“Ra, altrettanto vero che splendente, conosce che vien fatto.
A colui che compie il bene egli fa il bene, a colui che fa il male egli fa lo stesso” (Iscrizione Louvre n. 2540)
La Medicina Egizia, nonostante la sua grande importanza nell’antichità, è stata oggi quasi completamente dimenticata o comunque non tenuta in debita considerazione, dato l’imperare delle medicine tradizionali provenienti all’oriente, in particolare dalla Cina e dall’India, cui fanno capo la maggior parte dei sistemi di cura non convenzionali attuali, dimenticando, a torto, la nostra tradizione occidentale, la cui culla è stata proprio la valle del Nilo, Scienza Ieratica che non differisce affatto da quella orientale, poiché, nella sostanza, se non nella forma, i postulati sono identici.
I numerosi monumenti, le tombe, i papiri, ci narrano di una cultura antichissima, risalente ad oltre 6000 anni fa, ma le cui profonde conoscenze sono state, in un certo senso, “offuscate”, fondamentalmente a causa della superficiale e distorta interpretazione dei documenti da parte della nostra cultura profondamente materialistica, che non riesce a cogliere il senso reale dei vari testi geroglifici. Ricordiamo semplicemente come due personaggi oggi ritenuti i “padri” dell’attuale medicina, ovvero Ippocrate (V-IV secolo a.C.) e Galeno (II secolo d.C.), abbiano acquisito le loro conoscenze proprio all’interno dei templi egizi.
La scienza attuale si sta pian piano rendendo conto, piena di stupore, delle cognizioni anatomiche e fisiologiche possedute dagli antichi Egizi, affermando, ad esempio, che conoscessero la circolazione del sangue prima che questa fosse scoperta da W. Harvey nel XVII secolo, o la correlazione tra occhi e cuore mirabilmente rappresentata nell’immagine del capo di Horus, il dio Falco, dove vi è, all’altezza del cervelletto, lo stesso simbolo che si trova sul geroglifico del cuore, e che indica la regione del ganglio stellare che comanda il riflesso oculo-cardiaco, poiché è proprio da questo ganglio che nascono le due radici del nervo cardiaco inferiore che innerva il cuore.
Così come sorprendono le cosiddette “diagnosi di parto”, effettuate bagnando con l’urina della donna gravida un chicco d’orzo ed uno di farro: se non germinano, la donna non partorirà, se viene fuori prima l’orzo, sarà un maschio, se il farro, una femmina; oggi si scopre che l’urina di una donna gravida contiene sostanze che favoriscono la germinazione, mentre quella di una donna non gravida, la inibiscono. Gli esempi sarebbero tantissimi.
Gli egittologi dell’Università Americana del Cairo, analizzando i vari papiri in cui vengono descritte alcune ricette erboristiche comunemente utilizzate in Egitto, si sono resi conto che queste poggiano su solide basi scientifiche e che anche oggi, medicinali e cosmetici, si basano sugli stessi principi.
Gli studiosi affermano che quando hanno decifrato gli antichi documenti, si sono accorti che i rimedi degli Egizi non solo avevano un’ottima azione terapeutica, ma potevano anche essere applicati alle terapie attuali. Ad esempio, le ferite venivano trattate con miele, resine e metalli dalle proprietà antimicrobiche e cicatrizzanti; per i disturbi muscolo-scheletrici ci si avvaleva di rubefacenti, sostanze in grado di richiamare il flusso sanguigno sino all’epidermide, utilizzati ancora oggi; le coliche venivano calmate dall’impiego della iosciamina, un alcaloide presente nella Belladonna, che oggi si usa per gli spasmi viscerali e le ulcere; e come nella moderna erboristeria e fitoterapia, il Coriandolo ed il Cumino servivano a ridurre la produzione di gas intestinali, l’olio di Ricino rappresentava un buon rimedio contro la stitichezza, l’Acacia serviva contro la tosse, l’Aloe per dermatiti di varia natura, la corteccia del Salice, ricca di acido salicilico (il precursore dell’Aspirina) come antinfiammatorio e febbrifugo, la corteccia del Melograno si usava per combattere la parassitosi da tenia, ed oggi si scopre che contiene piridina, un alcaloide che agisce bloccando il sistema nervoso del parassita. Inoltre, nelle mummie egiziane sono state trovate otturazioni dentarie che sia per la perfezione tecnica, sia per il materiale utilizzato, non hanno nulla da invidiare alle più complesse tecniche moderne.
Per di più, secondo le ricerche effettuate dal Centro Knh di Egittologia Biomedica dell’Università inglese di Manchester, le radici della medicina moderna si hanno proprio nella terra dei faraoni, e non nell’antica Grecia, ed a dimostrarlo sarebbero i papiri medicali, precedenti di migliaia di anni la nascita di Ippocrate, il padre indiscusso della medicina moderna. D’altronde già Omero osannava i medici egizi, ritenendoli i migliori del suo tempo. Tutto ciò ha condotto gli studiosi addirittura ad affermare che il primo trattato di fitoterapia può benissimo considerarsi il papiro di Ebers.
Ma al di là di quanto asserito dalla nostra scienza, la Medicina Egizia, è ben lontana dal pensiero dell’attuale medicina allopatica, poiché poggia le sue basi sulla conoscenza della fisiologia occulta dell’uomo, nonché delle mutue relazioni tra questo ed il Cosmo. Si tratta di una medicina olistica, le cui conoscenze, dopo la fine del popolo egizio, sono state gelosamente custodite dall’alchimismo medioevale, passando poi, seppur in modo celato, nella tradizione culturale dell’Occidente. Tali pratiche, tra l’altro, sono perfettamente adattabili agli attuali sistemi naturopatici.
(tratto da ereticamente.net che ringraziamo per la gentile collaborazione)