Il Dio del Silenzio, permanenze della tradizione esoterica egizia a Napoli - di Sigfrido E. F. Höbel
L’idea del Silenzio e, in particolare, del silenzio iniziatico, ha trovato la sua personificazione nella figura del dio egizio Arpocrate, figlio di Iside e Osiride: nell’arte figurativa egiziana le immagini di Arpocrate mostrano per lo più il giovane dio come un fanciullo seduto su un fiore di loto o in braccio alla madre Iside o anche eretto, ma sempre col dito sulle labbra, gesto con cui sembra intimare il silenzio.
L’immagine del giovane Arpocrate ha incontrato particolare favore nel mondo antico, travalicando i confini dalla nativa terra d’Egitto, come attestano le frequenti citazioni degli autori classici e le numerose testimonianze artistiche. Arpocrate era infatti diventato, insieme a Iside e Serapide, una delle divinità più popolari fra quelle che si ispiravano agli antichi culti egiziani diffusi nel bacino mediterraneo a partire dall’età alessandrina e imperniati soprattutto sui Misteri isiaci e sul mito di Osiride.
Il sincretismo culturale e religioso che si è sviluppato nell’ambito cosmopolita della civiltà alessandrina, semplificando il tradizionale pantheon egiziano, aveva fuso i caratteri delle antiche divinità egizie con quelli delle divinità greche e Arpocrate, confondendosi, in quanto figlio di Iside e Osiride, con Horus, rendeva possibile la sua identificazione con l’erede di Osiride e col sole nascente presentando, in tal senso, molte analogie con Apollo e con il suo simbolismo solare. Il gesto con cui Arpocrate sembra intimare il silenzio mostra, inoltre, in modo limpido e inequivocabile, la funzione attribuita al dio fanciullo come Dio del Silenzio e custode dei sacri Misteri, come precisa Plutarco affermando che egli è il “patrono e precettore dell’umana attività di comprensione del divino”. Il significato più comunemente attribuito al gesto del silenzio di Arpocrate era quello di un ammonimento rivolto a quanti fossero iniziati ai sacri Misteri, di non divulgare i segreti connessi ai riti iniziatici. Tale convinzione, diffusa nella tarda antichità, verrà ampiamente riproposta, nel Rinascimento, da letterati e artisti, che utilizzeranno l’immagine di Arpocrate come esplicito riferimento agli antichi Misteri e, in particolare, alla tradizione egizia. Le immagini presenti nella nostra area geografica e culturale, potranno essere interpretate espressione di un’adesione alle visioni iniziatiche e “misteriosofiche” del mondo antico.