Ogni intenzione, che non si manifesta per mezzo di atti, è una vana intenzione, e la parola che la esprime una parola inutile; è l'azione che dà la prova della vita ed è pure l'azione che prova e dimostra la volontà. Si dice per questo nei libri simbolici e sacri che gli uomini saranno giudicati non secondo le loro idee ma secondo le loro azioni. Per essere si deve operare. Dovremo ora iniziare a trattare della questione grande e terribile delle opere magiche. Non si tratterà più qui di teorie o di astrazioni; giungeremo alla realizzazione, metteremo fra le mani dell'adepto la bacchetta dei miracoli dicendogli: «Non ti basare solo sulle nostre parole; ma per conto tuo agisci.» Si tratta qui di opere di una relativa onnipotenza, e del mezzo di impossessarsi dei maggiori segreti della natura e di farli servire ad una volontà illuminata ed inflessibile. La maggior parte dei rituali magici conosciuti sono delle mistificazioni o degli enigmi, e noi, per la prima volta, stiamo dopo tanti secoli per squarciare il velo dell'occulto santuario. Rivelare la santità dei misteri significa porre un rimedio alla loro profanazione. Tale è il pensiero che sostiene il nostro coraggio e ci induce ad affrontare serenamente tutti i pericoli di quest'opera che forse è la più ardita che mai mente umana abbia concepito o compiuto.
Le operazioni magiche consistono nell'esercizio di un potere naturale ma superiore alle forze ordinarie della natura; sono il risultato di una scienza e di un'abitudine che esaltano la volontà umana al di sopra dei suoi limiti consueti. Il soprannaturale consiste nel naturale straordinario o esaltato; il miracolo è un fenomeno che colpisce la moltitudine perché è inaspettato; il meraviglioso è quello che meraviglia; sono gli effetti che stupiscono coloro che ne ignorano le cause o loro assegnano cause non proporzionali a simili risultati. Solo per gli ignoranti vi sono miracoli: ma, giacché non esiste ancora una scienza assoluta fra gli uomini, il miracolo esiste ancora ed esiste per tutti. Cominciamo col dire che noi crediamo a tutti i miracoli, sicuri e convinti come siamo, per esperienza personale, che essi siano possibili. Ve ne sono alcuni che rinunziamo a spiegare, ma che non crediamo inesplicabili; dal più al meno, dal meno al più le conseguenze sono ugualmente relative e le proporzioni progressivamente rigorose. Ma per fare dei miracoli bisogna essere fuori delle condizioni comuni dell'umanità; bisogna essere o astratto per sapere o esaltato per follia; sopra tutte le passioni, o all'infuori delle passioni stesse per estasi o frenesia. Questa è la prima e la più necessaria preparazione dell'operatore.
Cosi, per una legge provvidenziale o fatale, il mago non può servirsi dell'onnipotenza dei suoi poteri che in ragione inversamente proporzionale all'utile suo proprio; l'alchimista fa tanto più oro quanto più si rassegna alle privazioni e stima la povertà protettrice dei segreti della grande opera. L'adepto, col cuore sgombro da ogni passione, disporrà solo dell'amore e dell'odio di coloro che vorrà fare strumenti della sua scienza. Il mito della Genesi è eternamente vero; Dio non permette l'avvicinarsi all'albero della scienza che a coloro i quali sono assai astinenti e forti da non desiderare di impadronirsi dei suoi frutti. Voi dunque che cercate nella Magia il mezzo per soddisfare le vostre passioni, fermatevi in questa funesta via: non vi trovereste che la pazzia o la morte. Questo una volta era espresso con la tradizione popolare che il Diavolo presto o tardi finiva col torcere il collo agli stregoni. Il mago sia dunque impassibile, sobrio e casto, disinteressato, impe-netrabile e inaccessibile a tutte le specie di pregiudizi e di terrori. Egli deve essere senza difetti fisici e provato a tutte le contrarietà ed a tutte le sofferenze. La prima e la più importante di tutte le opere magiche è quella di giungere a questa rara superiorità. Si è detto che un'estasi passionale può produrre gli stessi risultati di una assoluta superiorità; ciò è vero, riguardo alla riuscita ma non lo è altrettanto rispetto alla direzione delle operazioni magiche. La passione proietta con forza la luce vitale ed imprime dei movimenti imprevisti all'agente universale; ma non può guidarli con la stessa facilità con la quale li ha suscitati, e allora il suo destino somiglia a quello di Ippolito trascinato dai suoi cavalli o a Falaride che provò su se stesso lo strumento del supplizio che per altri aveva inventato (il toro di bronzo rovente). La volontà umana, fatta realtà dall'azione, è la palla del cannone che non rincula dinanzi ad ostacolo alcuno. Essa lo attraversa o vi si spezza, quando con violenza sia lanciata; ma se essa avanza con perseverante pazienza, non si perde mai, è simile all'onda che sempre ritorna e finisce per rodere il ferro. L'uomo può essere modificato dall'abitudine che, secondo il pro-verbio, diviene per lui una seconda natura. Con una ginnastica perseverante e graduata le forze e l'agilità del corpo si sviluppano o si creano in proporzioni meravigliose. Avviene lo stesso con i poteri dell'anima. Volete regnare su voi stesso e sugli altri? IMPARATE A VOLERE. Come si potrà imparare a volere? Ecco il primo arcano dell'iniziazione magica, e appunto per farne comprendere l'intima essenza, gli antichi depositari dell'arte sacerdotale circondarono l'ingresso del santuario di tanti terrori e di tanto prestigio. Essi non credevano a una volontà che dopo averla sottoposta alla prova, e avevano ragione. La forza non sì afferma che con vittorie.
