Spazio-Tempo:
considerazioni sulla temporalità e il passaggio della vita
Ore, minuti che passano, o per meglio dire scorrono, apparentemente lenti, a volte lentissimi. In altri momenti volano via in un istante. Giorni, mesi, anni che si consumano, scanditi da quella ciclicità temporale che tutto divora, ghermisce, fagocita voracemente. Il Tempo,metafora, invenzione, condizione indispensabile mirata a suddividere il giorno, la notte, le stagioni. Inesorabilmente, il tempo, grande burattinaio, sancisce la nascita, la vita e la morte.
Scriveva un poeta francese: “L’uomo non ha porto, il tempo non ha riva;lui scorre e noi passiamo”(A. De Lamartine, 1790-1869). Così, come in un batter d’ali, ci rendiamo conto che parte della nostra esistenza si è involata. Ci domandiamo: “Ma come, sono passati vent’anni? Possibile che non me ne sia accorto? Che i ricordi siano sbiaditi, finiti nel limbo?”. Lo sgomento, la sorpresa, il rimpianto, a volte si insinuano in noi. Il tempo, percezione della mente, ma anche dello sguardo che spazia e assume immagini, colori, volti e paesaggi. In uno scritto dalle valenze ermetiche possiamo leggere: “Voi sapete che l’occhio irradia. Esso capta raggi luminosi e mette così in attività le altre funzioni sensoriali. Il nostro occhio è sempre diretto verso un determinato punto, che lo sguardo sia interiore o esteriore. Esso stimola anche il pensiero, la volontà e il sentire, o perlomeno vi collabora. Si dice che l’occhio sia lo specchio dell’anima. Esso è in contatto con il cuore e con la testa mediante la ghiandola Pituitaria o Ipofisi. L’occhio indica così la qualità della coscienza, che si manifesta nel pensiero, nella volontà del cuore. Nell’occhio si può leggere tutto. L’occhio parla un linguaggio. Così dopo alcune considerazioni e riflessioni, noi possiamo stabilire che l’occhio emette non solo luce, ma anche forza. Una forza con un grande potere, una grande forza magica. Se approfondissimo ciò, constateremmo che le forze magiche in rapporto con l’occhio sono tra le più formidabili di tutto il nostro sistema” (tratto dalla “Rosacroce d’Oro”, di C. De Petri). L’occhio della mente, come quello fisico, consente di vedere immagini del passato e dunque, si connette con il tempo e le sue dinamiche di cronovisione. Stabilisce un confine sottile tra gli eventi temporali lontani e quelli più vicini. La vista interiore - o seconda vista - è intimamente legata al mondo interno e al tempo parallelo che scorre, con un diverso ritmo vibratorio. Secondo una teoria mai comprovata, la vita è un sogno e così anche il tempo. Se questo corrispondesse al vero, che valore dare all’attività onirica? Si tratta di un sogno nel sogno? Solo la ragione, in sostanza, ci può aiutare a discernere ciò che è reale da ciò che non lo è, o perlomeno, può stabilire dei parametri, dei termini di paragone. Immanuel Kant affermava: “La ragione umana, anche senza il pungolo della semplice vanità dell’onniscienza, è perpetuamente sospinta da un proprio bisogno verso quei problemi che non possono in nessun modo essere risolti da un uso empirico della ragione… E così in tutti gli uomini una qualche metafisica è sempre esistita e sempre esisterà, appena che la ragione s’innalzi alla speculazione” (Immanuel Kant, Critica della ragion pura,1871). Secondo Kant quindi, la conoscenza si incardina nell’ambito dell’esperienza riconducibile all’incontro tra il materiale sensibile e l’intelletto. Di qui la possibilità che la coscienza non sia oggettiva. In tale visione si innestano due possibilità: o lo spazio-tempoè oggettivo o al contrario, è un metodo universale dell’uomo. Il filosofo propende per la seconda ipotesi. La cosa in sé viene definita da Kant noumeno (oggetto puro). La realtà, così come viene osservata dagli esseri umani, al contrario, viene denominata fenomeno. Seguendo i dettami di questa teoria filosofica, apprendiamo che gli esseri umani vedono (sarebbe meglio dire percepiscono), la realtà in eguale maniera. Lo spazio concepito dal filosofo è inteso come forma del senso esterno, ossia come elemento che utilizza la spazialità. Egli si riferisce al modo in cui vediamo una casa, un albero o un’altra persona. Lo sguardo, come già spiegato, consente di percepire lo spazio-tempo. Il tempo, invece, come affermato da Immanuel Kant, è uno strumento, un mezzo per collocare i sentimenti in una linea temporale. Tornando alle nostre dissertazioni, è innegabile che il tempo interagisca con l’emotività e gli stati d’animo che la animano. Ma se la ragione è inquinata dal desiderio o dalla noia, ecco che il tempo assume una ritmicità differente. In effetti, quando aspettiamo con ansia che un evento si concreti, pare che il tempo sia eterno, che non passi mai. Il medesimo fenomeno si manifesta allorché siamo impegnati in un’attività poco stimolante. In altri casi, invece, il tempo sembra svanire in un baleno, e questo accade quando ci troviamo in una condizione di appagamento, di piacevolezza e vorremmo che quel momento si eternasse all’infinito, si cristallizzasse. Da quanto esposto, si evince che il tempo è uno stato d’essere soggettivo. Per alcuni, la concezione del tempo si manifesta con delle modalità che differiscono da persona a persona.
L’AUTORE
Stefano Mayorca è Preside dell’Accademia Romana Kremmerziana La Porta Ermetica, da lui fondata e diretta in collaborazione con l’HAKU (Accademie Ermetiche Kremmerziane Unite). Nato a Roma il 7 marzo 1958, è scrittore, artista, illustratore, giornalista, conferenziere, studioso ed esperto di parapsicologia, ermetismo, alchimia e religioni antiche. Autore di decine di opere sull’esoterismo e sul paranormale, tradotte nei maggiori paesi del mondo, è collaboratore delle più importanti riviste specializzate del settore e uno degli autori storici del "Giornale dei Misteri", sulle cui pagine scrive dal 1991 (attualmente redige sul G.d.M. la rubrica: “Blue Moon: simboli, misteri, leggende della Luna. Ha partecipato a numerose trasmissioni televisive e radiofoniche e collabora con la importante rivista “Elixir. Scritti della Tradizione Iniziatica e Arcana”, seria rivista di filosofia ermetica edita dalle prestigiose Edizioni Rebis, di Viareggio.