Le strade impervie, che si snodano arcane nel mare magnum delle correnti sapienziali, sono innumerevoli e sottendono a una fonte primigenia in gran parte secretata. Alcuni aspetti noti, invece, sono in possesso di uno sparuto nucleo di iniziati. Stabilire le origini di tale corpus potrebbe rivelarsi difficile, ma non impossibile. Un primo riferimento lo rinveniamo nella chiave ternaria correlata all’Opera e ai Misteri. Il numero Tre rappresentava per gli antichi Ierofanti lo strumento generatore che presiedeva alla realizzazione. Per mezzo della triade magica-alchimica si sono generati i dogmi sia filosofici che religiosi. Non bisogna dimenticare a riguardo, che il Cristianesimo affonda le sue radici nel tessuto della vera magia, scienza assoluta che in seguito è stata alterata e occultata dalla Chiesa. I Magi, che parteciparono alla Teofania Cristica, configuravano in realtà i sacri sacerdoti, i re e i seguaci dell’Arte Regale, giacché l’iniziazione all’Alta Magia costituisce una autentica sovranità.
Non a caso la stella cometa citata nel Vangelo simboleggia fin dalla notte dei tempi il Cammino iniziatico. Per gli alchimisti rappresenta il segno della Quintessenza, per i maghi il Grande Arcano, per i cabalisti, al contrario, il Pentagramma Fiammeggiante che ritroveremo anche nella simbolica massonica. La magia era la scienza di Abramo, di Orfeo, di Zoroastro. I dogmi della ermetica ragione che racchiudono la sacra filosofia magica sono stati scolpiti nella pietra da Enoch e dal sommo Ermete Trismegisto; Tavole della legge che Mosè ha trasformate rivestendole di inediti significati, velandole nuovamente. Di qui nasce la Cabala, eredità esclusiva del popolo d’Israele. La chiave dei Veri si sostanzia ancora una volta all’interno dei Misteri di Eleusi e di Tebe. La lunga marcia della occulta
sapienza procede per gradi, insinuandosi in altrettante filosofie senza perdersi o estinguersi, ma semplicemente adattandosi e trasformando l’aspetto più superficiale, allo scopo di proteggere la parte maggiormente secreta da sguardi profani. Le tante maschere che essa ha indossato durante i secoli sono servite per non disvelare l’origine remota che ne segna le dinamiche di esternazione. L’applicazione pratica delle regole nascoste e negate al profano determina la realizzazione dell’Opera, che in ultimo mostrerà a chi è meritevole e ha conquistato la scienza, il volto rifulgente del Sapere primordiale.
La Strada iniziatica e le implicazioni psico-interioRI
Nell’antica concezione dei Misteri l’iniziazione era apportatrice di un cambiamento trasmutativo che aveva inizio nel momento in cui il neofita veniva introdotto nel contesto riservato del Tempio. Tale aspetto contrasta con l’idea comune che il rito d’ammissione, per quanto importante, costituisca un viatico e non una acquisizione di potere. Tutto questo è vero, ma non bisogna dimenticare, e gli antichi ne erano coscienti, che l’ammissione ufficiale a un ordine di tipo magico-ermetico metteva in campo, - e tuttora è così - delle forze di elevata potenza. Da quanto esposto si comprende come all’origine di tutto esista una sorgente invisibile, che da tempo immemore irrora e nutre la conoscenza ermetica di linfa ed energia realizzatrice. Si tratta con ogni probabilità di una dottrina lontanissima che fa capo a un comparto sapienziale ancora da ricostituire. In sostanza, alla stregua di un gigantesco puzzle, il quadro d’insieme va ricomposto per ricreare l’immagine originaria. Stiamo parlando della Dottrina delle dottrine, vera Scienza! Tornando alla questione dell’investitura ricevuta dall’iniziando, è indispensabile ribadire che la sola cerimonia d’iniziazione (che differisce da ordine a ordine), pone in essere una serie di mutamenti profondi, volti a risvegliare le potenzialità latenti nell’essere umano evoluto e contemporaneamente le forze avverse (o forze d’impedimento) che si ridestano e tentano con ogni mezzo di ostacolare il cammino d’ascenso, specialmente se il soggetto iniziato presenta delle capacità di elevato livello.