Pigrizia ed oblio sono i nemici della volontà, e per questo appunto tutte le religioni hanno moltiplicato le loro pratiche e reso il loro culto minuzioso e difficile. Quanto più ci si preoccupa di una idea, tanto più si accumula della forza in quel senso. Non preferiscono infatti le madri fra i loro figli quelli che più costarono loro di cure o di sofferenze? E anche la forza delle religioni è riposta interamente nell'inflessibile volontà di coloro che le praticano. Fino a che vi sarà un solo fedele che creda al santo sacrificio della messa, vi sarà un sacerdote per celebrargliela, e fino a che vi sarà un sacerdote che reciti ogni giorno il suo breviario, vi sarà un papa nel mondo. Le pratiche in apparenza più insignificanti, e più estranee per loro stesse al fine che si propongono, pure vi conducono in quanto servono di esercizio e di educazione della volontà. Un contadino che si levasse tutte le mattine alle due o alle tre e che andasse molto lontano a cercare un po' della stessa erba prima dell'alba, portando addosso di quest'erba potrebbe operare un gran numero di prodigi. Quest'erba sarebbe il segno della sua volontà e diventerebbe, appunto per essa, tutto ciò che egli vorrebbe divenisse nell'interesse dei suoi desideri.
Per potere bisogna credere che si possa, e questa fede deve tradursi immediatamente in atti. Quando un fanciullo dice: «non posso», la madre gli risponde: «prova». La fede non tenta neppure; essa comincia con la certezza di riuscire e lavora con calma come se avesse l'onnipotenza a sua disposizione, l'eternità innanzi a sé. Voi dunque che vi presentate dinanzi alla scienza dei magi che cosa le domandate? Ardite esprimere il vostro desiderio, qualunque esso sia, poi mettetevi subito all'opera e non fermate mai la vostra azione nel medesimo senso e per lo stesso fine. Ciò che volete si farà, e già per voi ed in voi l'opera s'inizia. Sisto V, guardando il suo gregge, aveva detto: «Voglio essere papa». Siete un povero diavolo e volete fare dell'oro? Mettetevi all'opera e non arrestatevi mai; vi prometto, in nome della scienza, tutti i tesori di Flamel e di Raimondo Lullo.
Che si deve fare per cominciare? Bisogna prima essere convinti di potere, poi agire. Agire; ma come? — Alzatevi ogni giorno per tempo e alla stessa ora, lavatevi ogni giorno e in ogni stagione alla stessa fonte, prima che si levi il sole; non portate mai vesti sporche e pér questo, se necessario, pulitele voi stesso; esercitatevi a privazioni volontarie per meglio poter sopportare le involontarie; infine fate tacere qualunque altro desiderio che non sia quello del compimento della grande onera. — E come, lavandomi ogni giorno ad una fontana farò dell'oro? — Lavorerete per farne. — E una canzonatura. — No: è un mistero. — E come servirmi di un mistero che non sono in grado di capire? — Credete ed agite; capirete in seguito. Un tale mi diceva un giorno: vorrei essere un fervente cattolico; ma sono Volterriano. Quanto non darei per la fede? — Ebbene, gli risposi, non dite più: Vorrei; dite: Voglio! e adempite ai precetti della fede; vi assicuro che crederete. Voi siete, a vostro dire, Volterriano, e fra i vari modi di capire la fede, quello dei Gesuiti certo è per voi il più antipatico mentre la loro fede vi sembra la più forte e la più desiderabile; ebbene: fate e ricominciate senza scoraggiarvi gli esercizi di S. Ignazio, e diverrete credente come un Gesuita. Il risultato sarà infallibile e se non avrete l'ingenuità di credere che questo sia un miracolo, voi: fino da ora vi ingannate credendovi Volterriano.
