A cura di Orpheus

Scopo della filosofia occulta è quello di darci l'inalterabile serenità dell'anima, che è la vita del cielo e la pace profonda degli eletti.

Per arrivare ad una pace simile occorre : 1. — Non turbarsi mai con l'apprensione del male, perché il male che ci può attaccare non è mai più forte di noi. Non vi è che un male reale ed è l'ingiustizia, e noi possiamo essere giusti. Le calamità estranee alla coscienza nostra sono sovente avvertimenti saggi e benefici della Provvidenza: aspettiamoli sorridendo. 

2. — Lavorare incessantemente alla formazione del proprio carattere. Con i vizi del carattere ci si tormenta da sé e si tormentano benanche gli altri. Un pessimo carattere è, quindi, un'abitudine d'ingiustizia e trascina sempre con sé il disordine e la riprovazione.

3. – Non abbandonarsi mai alla voluttà. Il piacere è fatto per noi, non noi per il piacere.

4. — Credere seriamente alla indistruttibilità di tutto quanto è bene, di tutto quanto è vero, di tutto quanto è bello, di tutto quanto è puro.

5. — Essere umili e non credere mai che siamo grandi perché abbiamo grande scienza e grandi pensieri. Una goccia di rugiada riflette tutte le glorie di un bel giorno, ma niente di questo le appartiene: è così della nostra anima. Non siamo che specchi tremuli e fuggitivi come goccia d'acqua, e se la natura c'infrange, nessun vuoto sarà fatto nell'immensità.

6. — Elevare l'indipendenza della nostra coscienza al di sopra di tutte le correnti umane e di tutti i timori, perché nulla ci potrebbe accadere peggio della morte. Ora, noi non dobbiamo affatto temere la morte, perché è cosa naturale e necessaria, alla quale sfuggono l'indipendenza e la grandezza dello spirito, quando lo spirito si lega irrevocabilmente alla verità e alla giustizia che sono eterne.

7. — Non cercare l'infinito che nell'ordine intellettuale e morale. Il mondo intero non è grande abbastanza per riempire l'anima nostra, la quale ha sete di una perfezione infinita, il che sta a provare la sua immortalità. Le ricchezze della terra quando sono immense, diventano immensi imbarazzi e non soddisfano mai il possessore. Le grandezze del mondo sono spesso grandi disinganni. Tutto quello che può finire è già come . . finito, e l'avvoltoio di Prometeo ritorna senza tregua ad ingrandire il vuoto nel cuore dell'uomo inchiodato alla rupe del potere, poiché quanto più ci si è elevati al di sopra degli altri, tanto più si è solitari.

8. — Non credere alle illusioni. Essendo la realtà mille volte più bella dei sogni dell'uomo, non bisogna contentarsi di sognare quello che si può apprezzare e conoscere: la giovinezza, l'amicizia, l'amore, la poesia ecc. Tutto è vero, tutto è eternamente vero, benché tutto cambi di zona, come la stagione dei fiori. La primavera non è una illusione per le rondini, le quali hanno il coraggio di seguirla e sempre la ritrovano.

9. — Rispettare la coscienza degli altri e ad essi non imporre neanche la verità; non infrangere a forza il giogo degli schiavi che amano là loro schiavitù. Aver sempre abnegazione, non aver mai troppo zelo. I pazzi gioiscono della loro pazzia, e sarebbe crudele il toglier loro la follia senza restituire ad essi la ragione.

10 — Non accordare esistenza di realtà al male. La natura lo respinge, il dolore protesta contro di lui, le creature ragionevoli non possono volerlo, l'armonia universale non gli dà tregua, la vita trionfa incessantemente del male come della morte. La riprovazione eterna del male è nell'eterno trionfo del bene; l'ordine rimedia al disordine mediante il supplizio, e il supplizio stesso è un bene perché è rimedio. L'orgoglio è un diadema di onta, la lussuria è un aborto del piacere, l'avarizia è il culto della miseria. Le vie del male sono larghe al principio, ma si restringono a misura che si procede innanzi e finiscono col soffocamento e con lo schiacciamento della vittima. Sono strade senza uscita, ove bisogna perire se non si ha la forza e la valentia di tornare indietro.

11. — Gli uomini finiscono col subire l'ascendente del genio e della intelligenza dei propri simili, ma li odiano perché la passione e il tormento dei deboli è l'invidia. Essi negano sempre l'abnegazione e vanno alla ricerca di qualche motivo servile ed infame per spiegare il sacrificio degli eroi. Lasciamoli dire; vogliono parlare senza sapere e non vogliono ascoltare, coronano volentieri la nullità, la quale non fa ombra.

12. — Amiamo il bene per il bene, la scienza per la scienza, il bello per il bello, la verità per la verità. Credete forse che Omero abbia composto i suoi poemi ammirevoli in vista dell'elemosina di cui aveva bisogno? Le città della Grecia si rinviavano la miseria di lui, ma si sono disputate la sua nascita e il suo nome. E non si sa bene quale di esse gli ha reso gli onori supremi e ha meritato di possederne le spoglie. Lasciamo, diceva il Cristo, lasciamo che i morti seppelliscano i morti. Cerchiamo dapprima il regno della giustizia divina; tutto il resto è superfluo.

(Tratto dal volume “Fables et Symboles”. Paris, 1862)

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