La costituzione occulta dell’Essere:
meccanismi di ricostituzione interna
Le forze immani, che pongono in essere le barriere energetiche di blocco del comparto occulto-iniziatico, si materializzano nel momento stesso in cui l’iniziando muove i primi passi nell’operatività interna alla Scuola esoterica a cui egli appartiene. Spetta alla sorgente occulta di cui abbiamo parlato, autentico serbatoio primevo, equilibrare le forti correnti destabilizzanti che minano il corretto sviluppo dell’ermetista. Ciò si concreta allorché l’iniziando entra in contatto, per mezzo dell’operatività riservata, con detta fonte creatrice. La forma simbolica di tale potere è bene espressa nel racconto biblico di Giacobbe e del suo sogno dalle implicazioni ermetiche. La scala che ascende verso il cielo sulla quale gli angeli si alternano, rappresenta le due correnti, femminea e mascolina, che una volta armonizzate daranno vita a una stabilità interiore e a una successiva rielaborazione de meccanismi insiti nella personalità occulta. La Tradizione magica sostiene che l’Universo è unico e nessuna sua parte è in essenza separata da un’altra. Tutto quanto esiste nell’Universo, dunque, è la risultanza di una sottostante unità che è presente in ciascuna cosa. Dietro l’Unità menzionata si cela l’Anima Universale, la schiera collettiva delle Vite e delle Forme, che è una delle tante manifestazioni del Tutto. Se leggiamo alcune righe della Bhagavad Gita -ricordando sempre che noi proveniamo da una tradizione italica, non orientale - troveremo dei concetti che spiegano bene lo stato di solarità espressa dalle potenze universali: “Dopo aver creato l’Universo con un Frammento di Me stesso, io permango”. Ecco il Dio immanente e trascendente: il Dio del mago. L’Uno trascendente, in base all’insegnamento magico, si è riflesso nelle Acque del Caos e nell’Antica Notte e quel riflesso rifulgente del Supremo, quella forza prorompente ere l’Adam Kadmon. In un antico aforisma alchimico è detto: “Solve et coagula”, che vuol significare: “Dissolvi e ricostituisci”. Cosa va dissolto e cosa ricostituito? Di certo non la scintilla eterna che illumina ogni uomo, ma piuttosto l’io personale che per lungo tempo egli considera il suo Io reale. Questa entità, a cui ogni persona è attaccata in maniera morbosa è una maschera dietro la quale si nasconde l’Essenza concreta. La maschera, l’aspetto illusorio, questo è necessario dissolvere e ricostituire. Solo allora sarà possibile ricongiungersi con il Genius, con la potenza vivificatrice, L’Adam Kadmon.
Adam Kadmon:
lo Spirito primigenio
Adam Kadmon porta ordine nel caos. La sua descrizione è contenuta in un rituale magico che così recita: “All’Inizio c’era il Caos e le Tenebre e i Cancelli della Terra della Notte. E il Caos gridò per l’Unità. Allora sorse l’Eterno. Di fronte alla Luminosità di quell’Aspetto le Tenebre si ritirarono e le Ombre si dissolsero”. L’Adam Kadmon o Grande Uomo della Cabala è il Logos dal quale tutte le cose furono create. Nulla esiste nell’Universo senza essere parte integrante del Logos e l‘anima dell’uomo in sé stessa ne è una copia. Tale affermazione spiega perché nell’ambito della magia si parla dell’uomo come Microcosmo e dell’Universo come Macrocosmo, ovvero il piccolo universo che si fonde con il grande universo. La conoscenza della parte più intima che è sopita in noi è la condizione
essenziale per pervenire alla comprensione del Macrocosmo. L’iscrizione che campeggiava all’entrata del tempio di Delfi (o Delfo), dove si trovava il celebre Oracolo: “Gnothi Seautòn”, (Conosci te stesso), alludeva proprio a tale scoperta. Questa è la meta suprema del mago, la realizzazione di cui tanto si parla. Quando il Sovrano interno, l’Adam Celeste, lo innalzerà mitigando la sua natura umana, l’iniziato raggiungerà lo stadio più ambito, la Deificazione. Allora assurgerà alla Divinità, diverrà l’Uomo-Dio che si eleva al di sopra della sua matericità e profanità. E la Luce da quel momento permeerà ogni sua particella, ogni suo atomo…
Simboli e immagini magiche
la Divinizzazione
Il raggiungimento di tale stato divino passa per una strada interna finalizzata alla emersione di date figure o immagini che presiedono allo sviluppo deificante. Talune immagini magiche sono antichissime e di conseguenza sono fortemente caricate mediante energia psichica. Esse sono state fabbricate, caricate e utilizzate da generazioni di iniziati. Possiamo considerarle sorgenti di energia magnetica di grande intensità e il loro valore evocativo è assai potente ed efficace. Nei cerimoniali segreti, mirati alla evocazione delle forze primordiali, vengono impiegate immagini attentamente selezionate. Queste figure, o glifi magici, vengono estrapolati dall’archivio di simboli cabalistici e sono indispensabili per poter creare la giusta atmosfera mentale, in grado di evocare dalle profondità più recondite della psiche le immagini arcaiche rispondenti a determinate forze. Le immagini arcaiche sono contenute in tutti i racconti mitici, fiabeschi e in ogni tradizione di ordine religioso e misterico. Pensiamo a Prometeo, che