Un pigro non sarà mai mago. La magia è esercizio di tutte le ore e di tutti gli istanti. Bisogna che l'operatore della grande opera sia assoluto padrone di se stesso, che sappia vincere l'allettamento del piacere, la fame ed il sonno, che sia insensibile al successo come all'insulto. La sua vita deve essere volontà diretta da un pensiero e servita dalla natura intera che egli avrà assoggettata allo spirito nei suoi organi stessi, e per simpatia in tutte le forze universali che loro corrispondono. Tutte le facoltà e tutti i sensi devono partecipare all'opera, e nulla, nel sacerdote di Ermete, può rimanere inoperoso; si deve formulare l'intelligenza per mezzo di segni e riassumerla per caratteri o pentacoli; si deve manifestare la volontà con parole e affermare le parole con atti; si deve tradurre l'idea magica in luce per gli occhi, in armonia per le orecchie, in profumo per l'odorato, in sapore per il gusto, in forma per il tatto; in una parola l'operatore deve nella sua vita intera realizzare quello che fuori di sé vuole realizzare nel mondo; deve trasformarsi in calamita per attirare la cosa desiderata; quando sarà assai magnetizzato, sappia che quello che desidera avverrà senza che egli neppure se lo immagini. E' importante che il mago conosca i segreti della scienza; ma può anche conoscerli per intuito senza averli imparati. I solitari che vivono nella abituale contemplazione della natura divinano spesso le sue armonie e nel loro semplice buon senso sono spesso assai più istruiti che i dottori, il cui senso della natura è spesso falsato dai sofismi della scuola.
I veri maghi pratici si trovano quasi sempre nelle campagne e spesso ci tratta di gente senza istruzione, di semplici pastori. Vi sono anche certe organizzazioni fisiche meglio di altre disposte alle rivelazioni del mondo occulto; vi sono nature sensitive e simpatiche nelle quali si può dire sia innata l'intuizione nella luce astrale; certi dispiaceri e certe malattie possono modificare il sistema nervoso e farne, senza il concorso della volontà, un apparecchio chiaroveggente più o meno perfetto; ma questi sono fenomeni eccezionali e in generale il potere magico si deve e si può acquistare col lavoro, con la perseveranza. Vi sono anche delle sostanze che producono l'estasi, e dispongono al sonno magnetico; ve ne sono altre che mettono al servizio dell'immaginazione tutti ì riflessi più vivaci e colorati della luce elementare; ma l'uso ne è pericoloso giacché in genere producono il letargo e l'ebbrezza. Si usano talvolta; ma in proporzione rigorosamente calcolata ed in circostanze affatto eccezionali. Chi vuol seriamente dedicarsi alle opere magiche deve, dopo avere affermato il suo spirito contro tutti i pericoli dell'allucinazione e dello spavento, purificarsi internamente ed esternamente per quaranta giorni. Il numero quaranta è sacro e la stessa figura è magica. In cifre arabe si compone del cerchio, immagine dell'infinito, e del quattro che riassume il ternario dell'unità (il suo simbolo è il quadrato nel cerchio). In cifre romane, è il simbolo del dogma fondamentale di Ermete e il carattere del suggello di Salomone:
La purificazione del mago deve consistere nell'astinenza dalle voluttà brutali (attinenti alla natura animale), in un regime vegetariano e dolce, nella privazione di ogni liquore forte, nel regolare le ore del sonno. Questa preparazione è stata indicata e rappresentata, in tutti i culti, in un periodo di penitenza e di prova che precede le feste simboliche del rinnovamento della vita (i digiuni precedenti le grandi ricorrenze religiose).
