“L’intelligenza deve dominare sulla barbarie
delle superstizioni e delle fedi religiose incupite dalla bigotteria…
L’uomo adopera soltanto un infinitesimo delle sue possibilità cerebrali,
occorre liberare questo deterrente intellettuale
che è prigioniero in ogni individuo “ (1)
È nostra ferma intenzione con questo sintetico scritto celebrare forse la personalità, insieme con Pitagora e Platone, che in maniera più alta e profonda ha rappresentato il pensiero filosofico d’Occidente, nel 419° anniversario del suo eccidio, ad opera della Santa Inquisizione: ci riferiamo al monaco domenicano Giordano Filippo Bruno (Nola, 1548 – Roma, 17 febbraio 1600). Inquadreremo l’aurea figura di Bruno secondo una prospettiva scevra dalle solite e stantie interpretazioni di parte e di fazione, ma riconducendo la dottrina da lui espressa nell’alveo più naturale ed obbligato entro cui va necessariamente riconnessa, cioè quella aurea della Tradizione Ermetica, come hanno sapientemente documentato riferimenti irrinunciabili della cultura esoterica europea ed italiana, quali risultano essere Frances A. Yates, Leen Spruit e Gabriele La Porta, oltre a quanto già da noi esaminato in questo sito (2).