sottrae il Fuoco sacro agli dèi, ad Ercole, l’uccisore di draghi e ai numerosi miti della creazione, come la caduta dal Paradiso, i Misteri sacrificali, lo smembramento di Osiride e molti altri archetipi che racchiudono e riuniscono in sé certe energie che configurano processi simbolico-immaginativi. Così, le forme-simbolo quali il serpente, il pesce, la Sfinge, l’Albero del Mondo (Albero cabalistico o Minut Mundum) e la Grande Madre sono potenti catalizzatori se usati con cognizione di causa. Da questo punto di vista esistono dieci immagini magiche, che rappresentano l’operatività dell’energia universale in tutti i suoi aspetti e vengono usate per connettersi con tale energia al livello voluto. Attenzione però, questa energia non va pensata come una forza cieca o meccanica, bensì come una energia vivente, cosciente, pensante e pulsante. Ciò vuol dire che la forma-pensiero (o immagine mentale) prescelta, una volta formatasi nella mente cosciente del mago, si collega immediatamente con il suo archetipo corrispondente, nei livelli più profondi. L’immagine che emerge da tali profondità e invade la coscienza vigile con il suo potere è una cosa vivente. Se una catena ermetica costruisce un’immagine di questo genere, collettivamente, per un certo periodo, le immagini mentali singole sembrano fondersi producendone una sola, caricata della Vita divina in uno dei suoi aspetti. Questo è ciò che gli antichi chiamavano un dio. L’oggettivazione di un tale dio si sostanzia per mezzo della mente dei suoi devoti. Si comprende in tal modo come la forma o immagine consciamente visualizzata, o per meglio dire immaginata, agisca al pari di una linea di contatto con la linea collettivamente formata, e questa a sua volta è connessa con l’energia cosmica che incarna e simboleggia. Il risultato di tale operazione è che l’energia cosmica in questione fluisce attraverso la mente del devoto, stimola l’archetipo appropriato e agisce alla stregua di un trasmettitore all’interno della sua personalità. Quanto viene realizzato con la sola fede e devozione, il mago lo ottiene con l’aggiunta della conoscenza dei meccanismi di assimilazione, attraverso i quali l’energia viene introitata per rafforzare e rivitalizzare la sua anima. In questa maniera si concreta quel volontario stato di trasmutazione della coscienza che viene definito magia. Soffermiamoci brevemente sulle dieci immagini fondamentali legate all’Albero della Vita, in cui sono raggruppati gli dèi e le dee del Pantheon pagano, da questo archivio di glifi si può estrarre la figura desiderata da adoperare magicamente. Ciascun gruppo di immagini contenute nell’Albero possiede una certa affinità con uno dei grandi centri psicofisiologici del corpo e con il particolare centro di controllo che lo governa. La nota specifica, o frequenza vibratoria di ogni centro, determina le parole di potere tradizionali correlate con l’immagine alla quale appartengono. E’ evidente, a questo punto, come la deificazione si realizzi anche per mezzo di immagini vitalizzate, vivificate e rese dinamiche dal mago. L’assunzione della personalità divina è graduale e implica una serie di mutazioni che consentono di epurare la struttura sottile dell’uomo da qualunque impurità e da qualsiasi contaminazione della corrente volgare. La lenta e costante decontaminazione dei livelli interiori dalle scorie vibratorie pesanti, renderà possibile il palesarsi di quella presenza-essenza che precede il totale cambiamento e l’assunzione del Dio internamente al comparto eterico. Le seguenti fasi di trasmutazione porteranno l’iniziato a reintegrare le facoltà remote e la volontà subirà una espansione assieme alla coscienza, che amplierà la sua visuale occulta e interagirà con le varie reti vibrazionali. Le reti vibratorie a loro volta risultano collegate con la rete Suprema o sorgente primaria. Nei Templi di un passato luminoso e ormai lontano, i Grandi Sacerdoti-Maghi generavano le immagini divine che li avrebbero eternati nella coltre del tempo e dello spazio. Operavano affinché il Dio discendesse in loro e il Fuoco divoratore delle correnti volgari disfacesse del tutto i residui della personalità profana. In piedi, dinanzi all’altare, permeati da una scossa vibratoria-magnetica e avvolti dai fumi degli incensi, incominciavano a verbalizzare i carmi secreti che li avrebbero innalzati verso il regno divino. Gesti, segni, parole, colori, sostanze, suoni. Tutto conduceva verso la realizzazione. Mentre l’atmosfera si faceva sempre più rarefatta e il ritmo cerimoniale maggiormente intenso, il sacerdote veniva trasportato verso le regioni arcane, depositarie di una dottrina luminosa, la Dottrina delle dottrine. Quando il flusso straripante incominciava a scemare, poco a poco il mago tornava allo stato normale, ma in lui niente era più come prima. Dopo la cerimonia, e solo in quel momento, il Signore Ardente si mostrava e faceva udire la sua voce. Il Maestro interno, vero Dio e vero Mago, era adesso una sola cosa con il sacerdote e insieme si incamminavano verso l’Assoluto, pura Luce, al di là del riflesso, oltre l’Infinito.