Quanto all'esteriore si dovrà osservare la più scrupolosa pulizia; anche l'essere più povero potrà trovare dell'acqua alle fontane. Si dovrà anche pulire o far pulire con cura le proprie vesti, i mobili ed i recipienti di cui si fa uso; ogni sporcizia è segno di negligenza ed in magia la negligenza è mortale. Alzandosi e coricandosi si dovrà purificare l'aria con un profumo composto di midollo di alloro, di sale, canfora, resina bianca e zolfo, e dire contemporaneamente le quattro parole sacre volgendosi verso le quattro parti del mondo. Non si dovrà parlare a nessuno di quello che si sta per fare; come assai si è detto nel Dogma, il mistero è condizione rigorosa ed indispensabile di tutte le operazioni della scienza. Occorre sviare i curiosi fingendo altre occupazioni ed altre ricerche, quali esperienze chimiche, per uso industriale, prescrizioni igieniche, ricerca di qualche segreto della natura; ma la parola diffamata MAGIA, mai dovrà essere pronunziata.
Cominciando, il Mago dovrà isolarsi e mostrarsi molto difficile nelle sue relazioni per concentrare in se stesso la sua forza e scegliersi i suoi punti di contatto; ma tanto sarà nei primi tempi selvaggio ed inaccosta-bile, altrettanto lo si vedrà poi circondato e popolare quando avrà magnetizzato la sua catena e scelto il suo posto in una corrente di idee e di luce. Una vita povera e laboriosa è, nella pratica, tanto favorevole alla iniziazione, che i più grandi maestri l'hanno cercata anche allorché potevano disporre delle ricchezze del mondo. E' allora che Satana, cioè io spirito di ignoranza che beffeggia, che dubita, che odia la scienza poiché la teme, viene a tentare il futuro maestro del mondo dicendogli: se sei figlio di Dio comanda a queste pietre di trasformarsi in pane; allora i ricchi cercano di impacciare il principe della scienza ostacolando, disprez-zando o sfruttando vilmente il suo lavoro; gli si spezza in dieci pezzi il pane di cui sembra avere bisogno affinché egli tenda dieci volte la mano per chiederlo; ma il mago non degna neppure di un sorriso queste inezie e continua con calma l'opera sua.
Per quanto è possibile si dovrà evitare la vista di spettacoli ributtanti o di persone schifose, non mangiare con persone che non si stimano, evitare ogni eccesso, vivere nella maniera più uniforme e regolare. Si dovrà avere per se stesso il maggiore rispetto, considerandosi in certo modo come un sovrano in incognito che accetta dì esserlo per riconquistare la sua corona. Essere dolce e composto con tutti; ma, nei rapporti sociali, non lasciarsi mai assorbire, e ritirarsi da quelle società ove non sia possibile avere qualche iniziativa. Si potrà infine e anche si dovranno osservare i precetti e compiere i riti del culto a cui si appartiene. Di tutti i culti il più magico è quello che realizza il maggior numero di miracoli, che sulle più sagge ragioni appoggia i più inconcepibili misteri, le cui luci eguagliano le sue ombre, che popolarizza i miracoli ed incarna Iddio negli uomini per mezzo della fede.
Questa religione è sempre esistita, e sempre è stata nel. mondo, sotto diverse forme, come religione unica e dominante. Attualmente essa ha nel mondo tre forme in apparenza nemiche l'una dell’altra, che però sono destinate a riunirsi ben presto per formare una Chiesa universale. Intendo parlare dell'Ortodossia Russa, del Cattolicesimo Romano, e di una ultima trasformazione della religione di Budda. Crediamo di avere fatto capire a sufficienza in ciò che precede che la nostra magia è diversa da quella degli stregoni e dei negromanti. La nostra magia è scienza e religione assoluta al tempo stesso, che deve non distruggere e assorbire ma rigenerare e dirigere tutte le opinioni e tutti i culti ricostituendo le fratellanze di iniziati e dando così alle masse cieche delle guide sagge ed illuminate. Noi viviamo in un secolo nel quale nulla più v'ha da distruggere ma tutto si deve rifare giacché tutto fu distrutto nel passato.
Rifare che cosa? il passato? — Non si ricostituisce il passato. Ricostituire; che cosa; un tempio ed un trono? A che pro, giacché crollarono gli antichi? — E' come se voi diceste: La mia casa è caduta perché vecchia, a che pro ricostruirla? Ma la casa che rifabbrichereste, sarà forse identica a quella che più non esiste? — No; quella che è rovinata era vecchia e questa sarà nuova. — Ma infine sarà sempre una casa. — Ebbene che mai volete che sia?..