa+Croce, in cui lo sbocciare dell’Io Trascendente, del Logos è concesso all’Iniziato, che, tramite l’ascesi aurea, ha eroicamente intrapreso il cammino verso l’equilibrio delle forze cosmiche, del Principio Uranico Solare e del Potere Lunare, dominante la profondità tenebrosa della materia, è l’Unione spagirica dei due Alberi, dell’Uomo e della Donna:”L’ermetico solve et coagula, il dosaggio alchimico e la spagiria si rivelano allo sperimentatore rosicruciano forme simboliche di operazioni volte ad un’impresa iniziatica, che oggi egli può realizzare mediante la spagiria del pensiero vivente: onde nell’anima l’elemento solare (Logos) separa l’elemento lunare (Lucifero) dall’elemento terrestre (Ahrimane), per operare su essi secondo il Potere Originario, sorgente dal segreto essere della Terra, come dall’essenziale scaturigine solare“[19].
[1] Manifesti Rosacroce, Le Nozze Chimiche, p. 137, (a cura di Gianfranco De Turris) Edizioni Mediterranee, Roma 1990
[2] Arthos, Anno XII, vol.IV, n° 18 del 2009, p. 81, Edizioni Arya, Genova.
[3] E’ bene precisare come Massimo Scaligero non facesse parte del operativamente del Gruppo di UR, ma ne conoscesse personalmente tutti i massimi esponenti.
[4] R. Steiner, La Filosofia della Libertà, p. 156, Editrice Antroposofica , Milano 2003
[5] J-P. Bayard, I Rosacroce, Storia, Dottrine, Simboli, p. 216ss, Edizioni Mediterranee, Roma 1990
[6] M. Scaligero, Dallo Yoga alla Rosacroce, p. 36, Edizioni Perseo, Roma 1972. La citazione in questione è stata ripresa dal capitolo in cui l’Autore descrive il suo incontro ed il suo rapporto con l’eccezionale figura di Julius Evola. Riteniamo che quelle pagine debbano essere lette, rilette e meditate, proprio in riferimento a quanto scritto da Pio Filippani Ronconi nella lettera precedentemente citata: la propria palingenesi animica non diviene autenticamente personale, indi libera, se non sublima la dialettica, l’astrattismo e l’eteronomia dell’insegnamento da cui ha preso spunto. Lo scimmiottamento volgare di una dottrina, di un percorso iniziatico è il tradimento più grave che può attuarsi verso il Maestro a cui si crede, solo formalmente, di ispirarsi.
[7] F. Nietzsche, Così parlò Zarathustra, Fratelli Melita Editori, La Spezia 1992, p. 26:”…questo Io con le sue contraddizioni e confusioni è il solo ancora che lealmente affermi il suo Essere: questo Io che crea, che vuole e che impone i valori, che è la misura e il valor delle cose”.
[8] M. Scaligero, La Via della Volontà Solare, p. 221, Edizioni Tilopa, Teramo-Roma 1986.
[9] P.Filippani Ronconi, nella prefazione a La Luce di Scaligero, Edilibri Roma 2005.
[10] Sarebbe interessante, oltre che magicamente educativo, riflettere sul seguente appello di Nietzsche circa lo spirito di gravità:”Chi vuole apprendere a volare un giorno deve prima di tutto imparar a stare, a camminare, a correre, ad arrampicarsi…non s’apprende in una sola volta l’arte del volo”(op. cit., p. 162).
[11] M.Scaligero, Dallo Yoga alla Rosacroce, op. cit., p. 49:”Viene per tale via penetrato il magico mondo della percezione sensoria. Ove si abbia allo stato puro, come stato di contemplazione profonda, la percezione sensoria rivela l’unità dell’Io con il mondo, antecedente ogni coscienza cognitiva.
[12] G. Aurach de Argentina, Prezioso dono di Dio, p. 49, Biblioteca Ermetica, Edizioni Mediterranee, Roma 1983
[13] M. Scaligero, Graal (Saggio sul Mistero del Sacro Amore), p. 90, Edizioni Tilopa, Roma 2001.
[14] Abraxa, Conoscenza dell’azione sacrificale, in Introduzione alla Magia, volume III, Edizioni Mediterranee, Roma 1987, p. 264:” Il momento del sacrificio fu spesso considerato come un momento solenne e pauroso, e quelle forze che se ne liberano e che non sono dominate e fanno irruzione nel mondo degli uomini attraverso la via a loro aperta, sono potenze demoniache d’insidia e di maledizione”.
[15] M.Scaligero, Magia Sacra, p. 172, Edizioni Tilopa, Roma 1989
[16] R. Steiner, La Saggezza dei Rosacroce, Editrice Antroposofica, Milano 1994, p. 16 :”Il rosacroce non ha il compito di ritirarsi dal mondo fisico: farebbe anzi male, perché il suo dovere è appunto di spiritualizzarlo. Deve invece ascendere alle regioni più alte della vita spirituale e, con le cognizioni ivi acquisite, lavorare attivamente in tutto il mondo fisico, soprattutto tra gli uomini. Questo l’atteggiamento dei Rosacroce, la conseguenza immediata della loro sapienza“.
[17] M. Scaligero, La Tradizione Solare, p. 97, Edilibri, Roma 2006.
[18] P.Filippani Ronconi, Massimo Scaligero, Amico e Maestro, in Archetipo, rivista telematica (www.l’archetipo.com), Gennaio 2001.
[19] M.Scaligero, Dallo Yoga alla Rosacroce, op. cit., p. 183-4.
( Tratto da "ELIXIR" n. 9, con il permesso delle Edizioni Rebis)